Disponibile dal 1° ottobre in libreria, L’onesta bugiarda di Tove Jansson tradotto da Carmen Giorgetti Cima, edito Iperborea nella collana Gli Iperborei. Un romanzo su amicizia, arte e potere. Esiste nei rapporti umani una linea che separa verità da ipocrisia, gentilezza da adulazione, onestà da calcolo? È possibile continuare a credere in se stessi e negli altri senza la protezione delle menzogne vitali, degli autoinganni e delle illusioni?

L’onesta bugiarda: trama
Nell’Onesta bugiarda due donne si incontrano: Anna Aemelin è un’illustratrice di libri per bambini. Solitaria e svagata, incapace di prendere sul serio qualsiasi cosa che non sia il suo disegno, ostinatamente decisa a difendersi dalla vita ignorando ciò che la disturba, frapponendo fra sé e il mondo le sue lampade schermate, i suoi conigli a fiori, le decisioni che non prende, i no che non dice.
Al suo opposto è Katri Kling: giovane donna volitiva e concreta, intelligente e calcolatrice, nemica delle reticenze e del caso, ossessionata da un suo senso dell’onestà e della giustizia che la induce a vedere in ogni rapporto umano un contratto da rispettare. Il loro incontro è lo scontro fra due modi opposti di essere che, rapportandosi, si distruggono a vicenda, minando le certezze su cui poggiano.
Continua a nevicare nel romanzo: è inverno e da mesi la neve cade incessantemente sul villaggio in riva al mare, coprendo le orme appena lasciate, cancellando dal paesaggio i punti di riferimento. I segni che la vicenda traccia con apparente leggerezza su quel bianco uniforme scavano solchi profondi: il gioco delle verità ci lascia un inquietante senso di insicurezza.
Estratto
Katri rimase a osservare la casa come faceva da tempo, ogni mattina andando verso il faro. Lassù abitava Anna Aemelin, sola con se stessa e senza nessuno con cui dover spartire tutti i suoi
averi.Durante il lungo periodo invernale non la si vedeva quasi mai, il negozio le mandava ciò di cui aveva bisogno e la signora Sundblom andava una volta alla settimana a fare le pulizie. Ma con l’arrivo della primavera si poteva scorgere il soprabito chiaro di Anna Aemelin al limitare del bosco, dove era solita spostarsi molto lentamente fra gli alberi. I genitori erano vissuti a lungo e non avevano mai permesso di abbattere nulla nel loro bosco. Alla loro morte erano ricchi come gnomi.
E il bosco non si poteva ancora toccare. Col tempo era diventato quasi impenetrabile, e si levava come una muraglia subito dietro la casa, la villa-coniglio, la chiamavano al villaggio. Era una villa di legno grigia con le cornici delle finestre bianche e intagliate, e si confondeva con il colore grigiastro del bosco sommerso di neve che le faceva da sfondo.
La costruzione somigliava davvero a un grosso coniglio acquattato, con gli incisivi formati dalle tende bianche della veranda e le sopracciglia dalle finestre ad arco coperte di neve e le orecchie vigili dai camini. Tutte le finestre erano buie. Lungo la salita la neve non era spalata.
Ecco dove abita. Ecco dove anche Mats e io abiteremo. Ma devo aspettare. Devo pensarci molto bene prima di dare a questa Anna Aemelin un posto importante nella mia vita.
Chi è Tove Jansson
Padre scultore e madre illustratrice, Tove Jansson (1914-2001) cresce tra una vivace casa-atelier di Helsinki e un solitario e avventuroso isolotto dell’arcipelago finlandese. Il mondo d’arte e fantasia dell’infanzia nutre la sua vocazione di pittrice, vignettista e scrittrice e le ispira la serie di libri sui Mumin – di cui Iperborea pubblica le strisce – oggi un classico di culto noto e amato in tutto il mondo. Con lo stesso spirito, ironico e poetico, acuto e dissacrante, si è rivolta anche agli adulti.