Le mosche d’oro di Anna Banti, edito da Mondadori, è un romanzo che racconta una storia intima e potente, dove la vita e l’arte si intrecciano in un’affascinante riflessione sul tempo, la memoria e l’identità. La protagonista, attraverso il suo percorso personale, si trova a fare i conti con il peso delle proprie scelte che l’hanno segnata. Il libro esplora le fragilità e le forze che abitano l’animo umano, mettendo in luce come le esperienze del passato continuino a vivere nel presente. Le mosche d’oro è una narrazione che si muove tra la realtà e il ricordo, creando uno spazio in cui si riflettono le sfide e le speranze di una vita che cerca di dare un senso alle proprie tracce nel mondo.
Le mosche d’oro di Anna Banti, edito Mondadori
Definito «il romanzo più ambizioso e temerario di Anna Banti», Le mosche d’oro racconta due vite allo specchio: quelle di Libero Marcocci, pittore italiano di origini contadine, e di Denise Ravier, giovane borghese fragile e inquieta. Si sono amati, nella Parigi bohémienne degli anni ’50, e dalla loro relazione è nato un figlio. Ma l’illusione si è infranta quando la donna ha deciso di abbandonare entrambi per insofferenza e stanchezza.
Libero affronta così il ritorno a casa insieme al bambino, in un’Italia conosciuta e al contempo estranea; Denise, invece, va incontro a una disperata diseducazione sentimentale, tra alberghi di lusso e cliniche psichiatriche. In questa storia «d’amore e disamore» – come scrive Beatrice Manetti – Anna Banti amplia il suo orizzonte narrativo per affrontare i problemi del mondo contemporaneo, in particolare il «mito della libertà individuale».
La novità de Le Mosche d’oro non risiede solo nel «montaggio incrociato» dei capitoli, tra presente e passato, tra la voce di Libero e quella di Denise, ma in un’«inversione dei ruoli di genere» dove un uomo «decide di fare la donna contro la donna». Con una prosa incisiva e introspettiva, l’autrice ritrae vite sospese tra scelte difficili e desideri di redenzione, sullo sfondo di un’Europa in fermento, divisa tra chi cerca la mondanità e chi emigra per sopravvivere.
Chi era Anna Banti?
Anna Banti (pseudonimo di Lucia Lopresti, Firenze 1895 – Massa 1985) è stata autrice di racconti e romanzi, storica dell’arte, traduttrice, fondatrice di «Paragone», rivista di arti figurative e letteratura, insieme al critico d’arte Roberto Longhi. Tra i suoi lavori più significativi Artemisia (1947), Le donne muoiono (1951, premio Viareggio), Noi credevamo (1967), La camicia bruciata (1973) e Un grido lacerante (1981). Celebri e importanti anche le sue traduzioni di classici inglesi e francesi, tra cui Thackeray, Colette, Alain-Fournier, Austen, Woolf, e la curatela del “Meridiano” dedicato a Daniel Defoe.