“Marilyn Monroe”… pronunciarlo, ancora adesso, suscita uno strana sensazione. Se poi decidi di sfogliare le sue innumerevoli e meravigliose immagini ti rendi conto quanto sia innaturale sforzarsi di immaginarla diversamente.
Chissà quale sguardo avrebbe avuto con qualche anno in più o addirittura fare la sua conoscenza a 93 anni, tanti infatti, ne avrebbe compiuti oggi se le fosse stato concesso un destino diverso.
Eppure è proprio il fermarsi del tempo ad averle regalato il dono dell’immortalità, almeno in quell’immaginario collettivo che l’ha trasformata all’epoca in una diva e un mito dopo la sua morte.
Come per tutte le personalità complesse, nonostante i riflettori le abbiano fatto compagnia più delle persone, di Marilyn Monroe è stato sviscerato di tutto, probabilmente ciò che non gli apparteneva veramente. Ai tabloid dell’epoca certo non interessava capire come Norma Jeane Baker si fosse trasformata nella donna più affascinante e sensuale degli anni ’50. È stato necessario immortalarla riversa nuda su un letto per comprendere che non si lascia questo mondo a 36 anni senza un perché.
Marilyn Monroe, l’amore per la cultura
Su di lei sono stati scritti più di 3000 libri, la sua vita frammentata in mille piccoli pezzi, chi più che meno si è sforzato di scavare nel suo passato per capire dietro quello sguardo ammiccante cosa si nascondesse davvero. Ognuno ha scoperto ciò che ha voluto, alcuni si sono dedicati alla sua carriera, altri hanno preferito invadere la sua vita privata, altri ancora si sono preoccupati di giustificare il suo protagonismo passando al setaccio la sua infanzia.
Pochi invece hanno compreso quanto nella diva, si nascondesse una donna acculturata, dotata di uno spirito critico importante. Una fervida lettrice di testi d’avanguardia, una donna intelligente e dalla mente vivace che amava scrivere poesie. Un aspetto talmente nascosto da venire venuto alla luce solo nel 1999 quando Christie’s ha messo all’asta oltre ai suoi oggetti personali anche i suoi 430 libri. Da Camus, a Kerouac, Mann, Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck, Dostoevskij, ma anche classici della filosofia come Platone e Aristotele, raccolte di poesie e di teatro e il libro che aveva sempre con sé, Alla ricerca del tempo perduto.
Nel 2010 è stato poi pubblicata da Feltrinelli Fragments una raccolta di poesie, appunti e lettere molte particolari. Mi ha colpito, a proposito di questo particolare aspetto, la testimonianza raccolta in una biografia, della interpretazione, a mio avviso, dura e struggente, di Arthur Miller,
“Per sopravvivere avrebbe dovuto essere sia più cinica sia più lontana dalla realtà di quanto non fosse. Invece era una poetessa all’angolo della strada che provava a recitare le sue poesie a una folla che le strappava i vestiti”
Marilyn Monroe, la sua infanzia, l’amore, le due personalità
Poetessa all’angolo di una strada o affascinante donna capace di cantare al Madison “Happy Birthday Mister President! davanti ad una folla ammaliata? Preferisco immaginarla sola, senza trucco, con il suo vissuto per nulla allegro, combattere nei momenti di lucidità contro la vigliaccheria del mondo.
In fondo Norma Jeane e Marilyn sono state due facce della stessa medaglia, una moneta lanciata in aria con la speranza che, una volta caduta sul terreno, l’una non schiacciasse l’altra. Avrebbe potuto essere diversamente? Credo proprio di no. Pensare a quanto l’infanzia di Norma Jean abbia influito sulla nascita di Marilyn è automatico. Non sono io a dirlo ma Freud!
Un’infanzia trascorsa accanto ad una madre schizofrenica e alcolizzata, passando da una famiglia all’altra, vivendo l’esperienza dell’orfanotrofio, la mancanza totale di una figura maschile e soprattutto di un riferimento affettivo stabile.
Il matrimonio a 16 anni con James Dougherty, dal quale poi divorzierà quattro anni dopo, è un primo sintomo di un disagio latente. Lavorare in una fabbrica di aeronautica senza volere diventa la luce in fondo al tunnel. Notata da David Conover, un fotografo, decide di iscriversi ad una scuola per modelle, un percorso di formazione che in qualche modo la premia. Anche qui viene notata da Andre De Denes un fotografo con il quale riempie le copertine, il modo più veloce per essere notata dal mondo incantato di Hollywood. È il 1946, Norma cambia il colore dei capelli e il nome Norma Jeane si trasforma in Marilyn Monroe..
Io credo che tutto accada per una ragione.
Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere
Dal 1950 al 1954 è un susseguirsi di esperienze, dalle prime comparse al primo ruolo in La tua bocca brucia”, il successo mondiale con “Niagara” al fianco di Joseph Cotten, subito dopo “Come sposare un milionario” e “Gli uomini preferiscono le bionde”. Nel frattempo si sposa per la seconda volta con Il campione di baseball Joe Di Maggio, un matrimonio che dura appena un anno e che ha il sapore di un’altro fallimento.
Trasferirsi a New York e seguire i corsi all’Actors Studio le sembra un buon modo per buttarsi alle spalle le sofferenze e guardare avanti con fiducia. Si apre ancora una volta all’amore sposando nel ’56 Arthur Miller un drammaturgo conosciuto all’accademia. Nel frattempo, fonda una casa di produzione che tuttavia fallisce dopo poco tempo ma si riscatta girando il film di Billy Wilder A qualcuno piace caldo.
Se il successo è alle stelle, l’amore le riserva delusioni. Il divorzio da Miller nel ’62, la spinge a intrattenere rapporti instabili, i giornali la inseguono e l’eco della sua bellezza arriva anche alla Casa Bianca. I presunti rapporti con I fratelli Kennedy alimentano ipettegolezzi lasciandola comunque sola ad affrontare i fantasmi del passato. Marilyn sconfina in una forma depressiva che tenta di superare con l’alcol, e i ricoveri in clinica. L’interruzione di una gravidanza e l’allontanamento dal set per inaffidabilità peggiora una situazione mentale già fragile e complicata.
La sua morte, è scritto ovunque, è avvolta nel dubbio. Molti hanno gridato al complotto, altri hanno preferito astenersi; ciò che si sa è fra il 4 e il 5 agosto, viene ritrovata dalla sua segretaria senza vita, svestita, nella sua abitazione a Los Angeles, con una cornetta alla mano. La dichiarazione finale è di suicidio per overdose di barbiturici, ma sarà vero?
Sono trascorsi 57 anni e il mistero sulla morte di Marilyn Monroe non ha mai trovato una risposta. Troppe forse le domande alle quali si dovrebbe dare una risposta. Mi chiedo se poi abbia ancora un senso. La verità, quella vera, è che di Marilyn ce n’è una sola…