Eccoci qui, miei piccoli lettori per la seconda ed ultima parte della favola che riguarda il nostro Milo, il leoncino dispettoso.
Cosa succederà a Milo? Riuscirà a salvare il suo papà? Imparerà ad essere meno superbo? Non ci resta che leggere per scoprilo.
Milo, il leoncino dispettoso e le sue avventure nella foresta
Mentre Milo era lì intento a riflettere su come fare per attraversare il fiume, sentì alle sue spalle un rumore tra i cespugli.
«Chi è là?», gridò, ma nessuno rispose, poi di nuovo rumore fra i cespugli. Rimase guardingo e pronto all’attacco, iniziò a digrignare i denti e ad emettere un lieve ruggito.
D’un tratto due denti bianchi e piuttosto vistosi sbucarono fuori, seguiti da un delizioso nasino e due dolcissimi occhi: era Lulù.
«Perché mi hai seguito?», disse brusco Milo
«Perché sapevo che avresti avuto bisogno di me: tu non sai nuotare», disse saggiamente il castoro.
«Sciocchezze», replicò sempre sprezzante, il giovane leone. Così dicendo provò ad entrare in acqua, ma la forte corrente stava per trascinarlo via e così ritrasse subito la zampa.
«Ecco, hai visto?», disse sorridendo Lulù
«E come pensi di potermi aiutare tu, piccola come sei?» Il castoro per nulla offeso sparì tra gli alberi. Poco dopo iniziò ad udirsi un rumore veloce e continuo, Milo non capiva cosa stesse accadendo, ma all’improvviso ecco un tronco venire giù e piombare direttamente sull’acqua formando un sorta di ponte tra una sponda e l’altra.
«Ecco fatto», disse soddisfatta Lulù «adesso puoi attraversare il fiume.»
Milo guardò diffidente il tronco, poi guardò di nuovo Lulù che lo incitò, il leoncino corse sul tronco, più veloce della luce, e in un batter d’occhio fu dall’altro lato del fiume.
Non aveva ringraziato Lulù, ma lui non era solito dire grazie.
Giunto quindi dall’altro lato del fiume cercò di orientarsi, ma non riuscì ad individuare la strada da percorrere
«Questo è un bel guaio», pensò «come farò ad arrivare alla montagna se non so come ci si arriva?»
«Posso accompagnarti io.» Si voltò e si trovò lì davanti Bibo
«Anche tu qui? Non ho bisogno di te», rispose duramente Milo
«Mi pare che Lulù ti sia stata utile.» Gli fece notare bonariamente l’orsetto bruno
«È stata lei a volermi aiutare, non io a chiedere il suo aiuto», rispose con impertinenza «ce l’avrei fatta anche da solo, come ce la farò anche adesso.» Detto questo iniziò a percorrere la strada di fronte a lui.
Camminò per ore invano senza che riuscisse a vedere la montagna.
«Allora, lo vuoi il mio aiuto?»
Bibo si era materializzato dietro di lui, Milo rimase impassibile e l’orso iniziò a muoversi. Quando gli fu dinanzi gli disse «Seguimi», ma il leone non mosse una zampa e così Bibo lo sollecitò «Vuoi salvare o no tuo padre?», solo così Milo si decise a seguirlo.
Dopo poche ore di cammino arrivarono ai piedi della montagna grazie all’insostituibile fiuto dell’orso.
Bibo era sparito e Milo non aveva ringraziato nemmeno lui.
Il leoncino era entusiasta, aveva scovato l’erba: era verde e brillante, cresceva rigogliosa in cima al monte. Subito provò a scalarlo, ma scivolò giù cadendo a terra.
Provò e riprovò, ma… niente! Non riusciva a salire sulla montagna.
Si accasciò sconsolato e dire che era così vicino! Sentì tossicchiare alle sue spalle. Ecco Pongo, il grazioso pettirosso che lo osservava impettito.
«Ci mancavi solo tu»
«Potrei volare sin lassù e prendere l’erba per te», gli suggerì il piccolo volatile
«E chi dice che io abbia bisogno del tuo aiuto?»
«Non sei ancora riuscito a salire sulla montagna», rispose sornione l’uccellino
«E invece ci riuscirò.» Milo, pur di non darla vinta a Pongo, riprovò, ma inutilmente.
Il pettirosso, senza che Milo dicesse alcunché, volò in alto e giunto all’altezza della piccola erbetta ne raccolse qualche rametto. Tornò giù in picchiata e la fece cadere accanto al leoncino.
«Ecco la tua erba, adesso puoi correre dal tuo papà.» Detto questo Pongo, senza aspettare che Milo lo ringraziasse, spiccò il volo.
Milo, senza nessun sentimento di ringraziamento, prese fra i denti l’erba e corse via.
Incredibilmente si ricordò senza problemi la strada di ritorno, giunto al fiume trovò ancora lì ad attenderlo il tronco che Lulù aveva fatto cadere per lui.
Milo, il leoncino dispettoso avrà imparato la lezione?
Arrivò in un batter d’occhio a casa, giusto in tempo per salvare suo padre, che nel frattempo era peggiorato.
Preparato l’unguento glielo fecero bere, che iniziò a fare effetto dopo qualche minuto. Nei giorni seguenti il Leone si era completamente ristabilito.
«Sei stato veramente coraggioso figliolo, come ci sei riuscito? Il percorso era piuttosto tortuoso.»
Milo rifletté qualche istante, stava per inventare una storia da raccontare al padre, narrando di lui che aveva attraversato il fiume a nuoto, sfidando le forti correnti d’acqua e di avere scalato con le unghie e con i denti la montagna, ma per la prima volta in vita sua preferì essere sincero.
«In realtà non ci sarei mai riuscito senza l’aiuto di alcuni amici speciali.» Così dicendo corse fuori e andò a cercare Bibo, Lulù e Pongo. Quando li trovò, li guardò ad uno ad uno e disse loro «grazie per avermi aiutato a salvare il mio papà.»
E da allora Milo, il castoro, l’orso bruno e il pettirosso divennero amici per la pelle e il leoncino capì che non bisogna lasciarsi guidare dalla superbia, ma bisogna essere umili ed aiutarsi gli uni con gli altri.