Oggi, per la rubrica Sport in book, e visto che siamo in pieno periodo invernale, dedico quest’articolo a una delle bellezze naturali del nostro pianeta Terra, ovvero la montagna. Un esemplare unico che ha da sempre appassionato milioni di persone e solo chi la vive può davvero capire quali emozioni e sentimenti può scaturire. Qualcuno diceva – mi riferisco a Paolo Cognetti e il libro Le otto montagne – che la montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura.
Una misura dell’infinito, di quanto siamo piccoli e mortali noi minuscoli esseri umani rispetto all’immensità di questa natura che ci lascia senza fiato. La montagna è la nostra idea di allungarci verso il cielo, di arrivare all’eterno. E oggi andremo a ripercorrere tre tappe attraverso tre libri che ci aiuteranno a vivere la montagna in modi differenti e unici.
Vediamoli insieme!
Arrampicare. Una storia di rocce, di sfide e d’amore di Mauro Corona
Ecco la trama e un estratto dal libro!
Mauro ha solo tredici anni e un’attrezzatura a dir poco inadeguata quando per la prima volta arrampica sul monte Duranno, ne ha diciotto quando apre la sua prima via sul monte Palazza, in Val Zemola. Il suo allenamento? La vita di montagna – in cui tutto è salita, dalla raccolta della frutta alle spedizioni per far legna – e i racconti degli alpinisti, in osteria.
Spronato dall’audacia della giovinezza e dal talento, Mauro per decenni è in cordata con i più grandi. È tra i più assidui frequentatori del gruppo del Nuovo Mattino, che negli anni Settanta cambia il modo di vivere l’arrampicata in Italia. Partecipa a due spedizioni storiche: una in Groenlandia, dove perde la strada e rischia la vita, e una in California, insieme a Manolo, eccezionale scalatore e amico, in un clima di goliardia e scoperta (e qualche scontro con i ranger).
Oggi, chiunque si cimenti con le cime tra cui Mauro ha passato tutta la vita può farlo anche grazie alle centinaia di vie che lui ha aperto, ai chiodi che ha piantato. Grazie alla sua passione, alle sue mani e alla sua storia. Questa storia. In pagine piene di sincerità, ironia, poesia, lo scrittore e alpinista racconta gli aneddoti di una vita di scalate, ma soprattutto ne restituisce con vividezza le emozioni: il tocco della roccia, la ruvida amicizia della cordata, ma anche il dono del legno e la filosofia semplice che accompagna le imprese e i giorni.
Ogni giorno arrivavo fino a un certo punto e poi scendevo, sempre con la domanda: ce la farò? Finché arriva il giorno giusto e si decide: o su, o giù. Oltre il punto di non ritorno, quello dopo il quale o arrivi in cima o precipiti. È stata una delle mie vittorie personali più grandi: perché la sfida non è con le montagne, è con le paure. Io ho bisogno di paura. Non perché sono coraggioso, ma perché per vivere ho bisogno dell’incognita. Ho bisogno del rischio, della sfida, del superamento del limite. E del piacere di arrivare alla cima, che non è una cosa spiegabile, perché è un piacere intimo e personale.
Diciotto castagne. La montagna, il bosco, la felicità di Mario Curnis
Il secondo libro è intitolato Diciotto castagne di Mario Curnis, edito da Rizzoli: un viaggio che racconta la felicità che prova uno scalatore, passo dopo passo, alla conquista della libertà. Ecco la sinossi del libro!
Mario Curnis è stato in parete con quattro generazioni di scalatori, i più grandi. Ha affrontato le Alpi, le Ande, l’Himalaya e più volte l’Everest. Ma non è stato solo un alpinista. Ha conosciuto fin da bambino la fame, le privazioni e la fatica del lavoro, poi via via ha incontrato il successo e il fallimento, la malattia, la depressione e la rinascita, sempre con al fianco la moglie Rosanna, con la quale vive in una baita lontano da tutto.
Loro, insieme, hanno piantato mille alberi e spostato le montagne. Quella di Mario Curnis è una storia di riscatto, dignità, coerenza, ribellioni, rischi, rivincite e resurrezioni. Di come si possa cadere, combattere e rialzarsi. Ma è anche un’attualissima lezione di semplicità e di armonia con l’ambiente. E il racconto di come si possa, con pochi mezzi, rinunciando al superfluo, ottenere il risultato più difficile: la felicità.
Perché la felicità non costa nulla ed è accanto a noi, posata sul ramo di un albero o nascosta sotto la neve. La sua è una storia unica e irripetibile, ma che parla delle vite di tutti. La sua memoria non descrive il fascino di un mondo che non c’è più, ma quello di un mondo come potrebbe essere.
Nanga Parbat. L’ossessione e la montagna nuda di Orso Tosco
Ultimo libro ha come protagonista la montagna del Diavolo, dal volto angelico, una montagna che crea e distrugge le ossessioni: il Nanga Parbat, in Pakistan. Questo massiccio montuoso è narrato da Orso Tosco in Nanga Parbat. L’ossessione e la montagna nuda, edito da 66thand2nd. Ecco la sinossi!
Il Nanga Parbat non è soltanto una montagna fra le più alte della Terra: rappresenta il sogno, il miraggio, possiede una forza magnetica in grado di attrarre con la stessa potenza le persone più diverse. Orso Tosco racconta con passione le storie delle donne e degli uomini che non si sono accontentati di contemplarlo, e che spinti dal desiderio – o meglio, dall’ossessione – di conquistarne la vetta hanno messo a rischio la propria vita.
Tra la rincorsa ai record, gli affronti alle comunità locali e lo spirito di collaborazione che negli anni ha ceduto il posto a un approccio sempre più individualistico, la storia della sfida dell’uomo alle pareti del Nanga Parbat – qui racchiusa nelle vicende dei più noti alpinisti, da Albert Mummery a Élisabeth Revol, da Simone Moro a Daniele Nardi, da Reinhold Messner a Nives Meroi – è anche e soprattutto la storia dei cambiamenti intercorsi nella nostra società nel corso dell’ultimo secolo.
Con la sua gelida quiete, il massiccio testimonia il mutamento di sguardo dell’uomo, che vi si accosta cercando di risolvere il mistero di quelle altezze assassine dove l’ossigeno viene a mancare, «vago come un sogno incomprensibile e crudelmente necessario». Un mistero che negli anni è valso al Nanga Parbat molti e inquietanti nomi: la Montagna Nuda, la Montagna Mangiauomini, la Montagna del Diavolo.
Alle testimonianze e ai ricordi di chi ha consacrato la propria vita all’alta quota, Tosco affianca brani di poeti e artisti, non perché la montagna abbia bisogno di autorizzazioni culturali ma perché soltanto le parole dei visionari possiedono la forza necessaria per accompagnarci verso quel punto estremo in cui l’ultima neve sfiora il cielo.