25 N0vembre, una data che ogni anno ricorda al mondo la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne…
Io sono Eva, Signore./ E non voglio obbedirti/ soltanto amarti/ perché credo che l’Amore/ contenga già l’Obbedienza./ Io sono Eva, Signore,/ stanca di sacrifici/ Eva che vuole gioire/ perché crede che l’allegria/ contenga già il servizio./ Io sono Eva, Signore,/anche senza figli,/ perché una donna/ anche con la mente è Madre/ e il grembo delle sue idee/ dà vita ad ogni Creazione./
Io sono Eva, Signore,/ed ho compreso che/“l’amore per sempre”/non era per lui/ non era per Te/ ma era la sola Fedeltà possibile/ che potevo garantire a me stessa./ Io sono Eva, Signore,/ e oggi come ieri,/ affronto il lavoro/ in casa e fuori./ Ma non nascondo più/la fatica di farlo/ dietro il sorriso ossequioso/della serva o della puttana./ E credo nella maternità,/ ma non a costo della mia vita/ e dell’infelicità/ di quelli che genero./ E credo nell’amore/ ma non come asservimento/ del corpo,/ del cuore,/ dei pensieri./
E se qualcuno vuole giocare con me/ prima deve addomesticarmi/ come il Piccolo Principe/ fece con la volpe/ e rinunciare/ al dominio,/ alle guerre/ e agli eserciti/ ai quali, nei secoli/ è stato concesso/ lo stupro./ Perché io non sono più/ una che si trasforma in albero/ per sfuggire ai sottoprodotti maschili/ del Violentatore Sacro/ che, tante volte, qualcuno/ ha chiamato “dio”./ Io sono Eva, Signore,/ allevata, sfidando,/ per miliardi di anni,/ roghi e calunnie./ Eva/assai spesso nemica/ delle altre donne./
E, da sempre,/ certamente/ sola./ Eppure/ ancora spaventata/ dalla solitudine,/ ancora terrorizzata/ dall’abbandono./ Eva che, però, ha deciso,/ di non avere più paura/ di ciò che, in verità, desidera:/ la libertà/ anche a costo/ della solitudine./Ho capito/ infatti,/ Signore,/ che esiste un terrore da abbattere/ peggiore della morte/ e più potente di ogni divinità./ Un terrore/ sconfiggendo il quale/ogni libertà è possibile./ Quel terrore da abbattere/ è la paura della solitudine./ Ecco perché oggi,/ Signore,/ io sono Eva:/ libera e sola. /E vengo,/ felice,/ ad incontrarti. (Maria Rita Parsi da Per vedersi ancora).
Oggi non voglio proporti una silloge poetica, ne un autore, ne una delle tante forme di poesia che la fantasia e la creatività umana mette in campo in ogni parte del mondo, ne tanto meno un’iniziativa, ne un concorso: il brano che hai appena letto, potrebbe definirsi una lunga poesia o semplicemente un frammento di prosa poetica, penso racchiuda in se l’essenza di ciò che è poesia e cioè il guardarsi dentro e scrivere con la penna intinta nell’inchiostro, fatto di sangue, del cuore.
Forse commentarlo lo sminuisce e fa perdere di vista, a mio parere, l’obiettivo dell’autrice, Maria Rita Parsi: il porsi davanti a Dio e parlargli da persona a persona, senza veli ne contaminazioni, in maniera “realmente reale”, scevra da ogni sovrastruttura, spogliata, nuda ed essenziale, forse anche cruda ma vera. Perchè se siamo stati creati liberi, con la facoltà di scegliere e decidere, ciò che Lui vuole da ogni sua creatura è un dialogo tra pari, assieme ad un amore che non è dipendenza ma solo libera scelta e rispetto vicendevole, al di sopra e al di fuori di ogni moralismo cattolico o di qualsiasi altra religione.
Forse, non c’è neanche bisogno di ulteriori commenti a questo brano dedicato a tutte le Eva del mondo. Dal biblico racconto in poi, da quando il Creatore ha voluto la prima donna al fianco dell’uomo, non sopra, non sotto, non davanti, ne dietro ma semplicemente al fianco, ogni Eva di questo mondo porta dentro e fuori di se un carico non indifferente, fatto di grandi responsabilità (penso alla maternità), di sopraffazioni, di violenze (non solo fisiche), che spesso giustifica e nasconde anche a se stessa. Le cronache sono piene di violenze contro le donne, i femminicidi sembrano quasi diventati una macabra e terribile moda e sono più che convinta che quanto emerge alla luce del sole, è solo la punta di un iceberg che affonda negli abissi le sue radici.
25 Novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
E poi, quasi per giustificare se stessa, la cosiddetta società civile si inventa ricorrenze che non avrebbero motivo di esistere, se solo si tenesse presente che nessuno (Dio stesso non lo fa) si può permettere di limitare la libertà altrui, mogli, figlie, compagne o sorelle che siano. E se esiste il 25 Novembre, come Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è solo un fallimento per una società che definisce se stessa civile. Non ci sarà mai civiltà fin quando ci sarà bisogno di scuotere e sensibilizzare il mondo su argomenti che dovrebbero essere già scontati.
Le donne, le Eva, come le chiama Maria Rita Parsi, gli uomini, la società intera, dovrebbero ricordare che ogni giorno è il 25 Novembre, ogni ora, ogni istante, ad ogni latitudine, ad ogni angolo di mondo, è il 25 Novembre. Soprattutto quando passano le ricorrenze e si spengono i riflettori.
Asciuga le tue lacrime donna ma non nascondere i tuoi occhi rossi. Non nascondere i lividi e le ferite inferti al tuo corpo e alla tua anima. Guardali e guardati.
Non nascondere e non giustificare mai uno scatto d’ira, uno schiaffo, un pugno. Non nascondere, non giustificare chi ti ama di amore insano, malato.
Non nascondere e non giustificare chi ti ferisce, soffocando le tue aspirazioni. Non permettere, in nome di un amore, che le tue ali vengano tarpate, spezzate.
Non permettere mai a nessuno donna, di considerarti suo possesso esclusivo, sua proprietà. Non considerare te stessa debole, non lo sei.
Guardati allo specchio donna, guarda i tuoi occhi rossi, i segni sul viso, le ferite nel cuore e nell’anima, guarda tutti i lividi che ti segnano e fanne punto di forza. Contro ogni violenza camuffata d’amore che cela solo egoismo.
Amati donna. Ama te stessa. Nessuno potrà mai farlo meglio di te.
Finisco così, oggi, questo nostro incontro settimanale con la poesia e ti confido che avevo pensato a tutt’altra impostazione, ma è accaduto che le dita (o forse il cuore) sono scivolate quasi autonomamente sulla tastiera, pensando a chi si riconosce nella Eva del brano che hai letto all’inizio. E a questo punto, devo dirlo, ho pensato ad una persona in particolare che spero legga e si senta un po’ meno sola nelle sue lotte contro le avversità che la vita non risparmia a nessuno.
Maria Rita Parsi di Lodrone, l’autrice del brano, non ha certo bisogno di presentazioni: è una psicologa, psicoterapeuta, nata a Roma il 5 Agosto 1947. È diventata nota al grande pubblico alla fine degli anni settanta con la pubblicazione di Animazione in Borgata (Savelli, 1976) a cui ha fatto seguito un best-seller sugli adolescenti difficili: Lo scarico (Savelli, 1978), pubblicato l’anno successivo anche in Germania col titolo di Abfall (Rowohlt, 1979) riscuotendo un grande successo.
Negli anni novanta ha dato alle stampe I quaderni delle bambine, una raccolta di testimonianze di casi di violenza. Collabora a molti quotidiani e periodici con rubriche settimanali ed ha partecipato a numerose trasmissioni televisive in qualità di esperta di psicologia e opinionista. Al suo attivo ha numerose pubblicazioni di tipo scientifico e divulgativo.
Nel 1986 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. A questo nutrito, interessante ed importante curriculum si affianca una raccolta completa di poesie Per vedersi ancora, di cui, malgrado le accurate ricerche effettuate, non ho trovato traccia in rete. Spero in seguito di poter avere notizie più dettagliate.
Buonasera signora Sutera,
ho letto con interesse e coinvolgimento l’articolo dedicato al 25 novembre. Mercoledì prossimo dovrò intervenire in un incontro Zoom per parlare della ricorrenza. Posso, citando l’autrice, leggere il testo sulle lacrime?
L’incontro sarà per le socie Fidapa della sezione di Pordenone
Confidando in una risposta affermativa,
cordialmente,
Isabella Scotti (FB Isabella Corinna Scotti)
Si, sicuramente.
Grazie per l’attenzione.