Mi fermo, rifletto e (s)parlo di politica, ovviamente secondo una visione personale che si sforza di essere oggettiva, nella speranza di riuscire ad esserlo. Giudicherai tu, caro lettore anzi ti invito vivamente a commentare e perché no? Ad aprire un dibattito, in calce a questo articolo.
Non so fino a che punto ti interessi di politica, non so se senti l’appartenenza ad una certa area, destra, sinistra o centro, passando per le posizioni intermedie (ce n’è per tutti i gusti e tutti i palati), oppure credi che in fondo politica e politicanti siano tutti nello stesso calderone. In ogni caso, pur se non conosco la tua posizione spero non sia quella che qualunquisticamente afferma: “tanto sono tutti uguali”. Se per certi versi può essere vero, per altri non lo è: le generalizzazioni offendono chi davvero dà anima e corpo per gli interessi di tutti. E ti assicuro che c’è ancora gente che lo fa. Per fortuna, aggiungo.
È molto vero che da un bel po’ di anni il trasformismo ha trasformato (consentimi il gioco di parole) ed uniformato tutto l’intero arco parlamentare, ma è anche vero che ancora qualche ‘povero cristo’, attaccato agli ideali, come una cozza allo scoglio, resiste.
E se resiste è perché ci crede. E se ci crede si adegua poco. E se si adegua poco è destinato a restare oppositore in vitam aeternam e Amen. Con buona pace di chi sa cambiare casacca e ondivagare per tutto l’arco parlamentare.
Mi fermo, rifletto, (s)parlo e ricordo Battiato
Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente […], cantava parecchi anni fa Franco Battiato. Poetico e profetico aveva anticipato e traslato in musica, già nel 1981, ciò che sarebbe successo negli anni a venire delle ideologie politiche: un completo sfacelo. Da sinistra a destra passando per il centro.
Abbiamo assistito e con vera pena, allo stravolgimento di ideali a cui avevamo davvero creduto, abbiamo visto la sinistra, in teoria progressista, ragionare come la destra conservatrice e viceversa; abbiamo visto con totale stupore, accordi sopra e sotto il banco (da deputato, ovvio) da fare impallidire i migliori prestigiatori, ne abbiamo viste di corte e di crude, comprese le risse senza quartiere e i bunga-bunga parlamentari, ma ancora resistiamo a credere che si possa cambiare e migliorare. Forse siamo ottimisti, forse idealisti, forse solo illusi.
Dagli anni Ottanta, con il loro yuppismo d’assalto e le tv commerciali dell’ex cavaliere, poi sceso in politica con un partito-squadra dal volto di plastica, la corruzione, gli intrallazzi palesi e nascosti, con lo stravolgimento di tutti gli ideali è decisamente cambiato il volto della politica, a volte è diventato persino una maschera burlesca o Berlusca, anche qui consentimi il gioco di parole. Il risultato? Ci siamo ritrovati sgomenti, indignati e quasi orfani. Poi l’indignazione e lo sgomento iniziale sono diventati disaffezione, indifferenza e non partecipazione.
L’indifferenza non è vita
Il buon vecchio Antonio Gramsci, politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario, sulle cui ceneri un altro indimenticato e indimenticabile autore, Pier Paolo Pasolini, scrisse una celebre raccolta di poesie, Le ceneri di Gramsci appunto, affermava in Odio gli indifferenti, libro classico di riflessioni e pensieri che malgrado abbia la sua bella e veneranda età ti consiglio di leggere, che l’indifferenza equivale a non vivere.
Vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede […] L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
Se mi fermo e rifletto su quanto Antonio Gramsci attestava nel 1917 e osservo la disaffezione alla politica e la non partecipazione della maggioranza silenziosa di oggi, mi viene da pensare che si stia rivoltando nella tomba da qualche decennio. La disaffezione alla politica, l’indifferenza, la non partecipazione, il disinteresse, oggi è regola.
La maggioranza silenziosa, sceglie, vota ( sempre meno in verità) e lascia il proprio destino in mano a chi ha scelto, facendosi spesso influenzare o convincere da chi sa urlare di più o da chi riesce a trovare parole che arrivano direttamente, non alle orecchie e al comprendonio ma alla pancia di chi ascolta.
Su questo si basa oggi la maggioranza dei politicanti (non politici, politicanti: c’è differenza) italiani e non: su come prendere la pancia della gente. E se poi, oltre i discorsi e le belle parole atte a convincere non c’è sostanza, né lungimiranza politica, né competenza, poco conta. L’importante è urlare più forte, è usare discorsi che fanno presa sui bisogni primari della gente e approfittarne per rafforzare il proprio potere personale.
E di esempi qui, con nomi e cognomi ne potrei trovare parecchi, il primo fra tutti Donald Trump che, dimmi tu, caro lettore, se non incarna la tipologia di politico che ho sopra descritto. Basta semplicemente seguire qualche telegiornale per capirlo. In Italia, come si dice, non stiamo messi meglio: c’è un’esagerazione nei toni, un’esasperazione nell’affrontare certi argomenti, da parte di una certa classe politica che davvero sgomenta, perchè ricorda il colore nero di un certo passato che vorremmo seppellito per sempre.
Mentre la maggioranza silenziosa, sempre più indifferente, ha perduto la capacità di indignarsi e sembra quasi cedere a quelle schegge di violenza nei toni e negli atteggiamenti che fanno rumore e trovano consensi. La maggioranza silenziosa disaffezionata e lontana dai palazzi della politica, dovrebbe invece pensare di riappropriarsi del proprio destino e capire che tutto è politica, perchè da essa dipende ogni cosa, ogni scelta e il futuro del vivere comune.
La politica è la più alta forma di carità, dopo la preghiera, come ebbe a dire Paolo VI, nel celebre discorso del 1970, tenuto per celebrare i venticinque anni della FAO. Sono i cattivi politici ad infangarla, aggiungo io.
P. S. Se poi c’è chi ha dichiarato che la politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda. In un’epoca successiva si aggiunse l’arte di costringerla a decidere su ciò che non capisce, alla luce di quanto vediamo ultimamente, come dargli torto?
Per chi ha fatto della Politica il percorso caratterizzante della propria vita, e provato a coinvolgere quanta più gente possibile, questa riflessione appare speranzosa. E gratificante anche, al pensiero di quanto questo coinvolgimento possa essere stato direttamente stimolato e incoraggiato in armonia col pensiero e le aspettative dell’interlocutore.
Confesso, una riflessione che ho aspettato di leggere, prima o poi, e da qualche parte. Complimenti
Intanto ti ringrazio per aver letto e commentato, mi rendo conto che il ‘discorso politica’ sembra per ‘addetti ai lavori’, dimenticando che tutto è politica, a cominciare dallo svegliarsi al mattino e andare in bagno per lavarsi: se l’acqua è pubblica o è privatizzata, tu mi insegni che è un discorso politico. Peccato che il cosiddetto “uomo della strada se ne disinteressi e non capisce che è lui ad essere coinvolto in prima persona.
Grazie del tuo intervento Pippo.