Cari iCrewer vorrei raccontarvi una storia incredibile, ovvero il mio appuntamento con Jo March, la protagonista del romanzo Piccole donne, avvenuto in una anomala sera d’estate in un bel parco, attrezzato a cinema all’aperto e illuminato dalle immagini dell’adattamento cinematografico fatto nel 2019 da Greta Gerwin.
Anomala perché pur essendo ormai luglio inoltrato, stiamo parlando di pochi giorni fa, tutti gli spettatori erano coperti con maglioncini e foulard, io stesso, durante la proiezione sono dovuto correre in macchina a recuperare una felpa: proprio questo 2020 non vuol saperne di avere una parvenza di normalità.
Normalità che però, piano piano e con piccoli e circospetti passi, si comincia a riconoscere anche grazie ai tanti eventi culturali che, con le dovute limitazioni, stanno via via riempiendo le serate. Cinema all’aperto, concerti di musica classica, spettacoli teatrali all’aperto e presentazioni di libri. Io stesso ho ripreso proprio questa settimana gli incontri con i lettori per promuovere il mio ultimo libro Poesie fatte in casa.
L’INCONTRO CON JO MARCH
Come detto, quindi, sono stato a vedere Piccole donne, l’ultima delle tantissime rivisitazioni cinematografiche di questo famosissimo libro per ragazzi uscito per la prima volta nel 1880, nella versione completa, scritto dall’autrice statunitense Louisa May Alcott. Un romanzo che chiaramente non necessita delle mie parole per essere inquadrato e identificato nella storia della letteratura mondiale.
Francamente io non rammento di averlo mai letto, anche se ho un ricordo vaghissimo di una copia con la copertina viola infilata nell’armadietto dei giocattoli che avevo da mia nonna. Una di quelle edizioni vecchissime che si leggono ai bambini e che gli stessi, usano più per giocare che per leggere. Ricordo benissimo che c’era, che andava in coppia con Pattini d’argento, ma non ricordo di averlo mai aperto seriamente.
Per cui, anche se la sinossi e la trama erano a me ben conosciute grazie agli studi, la visione del film è stata una vera e propria rivelazione che mi ha letteralmente spalancato il cuore, in particolare verso la protagonista: Jo March.
Una donna che potrei amare incondizionatamente.
E non per la bellezza di Saoirse Ronan, l’attrice che la interpreta, ma per la caratterizzazione del suo personaggio, che orgogliosamente, per noi lettori, risale alla penna di chi le ha dato vita con la sua fantasia di scrittrice.
Più passavano i minuti e più si susseguivano le scene e le vicende delle quattro sorelle, sentivo crescere in me la voglia di conoscere davvero, di persona, Jo March. Chiaramente so bene che è una situazione impossibile, ma allo stesso tempo voglio pensare che sia un personaggio che abbia influenzato la crescita di molte donne. E sono certo che sia così. Sarebbe una domanda da fare a tutte le mie colleghe della redazione, che chissà, magari sono qui, a scrivere e a cimentarsi in racconti e raccontini, proprio spinte dalla lettura di questo classico nella loro giovane età. (che tra l’altro sembra non passare mai per loro…:-)).
Mi piace anche immaginare che oggi, nel 2020, molte ragazzine, e perché no anche molti ragazzi, possano prendere come loro punto di riferimento una donna come Josephine, magari sacrificando qualcuna delle tante influencer con poca sostanza che spopolano. Ecco, perché nessuno si crea la briga di creare il profilo Instagram di Jo March? Che poi magari c’è e sono io a non saperlo. Penso sarebbe un ottimo esempio per la formazione delle donne del futuro.
Innanzitutto per la sua immensa passione verso la scrittura. Un’arte che è sempre più di nicchia, sempre più per un gruppo ristretto della popolazione. Un’arte che ci fa sembrare dei marziani agli occhi degli altri. Ci fa sembrare gente che butta via il tempo, che invece andrebbe sfruttato per fare un lavoro vero. Se lo sentiva dire più di cento anni fa Jo March, ce lo sentiamo dire ancora oggi noi che ci divertiamo a manovrare con le parole.
Sarà per questo che ho sentito così vicino questo personaggio? Sarà per la sua alienazione e la sua ricerca della solitudine in nome dei fogli bianchi da riempire di storie, emozioni e parole? Oppure per il suo carattere? Per la sua voglia di non allinearsi con gli stereotipi che già allora, come oggi, vogliono la donna sposata, madre e con una vita dedicata al cento per cento alla famiglia?
Non lo so, quello che so è che seduto sulla mia sedia, immerso in un parco verde davanti al grande schermo, pensavo continuamente che sarebbe bello scrivere una lettera a questa donna. E iniziarla così:
Cara Jo,
non disperarti.
Ti amerò io.
E ti amerò lasciandoti essere la persona che vuoi essere.
Ti amerò sapendo che non sarà per niente facile, e probabilmente ti amerò proprio per quello.
Perché sarà incredibilmente vero e credibile.
Sarà come vivere dentro a una delle storie che scrivi e io, sarò pronto anche ad essere una semplice virgola, quando ne avrai bisogno.
E così via…
Arrivando ad immaginare anche un ipotetico primo appuntamento in cui subito dopo i convenevoli si inizierebbe uno scambio di fogli e foglietti con appunti, versi e storie da condividere. Inchiostro e parole che ci porterebbero inevitabilmente a guardarci negli occhi e a chiederci quale sia il vero senso della vita. Per lo meno delle nostre vite.
E con quel suo “Non si vive di soli apprezzamenti”, lei, mi darebbe una lezione che nessun testo e nessuna scuola potrebbe mai darmi.
PICCOLE DONNE
Mi perdonerete, amici lettori, se ho voluto giocare e scherzare ipotizzando e fantasticando grazie alla immensa stima che provo per questa donna, e per tutte le donne reali che so essere di così alto spessore, ma è stata davvero una bella serata, una di quelle che mette in pace rispetto ai mesi passati influenzati dalla pandemia.
Cultura, cinema, letteratura e stare in mezzo alla gente sono una grande conquista dopo tutto quello che è successo.
Venutami così la voglia di leggere, o chi lo sa ri-leggere questo racconto per ragazzi, ho individuato una edizione del 2102 pubblicata da Giunti Editore, e inserita nella collana I classici tascabili, che presto troverà il suo posto di rilievo nella mia libreria personale.
Meg, Jo, Beth e Amy, quattro sorelle dal carattere molto diverso, si trovano improvvisamente ad affrontare la guerra: devono cambiare la propria vita per sostenere la mamma, mentre il padre è nell’esercito. Decidono così di fronteggiare le difficoltà con allegria e spirito di iniziativa… Età di lettura: da 10 anni.
Caro Stefano, questo articolo è… veramente stupendo! Sarà che io ho un amore smodato per Piccole Donne: resta il mio libro preferito di sempre (credo oramai sia chiaro a tutti ahahah). Riguardo a Jo, be’ è senza dubbio il mio personaggio prediletto: per la sua tenacia, il suo amore smisurato per la scrittura, per il suo non arrendersi mai… Ancora complimenti!
Caro Stefano, il tuo articolo e soprattutto la tua lettera a Jo mi hanno emozionata.
Penso che da Jo ci sia molto da imparare. Mi piace la sua caparbietà, il suo amore per la libertà e per la scrittura. Una ragazza leale, sincera, che vive ogni istante intensamente e combatte per i suoi ideali senza farsi fermare da nulla: un’amica o una sorella ideale!.
Grazie mille!