Una personalità come quella di Ennio Morricone, recentemente scomparso, non ha bisogno di nessuna presentazione da parte mia. Conosciuta dal mondo intero, la musica immortale del grande maestro resterà per sempre uno dei vanti di questa nostra geniale Italia che regala all’arte, in ogni suo aspetto, il meglio del meglio che c’è.
Al di là di ogni campanilismo, nazionalismo o amor di patria a prescindere, la fantasia, l’estro, la creatività, la genialità italiana non si possono mettere in discussione, almeno quelle ci appartengono e come disse il Bonaparte di ottocentesca memoria: Dio ce li ha dati e guai chi li tocca. Il resto, care nazioni del mondo, contestatelo pure…
Dopo questa botta di patriottismo ad oltranza ritorno ad Ennio Morricone: non intendo commemorarlo (è stato già fatto da chi di dovere), per diversi motivi. In primo luogo perchè, se hai un minimo seguito i vari telegiornali, lui stesso ha preferito in vita come in morte la riservatezza, anche per i suoi funerali e poi mi intendo di musica da semplice ascoltatrice, da amante, non so nulla di note musicali, di pentagrammi, di partiture, di crome, semicrome o biscrome: tutto ciò che nella musica è tecnica per me è assolutamente un linguaggio sconosciuto e misterioso che capirò, forse, in un’altra vita.
Per questa vita attuale mi fuma già il cervello soltanto a sentirne parlare. Mi limito ad ascoltarla, apprezzarla, amarla e farne la colonna sonora dei miei momenti più particolari, come credo succeda alla stragrande maggioranza delle persone. Inoltre questa è una rubrica di poesia, come ben sai… E quindi di poesia vado a discutere. Anzi di poesia e musica.
Musica e poesia affini e complementari
Musica e poesia sì: musica e poesia sono un binomio inscindibile, sono due facce della stessa medaglia, due espressioni che scaturiscono dal profondo, due mezzi di comunicazione di cui l’uomo si serve per raccontare se stesso anche due metodi di cura, a volte.
Non posso conoscere i pensieri di Ennio Morricone quando componeva, non posso sapere in che stato d’animo si metteva davanti ad un foglio pentagrammato per comporre quelle melodie che tutti conosciamo ed apprezziamo. Posso solo, invece, convintamente affermare che la musica è poesia perchè esprime attraverso le note ciò che le parole esprimono in poesia: sono due linguaggi affini e complementari, uno verbale l’altro musicale, che traducono i moti dell’anima.
La poesia e la musica affondano le loro radici nella notte dei secoli. E non starò qui a raccontarti di quanto l’una abbia influenzato l’altra e viceversa. Dai secoli dei secoli vanno in tandem: dagli antichi aedi, fino ai moderni cantautori la poesia dona alla musica i suoi versi e la musica accompagna le parole trasportando chi ascolta in una dimensione senza spazio né tempo, dove l’anima fluttua libera, si innalza e va oltre ogni confine. Ti confesso che il mio personale concetto di paradiso non potrebbe mai prescindere da queste due dimensioni che, se possono benissimo esistere e prescindere l’una dall’altra, insieme raggiungono la perfetta perfezione.
Musica e poesia hanno bisogno entrambe di suono, di ritmo, di metriche cadenzate, non a caso di definisce musicale una poesia che diventa musica per chi ascolta. Non a caso una melodia diventa poesia che si esprime attraverso le note. E non a caso si potrebbe affermare che la poesia altro non è che musica delle parole e la musica a sua volta, poesia dei suoni.
Quando scrivo nessuno mi può aiutare, perché chi scrive ha qualcosa di personale da dire. La musica esige che prima si guardi dentro, poiché si esprima quanto elaborato…
Così affermava Ennio Morricone in merito al suo comporre musica e dimmi tu caro lettore se questa frase non è adattabilissima anche al comporre versi: basta sostituire al termine musica, il termine poesia. Il musicista ed il poeta sono soli con la loro arte ed a questa solitudine hanno bisogno di attingere per esprimere ciò che sentono nel profondo e tramutarlo in parole o in suoni. Ed è per questo che il binomio musica-poesia è quasi inscindibile.
Omaggio a Ennio Morricone
La mia musica vivrà in eterno. Forse è stupido dirlo, ma quando sono sicuro delle cose, io le dico. La mia musica vivrà per sempre.
Bob Marley, autore della frase che hai appena letto, probabilmente c’entra poco con lo stile e la musica di Ennio Morricone, anche se il maestro recentemente scomparso nella sua grande umiltà, non disdegnava quella che comunemente si definisce musica leggera. Ho scelto e riportato questa frase perchè ritengo affermi una grande verità, valida per chiunque lasci dietro di se un’impronta indelebile del suo passaggio sulla terra, sia esso un musicista o un poeta.
Nella vita di Ennio Morricone, a quanto pare però non c’era solo la musica. I suoi interessi spaziavano in vari campi e probabilmente, anche la scrittura e la poesia avevano un posto non indifferente. Nel 2016, infatti, Mondadori ha pubblicato l’autobiografia del nostro compositore, il titolo Inseguendo quel suono, non poteva non fare riferimento alla musica, ma la cosa particolare del libro è che il titolo riprende quello di una poesia, l’unica pubblicata dal musicista ed inserita nel libro, dedicata al grande amore della sua vita, la moglie Maria Travia.
Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata.
Così Ennio Morricone si esprimeva sull’amore e quella tenuta riferita alla moglie continua anche oltre la vita. Il suo ultimo pensiero è proprio per Maria:
A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare…
Non sapremo forse mai se Ennio Morricone conservasse nel cassetto altre poesie, non è da escludere: chi ha composto melodie immortali come le sue, potrebbe benissimo andare a braccetto con le parole oltre che con le note. Io, intanto ti propongo Inseguendo quel suono…
Il suono della tua voce/ coglie nell’aria/ un invisibile/ immobilizzandolo/ in un attimo eterno./ Quell’eco è entrata in me/ frantumando i cristalli fragili/ del mio sospeso presente/ …senza ritorno./ Dovrò cercare futuro/ inseguendo quel suono/ io stesso disperata eco/ a ritrovarmi.
Se è vero che sul rapporto musica e poesia si sono versati fiumi di inchiostro e scritte milioni di parole, non voglio aggiungere niente di più di quanto ho già scritto, se non che un musicista come Ennio Morricone non muore mai completamente. Continuerà a vivere attraverso la sua musica e le sue note: le sue melodie immortali attraverseranno stagioni, anni e secoli; continueranno ad ispirare, se non l’hanno già fatto, parole e versi ai poeti.
A musica, si sapi, è maravigghia/ chi trasi intra l’arma e l’arrivigghia,/ l’arrivigghia e la cunnuci cu idda/ vulannu luntanu supra na stidda./ […]
La musica si sa, è meraviglia/ che entra dentro l’anima e la sveglia,/ la sveglia e la conduce con essa/ volando lontano sopra una stella/[…] (Da Scorcia ri limuni scamusciata, A musica, Filippo Giordano)
Non ti chiedere e non mi chiedere, cosa c’entrano i versi in dialetto siciliano con Ennio Morricone, non me lo chiedere perchè la musica come la poesia ha un linguaggio universale che supera anche i confini geografici e culturali.