Per il nostro appuntamento odierno con i Libri dalla Storia ho deciso di spostarci in Oriente alla scoperta di una delle festività giapponesi più apprezzate e conosciute al mondo.
Sto parlando della festa di Obon una delle più significative del calendario giapponese e in cui si avverte tutto il profondo legame che la cultura nipponica ha con i propri antenati e defunti.
Scopriamo insieme tutti i dettagli di questa ricorrenza!
Obon: origini e sviluppo
Le origini dell’Obon sono strettamente legate al Buddhismo, in particolare alla leggenda del Mokuren, un discepolo del Buddha. Secondo la tradizione, Mokuren, dopo aver raggiunto l’illuminazione, usò i suoi poteri spirituali per cercare l’anima della madre defunta, scoprendo che era intrappolata nel regno dei fantasmi affamati, un luogo di sofferenza e tormento.
Disperato, Mokuren si rivolse al Buddha per chiedere aiuto e questi gli consigliò di offrire doni ai monaci il quindicesimo giorno del settimo mese per salvare l’anima della madre e alleviare la sua sofferenza. Seguendo il consiglio, Mokuren fece le offerte, e l’anima della madre fu finalmente liberata. Da questo gesto nacque l’usanza di offrire cibo e preghiere agli spiriti dei defunti.
La festa, col tempo, si è progressivamente evoluta. A partire dalla fine del periodo Muromachi, intorno al XV secolo, ad esempio, l’Obon divenne una festività non solo religiosa ma anche di intrattenimento. È in questo momento che vennero introdotte le bon odori, tradizionali danze rituali. Secondo alcune leggende, infatti, Mokuren dopo aver liberato la madre ballò con gioia per rendere grazie agli spiriti ma anche alla donna che, più di ogni altra, tanto s’era sacrificata in vita per prendersi cura di lui.
Anche la letteratura e l’arte giapponese hanno attinto a piene mani dall’immaginario dell’Obon. Il celebre artista giapponese Hokusai, ad esempio, ha creato diverse stampe raffiguranti scene di bon odori. Anche la narrativa del periodo Heian (794-1185), è ricca di racconti in cui gli spiriti tornano tra i vivi durante l’Obon, riflettendo le credenze popolari e l’importanza di questa festività. L’influenza dell’Obon è visibile anche nelle rappresentazioni teatrali del Noh e del Kabuki, dove le storie di fantasmi e spiriti inquieti si mescolano con le tematiche dell’Obon, creando un affascinante intreccio di arte, spiritualità e cultura popolare.
Come si festeggia oggi l’Obon
Oggi, l’Obon è una festività che coinvolge l’intero Giappone, pur con alcune variazioni regionali. Generalmente, la celebrazione si svolge dal 13 al 16 agosto, anche se in alcune zone del Giappone settentrionale, come a Hokkaido, viene festeggiato a luglio, secondo l’antico calendario lunare.
Uno dei momenti più toccanti è l’accoglienza degli spiriti ancestrali, che avviene il primo giorno della festa. Le famiglie accendono delle lanterne all’ingresso delle loro case, un gesto simbolico per guidare gli spiriti dei defunti verso il mondo dei vivi. In molte città e villaggi, si tengono cerimonie nei templi, dove si offrono cibo e bevande agli antenati, esprimendo così gratitudine e rispetto.
Durante l’Obon, le tombe vengono pulite e decorate con fiori freschi e incenso, un rituale chiamato ohakamairi, che rappresenta un altro modo per mantenere vivi i legami con i defunti. Le famiglie si riuniscono nei cimiteri per pregare e condividere ricordi, rafforzando il senso di comunità e continuità tra le generazioni. Questo periodo dell’anno è anche un’occasione per molti giapponesi di tornare nei luoghi d’origine, riunendo così le famiglie spesso disperse nelle grandi città.
L’Obon è inoltre un periodo di intensa attività culturale, con festival, danze e spettacoli pirotecnici che animano le serate estive. In molte località, si tengono mercatini e fiere, dove è possibile gustare cibi tipici e partecipare a giochi tradizionali. Nonostante il carattere solenne della festività, l’Obon è anche un momento di gioia e celebrazione della vita, unendo passato e presente, sacro e profano, in un equilibrio che riflette perfettamente l’anima del Giappone.
Un altro elemento fondamentale dell’Obon è il “Toro Nagashi“, una cerimonia durante la quale lanterne di carta, chiamate toro, vengono poste sull’acqua e lasciate andare alla deriva, simboleggiando il ritorno degli spiriti nel mondo ultraterreno. Questa cerimonia, che si svolge solitamente l’ultimo giorno dell’Obon, è accompagnata da un’atmosfera di quieta solennità, mentre centinaia di lanterne illuminate fluttuano dolcemente lungo i fiumi o nei mari, creando uno spettacolo di rara bellezza.
Non è un caso che la festa di Obon si concluda con il caratteristico cerimoniale del Toro Nagashi, un rituale estremamente suggestivo ma dal gusto dolceamaro. Mentre la tradizione occidentale tende a sottolineare l’aspetto luttuoso e il distacco tra regno dei vivi e regno dei morti, la cultura giapponese enfatizza la loro vicinanza fonte di sofferenza, ma anche di gioia.
Vivi e defunti, in fondo, non sono separati del tutto e, proprio come nelle bon odori, continuano a danzare insieme. Anche se in mondi diversi.