Possiamo leggere I gufi dei ghiacci orientali di Jonathan Slaght come una fusione tra reportage naturalistico e romanzo d’avventura. Non solo il resoconto di una ricerca scientifica e delle osservazioni sul campo, ma un racconto della sua esperienza in quel lembo di terra inospitale dell’Estremo Oriente russo, chiamato Litorale, delle meraviglie della natura e di quell’umanità remota e affascinante che la popola.
Lo scienziato naturalista Jonathan Slaght ci arriva per scovare e studiare un raro gufo pescatore, il gufo di Blakiston, a cui ha dedicato anni della sua ricerca scientifica. È il gufo più grande al mondo, bello e raro, e a rischio estinzione a causa dell’incedere dell’antropizzazione.
Dal 30 ottobre I gufi dei ghiacci orientali è in libreria pubblicato da Iperborea
I gufi dei ghiacci orientali: di cosa parla
La ricerca si è svolta nell’Estremo Oriente russo, in quella lingua di terra tra il Mar del Giappone e la Cina. Si chiama il Litorale, un angolo di mondo remoto, tra antiche foreste, tigri, leopardi, attraversato da fiumi ghiacciati, popolato da eremiti, ex agenti del KGB, cacciatori, uomini che bevono vodka e etanolo e che si immergono in fiumi scaldati dai gas radioattivi.
Jonathan Slagh, ne I gufi dei ghiacci orientali, ci conduce in tutto questo, chiuso in una tenda a trenta gradi sottozero, per scovare il gufo di Blakiston, studiare la specie e il suo habitat, e etichettare gli esemplari. Una passione che coltiva da quando ha visto e fotografato questa specie nel Litorale e a cui ha deciso di dedicare la sua attività di ricerca.
Dal prologo:
Il mio primo gufo pescatore di Blakiston lo vidi nel Territorio del Litorale, un artiglio di terra che affonda nel cuore dell’Asia nordorientale e si affaccia sul Mar del Giappone. È un angolo remoto di mondo, non lontano da dove Russia, Cina e Corea del Nord confinano in un garbuglio di montagne e filo spinato.
Là, nel 2000, durante un’escursione nei boschi, un mio compagno e io stanammo un uccello enorme. In preda al panico, decollò con affannosi battiti di ali, stridette infastidito e si posò un momento tra le chiome spoglie degli alberi, una decina di metri sopra la nostra testa. La massa arruffata, del colore dei trucioli di legno, ci guardava diffidente con occhi giallo elettrico. Non capimmo subito di che specie si trattasse. Era senz’altro un gufo, ma di dimensioni inaudite, grosso quanto un’aquila ma più pennuto e corpulento, con ciuffi sproporzionati sopra le orecchie.
Con una prosa affascinante, Jonathan Slaght ci descrive il primo incontro con il gufo, la curiosità che lo ha spinto a studiarlo e l’innamoramento per il Litorale, con la sua natura incontaminata:
dall’aereo vidi i raggi del sole rifrangersi sopra un mare di montagne verdi e ondulate: rigogliose, fitte di vegetazione e incontaminate. Sotto il mio sguardo attonito si innalzavano creste spettacolari che precipitavano a valle come una distesa d’onde lunga chilometri e chilometri. Non vedevo né villaggi, né strade, né persone. Era il Litorale, e me ne innamorai.
I gufi dei ghiacci orientali è un’avventura tra i ghiacci che inizia in pieno inverno, stagione in cui è più facile avvistare il gufo, con tutte le difficoltà pratiche che il periodo freddo comporta. Il racconto diventa anche testimonianza della determinazione e della creatività che servono per affrontare una ricerca sul campo.
Cos, in I gufi dei ghiacci orientali, le osservazioni del naturalista si fondono con l’approccio del romanziere che con autoironia ci racconta questa parte di mondo sconosciuta e vi unisce la narrazione di quella umanità tanto remota quanto affascinante che durante la sua ricerca ha imparato a conoscere.
Lo studio del gufo di Blakiston, così a rischio, diventa, inoltre, una profonda riflessione sulla fragilità della natura, tanto bella quanto vulnerabile, e di un ecosistema in bilico minacciato dall’antropizzazione.
Chi è Jonathan Slaght
Jonathan Slaght è un biologo e scrittore americano, è coordinatore del ramo russo e nordasiatico della Wildlife Conservation Society.
I suoi articoli scientifici sono apparsi sul New York Times, Guardian, Scientific American e Smithsonian Magazine.
I Gufi dei ghiacci orientali è il suo primo libro con il quale ha vinto il PEN/E.O. Wilson Literary Science Writing Award ed è stato finalista al Nationale Book Award.