Martina Trevisan è stata davvero una bella scoperta. Ho potuto ammirarla durante gli Internazionali BNL d’Italia di tennis mentre si giocava un’altra opportunità di arrivare alle semifinali del torneo. Ho voluto conoscerla meglio e ho capito che dietro alla sua grinta, al suo modo di colpire la palla c’era un mondo intero, un’altra verità. Prima di raccontare la sua storia, te la presento.
Martina Trevisan l’inizio della carriera e l’anoressia
Martina Trevisan è una giovane tennista italiana, compirà 27 anni il prossimo 3 novembre ed è nata a Firenze da Claudio ex calciatore e Monica, maestra di tennis. Ha un fratello, Matteo, più grande di quattro anni, con un passato di numero uno del mondo junior che alla carriera da professionista ha preferito quella da maestro di tennis tra Firenze e Pistoia.
Si potrebbe definire una figlia d’arte se non fosse che dieci anni fa, nonostante il futuro si preannunciasse roseo e pieno di successi, non avesse deciso di abbandonare tutto. Per raggiungere il successo, soprattutto nel tennis, ci vogliono attitudini particolari, tanto sacrificio e abnegazione.
Scegli di rinunciare a una vita normale, quella che ogni adolescente vive, dalla scuola, agli amici, alla passeggiata della domenica. Una vita a cui Martina ha rinunciato appena dodicenne conquistando risultati incredibili fino alle vittorie negli Slam junior per tre anni consecutivi. Il suo rovescio da mancina faceva paura a molte professioniste dell’epoca.
Qualcosa però ha impedito alla tennista di andare avanti e di realizzare i suoi sogni. Troppe aspettative? Penso proprio di sì. È frequente che la personalità di una giovane atleta non sia strutturata per raggiungere nell’immediato grandi risultati, soprattutto se questa è segnata da esperienze negative all’interno del suo entourage famigliare.
“Anche se all’apparenza sembrava tutto perfetto” racconta Martina, “dentro di me sapevo di non sentirmi bene. Non riuscivo a gestire ciò che avevo intorno, le pressioni, le aspettative che c’erano su di me, quasi l’obbligo di dover vincere sempre. Tutto viaggiava alla velocità della luce e nessuno si accorgeva del mio malessere. E in quello stesso periodo nella mia famiglia ci sono stati dei problemi”.
“Il tennis era diventato un ambiente nel quale non mi sentivo più a mio agio. Probabilmente ho sbagliato a continuare a giocare fino al punto in cui mi sono persa, smarrita sino ad ammalarmi di anoressia. Mi dovevo allontanare del tennis, altrimenti ne sarei stata travolta”.
Per Martina inizia un periodo difficile, in contrasto con se stessa, rifiuta gli impegni presi, così come di partecipare ai tornei, un modo inconscio per allontanarsi dai problemi. Molla la racchetta e comincia a vivere: lo spettro dell’anoressia le compare davanti senza chiedere permesso. Si affida ad una psicologa, l’unica persona senza la quale, rivela, non si sarebbe salvata. Ricomincia a mangiare prende la racchetta in mano, scende in campo ma solo per riprendere i ritmi, insegna come maestra nei circoli,
“Mi chiedevano cosa era successo, perché avevo smesso di giocare a tennis e ammetto che tutte quelle domande un po’ mi infastidivano. Non volevo parlarne e non tutti avevano la sensibilità di capirlo. Sentivo che il tennis non era un capitolo chiuso della mia vita, ma avevo altre priorità in quel momento. Ho deciso di riprendere solo quando sono stata felice di farlo”.
“Insegnavo un po’ a tutti, bambini, ragazzi e adulti e non mi dispiaceva, anzi ero soddisfatta, avevo ritrovato la serenità interiore. Dopo un anno circa però ho cominciato a chiedermi se fosse davvero quella la vita che desideravo. In quel momento ho capito che era giusto riprovarci, che la sfida con il tennis poteva ripartire”.
Martina Trevisan la rinascita e le vittorie
A marzo del 2014 riceve la chiamata di Giancarlo Palumbo, responsabile del Centro tecnico federale di Tirrenia al quale aveva chiesto di ricominciare ad allenarsi. A metà maggio scende in campo e gioca il primo torneo della sua seconda carriera: un ITF da 10mila dollari a Caserta.
“Non ero più la ragazzina insicura e spaurita di quattro anni prima, ma la giocatrice era sempre la stessa. E anche la passione per questo sport”.
Non si è più fermata e nonostante qualche infortunio ha scalato il classifica guadagnandosi un posto nella rinnovata squadra azzurra di Fed Cup. Nel 2019 Martina Trevisan ha sfiorato l’ingresso nel tabellone principale degli Australian Open e nel 2018 è andata vicina alla qualificazione sia al Roland Garros che agli US Open.
“Ci riproverò ancora, non voglio certo fermarmi, anche se dopo quello che ho passato l’aver raggiunto i tornei dello Slam è un grande traguardo. Se mi guardo indietro mi accorgo che non era facile nemmeno arrivare sin qui”. Intanto dopo aver vinto a a Charleston è attualmente vicina al 150 ma il suo desiderio è arrivare al top 100.
“Capita che mi faccia ancora delle domande come è naturale che sia. Ad esempio dove sarei potuta arrivare se non avessi smesso per anni. Poi mi dico che in quel momento era ciò che sentivo e dovevo fare. Le difficoltà mi hanno resa più forte e matura. L’esperienza ti fa crescere e oggi mi rendo conto che perdere una partita non è la fine del mondo. Certo mi girano le scatole, ma ora so che la vita è un’altra cosa”.
Che dire mi chiedo quante come Martina continuino a lottare per trovare il proprio posto al sole scegliendo una vita che non sarà mai la loro. Per diventare un campione non è necessario possedere attitudini specifiche, è fondamentale raggiungere la maturità necessaria per conquistarla. Martina ha capito quanto fosse importante aspettare e i risultati sono arrivati!
Forza Martina non mollare mai!