Ti va caro lettore di conoscere Michail Aleksandrovič Šolochov (o Sciolochov, come si trova scritto nei frontespizi dei suoi libri), scrittore sovietico e Premio Nobel 1965?
Ammesso e non concesso che già tu non ne sia a conoscenza, Michail Aleksandrovič Šolochov è stato uno scrittore russo, come il nome suggerisce, già passato a miglior vita nel 1984. Ma non solo, il nostro autore in tasca di oggi ha svolto anche attività politica in quella vasta zona geografica ricordata dalla storia come URSS, smembrata poi, in una miriade di Stati piccoli e grandi che oggi, per convenzione e per renderci la vita più facile, chiamiamo Russia sbagliando perché in realtà la Russia è solo uno stato di quell’area geografica situata a nord-est dell’Europa.
Ritorno al nostro Michail Aleksandrovič Šolochov e provo a conoscerlo meglio, in quanto confesso che a parte la sua opera più importante, lo stra-famoso Il placido Don, il resto della sua attività letteraria è, per me, avvolto in una nebbia più densa di quella della Val Padana. (Eh sì, caro lettore, Michail Aleksandrovič Šolochov è per me un quasi illustre sconosciuto, altro che tenerlo in tasca…)
Forse lo è anche per te e per questo ti invito a conoscerlo, chissà magari sarà anche una piacevole scoperta. Certo, il fatto di essere stato un assegnatario del Premio Nobel, fa pensare che la sua opera letteraria abbia avuto un certo prestigio, anche se una vocina dispettosa mi sta facendo venire il dubbio che la politica dittatoriale dell’ ex Unione delle Repubbliche Sovietiche abbia svolto un ruolo non indifferente nell’assegnazione del Nobel a Michail Aleksandrovič Šolochov. Non le dò retta né peso però…
Michail Aleksandrovič Šolochov, scrittore di regime?
Mi auguro e spero che la letteratura sia e sia stata in passato, libera da ogni condizionamento di qualsiasi natura. Forse vivo di illusioni, stai pensando? Forse. Voglio però continuare a sperare che l’internazionale ed importante Premio Nobel sia assolutamente libero da ogni pressione politica.
Michail Aleksandrovič Šolochov nato nel villaggio cosacco di Kružilin nel 1905, dicevo è uno dei più prestigiosi scrittori sovietici, tanto da essere stato paragonato, in patria, a Tolstoj che non ha certo bisogno di presentazioni. La sua fama è dovuta soprattutto al fatto che è stato molto vicino al regime comunista che agli inizi del secolo scorso, cominciava a fare il bello e il cattivo tempo in quella parte d’Europa, cosa che come ben sappiamo andò avanti per quasi tutto il Novecento, secolo che vide diverse ‘dittature colorate” in vari Stati Europei con le tristi conseguenze che la storia ci ha dato modo di conoscere.
In URSS la sua opera era tenuta in altissimo conto, oltre che per questi pregi artistici, per il contributo alla vittoria ed alla propaganda del socialismo.
Scrittore di regime o no Šolochov, dopo la partecipazione attiva nella rivoluzione sovietica, tra il 1920 e il 1922 comincia a comporre testi teatrali e in seguito aderisce al gruppo La giovane guardia, composto da scrittori membri delle Gioventù Comuniste e successivamente entra a far parte dell’Associazione degli scrittori proletari russi.
I suoi primi racconti, comparvero nel 1923 in un giornale, La verità della gioventù e nel 1926 vide la luce la prima stesura dei Racconti del Don, il cui tema centrale è la guerra e i suoi protagonisti: gli strenui difensori del regime sovietico, cosa che dimostra quanto Michail Aleksandrovič Šolochov, sia stato legato alla dittatura.
Accanto all’attività di scrittore che lo vede impegnato con la pubblicazione di vari romanzi, Michail Aleksandrovič Šolochov porta avanti quella di giornalista di regime e allo scoppio della seconda guerra mondiale, diventa corrispondente della Pravda e della Stella Rossa.
Il placido Don regala a Michail Aleksandrovič Šolochov fama e gloria
I Racconti del Don, diventeranno in seguito il nucleo principale del suo capolavoro, Il placido Don che l’autore divide in quattro volumi, ampliandone le vicende storiche e coinvolgendo persino Stalin.
Per ampiezza di soffio epico e serenità di visione Michail Aleksandrovič Šolochov è stato paragonato a Tolstoj
Il romanzo narra l’epopea di Grigorij Melechov e della sua famiglia, originaria del villaggio cosacco di Tatarskij. Dapprima arruolato tra le file dell’esercito zarista durante la prima guerra mondiale, Grigorij combatterà su entrambi i fronti della guerra civile e, ricercato dalle autorità sovietiche, finirà per arruolarsi in una banda di disertori. Nell’ultima delle sue innumerevoli fughe, egli perde l’amata Aksin’ja, vittima di un colpo d’arma da fuoco. Il lutto spegne ogni sua speranza riguardo al futuro e lo porta a far ritorno al villaggio natale, dov’è rimasto il figlio ad aspettarlo.
Il placido Don che diede al nostro autore una grande fama anche in Occidente, è stato associato alle tematiche del capolavoro di Tolstoj Guerra e pace, ma Šolochov fu accusato di plagio per la sua opera e poi assolto poi da una commissione di inchiesta che non troverà nessuna prova convincente. Ecco perché a volte conviene tenersi buono il potere…
Il “problema plagio” si ripresenta all’assegnazione del Premio Nobel, nel 1965.
Viene infatti alla luce “La rapida del Placido Don”, opera incompiuta di un critico letterario sovietico del quale il curatore, Aleksandr Solženicyn, riporta solo l’iniziale del cognome: D*. L’ignoto sostiene che Il Placido Don sia in realtà formato da due testi, uno scritto dal vero autore, Fëdor Krjukov (1870-1920), l’altro da Šolochov. Il procedimento di D*, tuttavia, presenta numerose inesattezze e manca di rigore scientifico. Lo stesso Medvedev non riuscirà mai a dimostrare fino in fondo la sua tesi e arriverà a riconoscere la fragilità della sua argomentazione.
Nei primi anni ottanta, un’analisi comparata delle opere di Krjukov eseguita da un gruppo di ricercatori scandinavi mediante elaboratore conferma la paternità di Šolochov. I risultati dell’indagine vengono ripresi dal professore Nils Lid Hjort dell’Università di Oslo che, attraverso un esame statistico della lunghezza delle frasi dei manoscritti in questione, ha ribadito i risultati dell’inchiesta precedente.
Certo che non deve essere stata gratificante per Michail Aleksandrovič Šolochov l’accusa di plagio e anche se le varie inchieste lo hanno pienamente assolto, nella sua opera di scrittore premiato con la massima onorificenza resta una zona d’ombra a cui noi, potenziali lettori, guardiamo con perplessità e che non possiamo ignorare. Purtroppo le “vicende oscure” non risparmiano neanche la letteratura.