Mio piccolo lettore, sei curioso di conoscere il seguito della favola di Nuvola, l’unicorno bianco? Ebbene, abbiamo lasciato la nostra dolce Nuvola alle prese con una strana rana… cosa succederà adesso?
Non ci resta che leggere!
Nuvola, l’unicorno bianco alla ricerca dell’erba preziosa!
L’animale sembrò titubare.
«Cosa c’è, non ti fidi ancora?»
«Chi mi dice che tu non mi stia raccontando solo un mucchio di frottole?» rispose diffidente Nuvola
«Bene, quand’è così, non mi resta che salutarti e tu potrai continuare a vivere la tua vita… senza corno! Non lagnarti, però, se sarai sempre sola e nessuno vorrà stare con te!»
Quelle parole ferirono la piccola Nuvola, che abbassò la testa tristemente, suo malgrado capì che la rana aveva ragione… senza il suo corno, tratto caratterizzante di tutti i suoi simili, non sarebbe stato mai un vero unicorno, checché ne dicesse la sua amata mamma.
«Va bene!» disse risoluta «mi hai convinta. Domani mattina all’alba partirò»
«Un’ultima cosa» sentenziò la rana «non dovrai fare parola con nessuno o altrimenti te lo impediranno perché non ti crederanno».
Nuvola annuì e si congedò dall’animale.
Per tutta la notte non fece altro che pensare alle parole della rana, finalmente anche lei, come gli altri, sarebbe stata un vero unicorno!
Al mattino seguente, quando ancora il sonno e il silenzio regnavano nella sua casetta, Nuvola sgattaiolò fuori dal suo giaciglio, prese lo zainetto che aveva preparato di nascosto la sera prima e uscì di casa.
Prima, però, decise di portare con sé un piccolo oggetto rosso a forma di cuore che le aveva regalato la sua mamma, le diceva sempre che era un oggetto speciale, magico, e che se lo avesse portato con sé nel momento del bisogno le sarebbe stato d’aiuto.
Nuvola non credeva che il cuore fosse davvero magico ma le avrebbe fatto sentire meno la mancanza della sua mamma.
Uscì di casa che stava albeggiando, che spettacolo meraviglioso! Il sole prepotente faceva capolino con i suoi lunghi raggi come a volerla abbracciare, Nuvola sospirò e si mise in viaggio.
Senza paura iniziò ad attraversare il bosco, gli alberi si facevano sempre più fitti, sembrava quasi esserci buio, e brividi di freddo le pervasero il corpo.
«Su, Nuvola, non devi avere paura», si disse per farsi coraggio «È solo un po’ di ombra, tra non molto tornerà il sole fra gli alberi».
Ma più si addentrava, più i rami degli alberi si infittivano e la luce diventava sempre più rada!
Dov’era finito il bel sole caldo e allegro? Dove si erano nascoste le sue amate farfalle? E dov’era la sua mamma? Chissà com’era preoccupata… un velo di tristezza le fece inumidire gli occhi, cosa le era saltato per la testa? Dare ascolto a quella rana!
Per un momento fu tentata a tornare indietro ma poi ripensò alla possibilità di avere anche lei un bel corno sulla testa e così si decise a proseguire.
Nuvola, l’unicorno bianco e l’incontro… spaventoso!
Dopo un lungo camminare arrivò alla montagna, un sentiero conduceva su per la stessa; Nuvola iniziò a percorrerlo lentamente, man mano che saliva la nebbia si intensificava sempre più, versi strani e sinistri la fecero impaurire e più di una volta rischiò di scivolare nel dirupo sottostante, dato che il sentiero andava restringendosi.
Finalmente arrivò in una pianura, la nebbia si era leggermente diradata e a un tratto notò l’erbetta verde e brillante che sbucava timidamente dal terreno, allora la rana non le aveva mentito!
Si avvicinò trepidante ed euforica pronta a mordicchiare quella fresca erbetta quando in un puff ecco comparire proprio la rana accanto al cespuglietto.
«E tu cosa ci fai qui?» Nuvola sembrava davvero stranita di vederla ma allo stesso ne fu lieta: un viso amico in quel posto sinistro.
«Non credevo saresti davvero arrivata sin qui», rispose la rana con una sorta di ghigno
L’unicorno si fermò a mezza strada: non riconosceva più l’animale.
«Non capisco, cosa intendi?» le chiese
«Sarebbe a dire che sei caduta nel mio tranello». E la rana rise, rise in maniera malefica e la risata divenne sempre più forte, sempre più cattiva e d’un tratto una nube scura la avvolse, Nuvola chiuse gli occhi per la paura e quando li riaprì al posto dell’animale verde c’era una strega cattiva: aveva lunghi capelli neri e un colore verdastro, il naso era davvero orripilante!
L’unicorno iniziò a tremare dalla paura, voleva scappare via ma le zampe le erano diventate molli come burro, tanto da non riuscire a muovere un passo.
La folta criniera le svolazzava nel vento, e la strega di fronte a lei la scrutava con i suoi occhi malefici.
«Perché mi hai teso una trappola?» le chiese sfidando lo sguardo della strega.
La megera reclinò la testa all’indietro e rise di nuovo di gusto «Non l’hai ancora capito? Pensavo fossi più furba», mosse qualche passo verso Nuvola.
«Io sono la strega Apollonia, colei dalla quale dovevi stare in guardia! Tua mamma ti aveva detto bene: non dovevi salire sin qui, voi unicorni siete per me un toccasana, dalla vostra criniera e dalla vostra coda posso trarre la giovinezza eterna!» proseguì la strega iniziando a muoversi verso l’unicorno «tu, piccolo animale, sarai la mia salvezza! Il tempo corre inesorabile e sta rovinando la mia beltà ma grazie a te questo non accadrà!».
Così facendo lanciò un incantesimo all’unicorno che si ritrovò al collo un collare nero che la strinse. Cercò di dimenarsi ma fu tutto inutile: Nuvola capì di essere caduta in una trappola e capì anche di essere in serio pericolo; si pentì amaramente di non avere dato ascolto alla sua mamma… era stata davvero una sprovveduta!
Ed eccoci al termine della seconda parte di questa favola, la nostra piccola Nuvola sembra davvero in pericolo… ci vediamo la settimana prossima per la parte conclusiva!