Aharon Appelfeld, uno dei più importanti scrittori di Israele, è morto pochi giorni fa all’età di 85 anni. Lo ha reso noto la famiglia. Innumerevoli sono state le espressioni di cordoglio da parte di personaggi di spicco, tra cui il capo di Stato Reuven Rivlin.
Laureatosi all’Università di Gerusalemme in letteratura, ha poi insegnato all’Università Ben Gurion del Negev e nonostante abbia appreso l’ebraico tardi nella sua vita, è diventato uno dei più importanti scrittori israeliani. Nei suoi numerosi romanzi affronta esclusivamente il tema della Shoah e dell’Europa sia prima che durante la seconda guerra mondiale.
Nell’Olocausto perse la madre e i nonni e riuscì a fuggire da un campo di sterminio nazista in Transnistria, si unì all’Armata Rossa come cuoco e nel 1946 emigrò in Palestina.
Quando ero nel ghetto o in campo di concentramento – furono momenti terribili – ho incontrato delle persone che mi hanno dato un pezzo di pane, semplicemente un pezzo di pane. Ma quel tozzo di pane mi ha dato la speranza che gli uomini non sono tutte bestie e che vi è ancora luce nella storia.
Intervista di Lorenzo Fazzini, Polonia, ebrei salvati dalle suore, in Avvenire, 6 luglio 2010.
Per le sue opere ha ricevuto numerosi premi tra cui il Premio Israele, il Premio Mèdicis in Francia e il Premio Napoli in Italia.
Opere
- La novella d’Israele, Spirali (1987)
- Il mio nome è Caterina, Feltrinelli (1994)
- Storia di una vita, Giuntina (2001)
- Tutto ciò che ho amato, Giuntina (2002)
- Notte dopo notte, Giuntina (2004)
- Badenheim 1939, Guanda (2007)
- Un’intera vita, Guanda (2007)
- Storia di una vita, Guanda (2008)
- Paesaggio con bambina, Guanda (2009)
- L’amore, d’improvviso, Guanda (2011)
- Il ragazzo che voleva dormire, Guanda (2012)
- Una bambina da un altro mondo, Feltrinelli (2013)
- Fiori nelle tenebre, Guanda (2013)
- Oltre la disperazione, Guanda (2016)
- Il partigiano Edmond, Guanda (2017)
Citazioni
La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità.
da La lingua e il silenzio
La letteratura dice: guardiamo questa particolare persona. Diamole un nome, un luogo. Offriamole una tazza di caffè… la forza della letteratura risiede nella capacità di creare un’intimità. Quel genere di intimità che ci tocca personalmente.
citato in Daniela Padoan, Come una rana d’inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz, Bompiani, 2004