La casa editrice Mondadori ci ha ormai abituati ad un catalogo sempre ricco ed eterogeneo. Anche per l’inizio del mese di Novembre 2025 sono tante le novità che ci offre la casa editrice milanese. Diamo, quindi, un’occhiata alle ultime uscite nel campo della saggistica:
I saggi Mondadori di Novembre
Caro sapiens, di Mario Tozzi

Siamo abituati a pensare alla Terra come al nostro pianeta. Ma la Terra ha 4,5 miliardi di anni, è abitata da milioni di specie e la storia dell’essere umano è solo un frammento infinitesimale della sua. Partendo da questa consapevolezza, Mario Tozzi le fa da portavoce, immaginando che attraverso una serie di lettere si rivolga al suo figlio prediletto, l’essere che si è autoproclamato «sapiens», per consegnargli un messaggio d’amore, ma anche un accorato avvertimento. La Terra ripercorre la propria storia, dall’origine del cosmo a oggi, illustrando i meccanismi che la governano, la geodinamica che sposta i continenti, i cicli del clima che si alternano, l’evoluzione della vita che ha plasmato ogni creatura.
Ci svela così una verità scomoda: l’attuale crisi ambientale non è un incidente, ma il frutto delle scelte umane, che hanno ignorato le sue leggi fondamentali. Col tono paziente del genitore, animato da un pizzico d’ironia, il nostro pianeta ci sfida a interrogarci su un eloquente paradosso: come può la specie che si ritiene la più intelligente, l’unica in grado di sognare e creare, correre con tanta rapidità verso la propria distruzione? Ma poi, siamo davvero sicuri della nostra superiorità, dato che l’intelligenza, la creatività e persino le emozioni sono tratti condivisi con molti altri esseri viventi?
In questo saggio brillante e fuori dagli schemi Mario Tozzi ci mostra quanto la nostra vita e quella della Terra siano intrecciate a doppio filo; ignorarlo significa continuare a danneggiare, forse irrimediabilmente, la nostra unica casa. Perché il vero progresso non risiede nel dominio sulla natura, ma nella capacità di coesistere in armonia con essa.
Il processo di Tokyo, di Gary Bass
Tra l’aprile 1946 e il novembre 1948, Tokyo fu teatro del più importante processo per crimini di guerra, insieme a quello di Norimberga. Il tribunale internazionale che portò a giudizio ventotto tra le più alte cariche della leadership giapponese rappresentò per le potenze alleate e vincitrici una duplice opportunità: non solo di giudicare i nemici sconfitti, ma anche di stabilire un quadro giuridico che consentisse di perseguire i crimini di guerra e proibire il ricorso alla guerra d’aggressione.
Come per la negoziazione delle condizioni di pace per la Germania, la questione non riguardava però soltanto la punizione dei criminali di guerra, ma anche la creazione di un nuovo ordine postbellico. «Nella sua nascita, nel suo decorso e nelle sue conseguenze, il processo di Tokyo fu una sorta di rappresentazione degli enormi mutamenti militari e politici che hanno plasmato l’Asia moderna, oggi la regione strategicamente più importante del mondo.»
Per oltre due anni, avvocati di entrambe le parti dibatterono di fronte a un collegio di giudici provenienti non solo da Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, Francia, Canada e Paesi Bassi, ma anche dalle nazioni dell’Asia-Pacifico, come Australia, India, Cina, Nuova Zelanda e Filippine. Eppure, nonostante le montagne di documenti prodotti, anziché chiarezza e unanimità il processo portò divisioni e dilemmi.
Nel suo dettagliato resoconto, sempre vivace e critico, il già finalista al Premio Pulitzer Gary J. Bass restituisce con grande precisione l’atmosfera di quei giorni e tratteggia i profili psicologici dei tanti protagonisti, mettendone in luce fragilità e contraddizioni. In un’opera ambiziosa e magistrale, frutto di un decennio di scrupolose ricerche che hanno interessato diciotto archivi in oltre sette paesi, Bass fonde con maestria il rigore accademico e una narrazione avvincente, suggerendo fondamentali spunti di riflessione per i dibattiti attuali e futuri sull’approccio della comunità internazionale ai crimini di guerra e al diritto internazionale.
Il maschio fragile, di Emi Bondi e Carla Ramacciotti
Che cosa sta succedendo oggi ai maschi? Viviamo in un mondo in continuo cambiamento, con grandi contraddizioni, nel quale i ragazzi sono spesso iperprotetti o, al contrario, lasciati a se stessi; nel quale diventano vittime di modelli irrealistici che spopolano sui social media; nel quale le nuove generazioni di padri appaiono incapaci di assolvere al proprio ruolo educativo di esempi di una mascolinità emotivamente consapevole. Questi sono i maschi del nostro tempo.
In tale contesto, una delle trasformazioni più significative riguarda proprio i ruoli del maschile e del femminile, che hanno subito un mutamento necessario, ma tutt’altro che semplice: gli uomini – soprattutto i più giovani – sembrano attraversare particolari difficoltà. Diventa dunque imprescindibile riflettere sui cambiamenti che l’identità maschile ha subito nel corso della sua storia evolutiva, anche alla luce dei dati allarmanti sull’aumento dei fenomeni di violenza di genere, troppo spesso culminati in femminicidi. Se da un lato infatti il sistema patriarcale si è gradualmente ritirato, dall’altro ha lasciato un vuoto identitario. Ma se i figli non possono più riconoscersi nel modello dei loro padri, come devono definirsi? E cosa possiamo fare per aiutarli a trovare la propria strada?
Le psichiatre Emi Bondi e Carla Ramacciotti, attingendo a casi clinici e richiamando nozioni di epigenetica, neurobiologia e psicobiologia dello sviluppo psichico, ci aiutano a capire come l’ambiente, la pervasività della tecnologia e una cultura ancora profondamente radicata abbiano contribuito a concepire nuove generazioni smarrite, solitarie, aggressive e insicure. Il maschio fragile ci invita allora a costruire una nuova «grammatica del maschile», capace di spezzare le catene degli stereotipi di genere e di liberare non solo i giovani maschi, ma anche le femmine e la società intera.
Il pop e la felicità, di Claudio Giunta
Negli ultimi decenni la cultura pop non si è limitata a distrarre: ha costruito immaginari duraturi, è diventata nutrimento per lo spirito e ci ha consolati dei tanti mali dell’esistenza. Un universo turbinoso, che archivia i suoi idoli alla velocità con cui li incorona, ma che talvolta produce opere degne di finire in un’antologia scolastica – se solo qualcuno avesse il coraggio di mettercele. Un’offerta sovrabbondante che ha liberato energie senza pari e che si è rivelata «insieme una meraviglia e una tragedia»: perché la cultura pop ha dato infinite occasioni all’idiozia, ma ha anche riempito di nuove bellezze il mondo.
In questo libro, Claudio Giunta prende sul serio ciò che di solito si prende alla leggera: le canzoni, le serie televisive, i fumetti, i videogiochi, gli attori comici, le voci della radio, i festival di provincia. Li osserva da vicino, li smonta, ne descrive i meccanismi con la curiosità di chi sa che, sotto la loro patina luccicante, c’è spesso un ingranaggio complesso. Dalla «pura gioia» generata dall’ascolto di una canzone alla liturgia dell’Eurovision, dalla «comunità terapeutica» dei fan di Taylor Swift al fascino sghembo del tenente Colombo, dalla comicità di Ricky Gervais e Louis C.K. alle maschere di Diego Abatantuono, e poi Topolino, Radio Deejay, il Festival del Fitness di Rimini, la «renzizzazione del mondo».
In un’epoca e, soprattutto, in un Paese in cui la cultura di massa è ancora guardata con sospetto, Il pop e la felicità invita a osservare le sue creazioni con la stessa serietà e lo stesso amore con cui ci si accosta a un classico: per scoprirvi frammenti di intelligenza, di gioia e persino di saggezza capaci di illuminare le nostre vite.