Caro Lettore, oggi ti propongo una nuova uscita Iperborea Nel nome del figlio di Björn Larsson, disponibile dal 26 maggio e tradotto da Alessandra Scali.
Cosa significa vivere senza padre e convivere con pochi ricordi del passato, senza radici e nessuna voglia di trovarne di nuove?
Björn Larsson firma un romanzo intimo e doloroso, un omaggio al padre prematuramente scomparso, sullo sfondo della Svezia del Ventesimo secolo.
Un’indagine in bilico tra biografia e autobiografia e tra narrazione pura e divagazioni scientifico-filosofiche, nella quale sfilano i grandi scrittori del passato che Björn Larsson ha letto e studiato: da Harry Martinson a Per Olov Enquist, da Marcel Proust all’amatissima Simone De Beauvoir, contribuendo a restituire, insieme al ritratto impossibile di un padre, una riflessione sulla memoria, sull’identità e sulla libertà.
A notte fonda lo sveglia un grido disperato: la zia ha saputo che la barca è stata ritrovata capovolta e i passeggeri sono dispersi. Gli otto corpi vengono poi recuperati, ma la dinamica dell’incidente resterà per sempre oscura.
A Skinnskatteberg tutti piangono le vittime, tutti tranne il figlio di Bernt: lui per la morte del padre riesce a provare soltanto sollievo.
Com’è possibile? Dopo molti anni quel bambino è diventato uno dei più importanti scrittori svedesi, ma ai personaggi delle sue storie non ha mai dato una famiglia, dei parenti, un passato, e si accorge di aver sempre vissuto da orfano, guardando più avanti che indietro. Di certo non ha mai rimpianto il padre, del quale ha solo una manciata di ricordi.
Ma cosa significa, per lui e per chiunque, vivere senza radici e senza desiderarne? Tra dubbi e vuoti di informazioni, ha inizio la ricognizione di un legame di sangue, destinata a fare di quel padre solo la proiezione di un figlio.