Domenica 2 ottobre sarà senz’altro una giornata speciale per Maria Sole Ferrieri Caputi: debutterà come prima donna arbitro nello sport più amato e seguito d’Italia, il Calcio, quello della Serie A. Una tappa che fa la storia in uno degli sport che è sempre stato maschile e che segna un progresso significativo nella parità di genere.
Una svolta importante
Lo abbiamo trattato qualche articolo fa con il calcio femminile e anche se l’Italia rispetto ad altri Paesi Europei va un po’ a rilento, e di strada ce ne vorrà ancora, con questo segnale si vede una svolta importante a livello arbitrale.
Maria Sole Ferrieri Caputi non è certamente arrivata per caso o per fortuna, ma come precisa il Presidente dell’Aia, Associazione Arbitri Italiani, Alfredo Trentalange, ad agosto è stata arruolata nel gruppo degli arbitri per merito e non per privilegio. La serie A attende con trepidazione questa giovane promessa sportiva che dirigerà la partita Sassuolo Salernitana questa domenica.
Ma chi è la la prima donna arbitro? Conosciamola meglio!
Conosciamo l’arbitro Maria Sole Ferrieri Caputi
Ferrieri Caputi è livornese, ha 32 anni e oltre a essere la prima direttrice di gara donna della Serie A è anche una dottoressa. Ebbene sì perché questa ragazza è laureata sia in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università di Pisa che in Sociologia all’Università di Firenze.
Non c’è solo la passione arbitrale e per il calcio nella vita della 31enne toscana che entrerà il 2 ottobre nella storia del calcio, oltre a svolgere il ruolo di ricercatrice universitaria, ha un impiego a Bergamo in un centro studi di diritto del lavoro. Ha esordito tra i professionisti nel novembre del 2015, quando viene chiamata ad arbitrare Levito-Atletico San Paolo. Ma il suo amore per il pallone l’ha portata a intraprendere la carriera arbitrale fin da giovanissima.
Ferrieri Caputi ha grinta e si vede: non si è lasciata abbattere dai fischi maschilisti e dai pregiudizi per il suo ruolo. Ma la sua gavetta racconta altro: a 25 anni ha debuttato in Serie D; a 30 è stata promossa in Serie C, a 31 ha diretto il suo primo match in Serie B. Nel 2021 è diventata la prima donna ad arbitrare una partita di Coppa Italia con una squadra di Serie A, nella partita Cagliari-Cittadella, rendendo orgogliosi i vertici dell’Aia e dimostrando grande professionalità.
Durante un’intervista per il Corriere della Sera la giovane promessa dell’arbitrato italiano aveva fatto emergere la sua grinta e le sue precisazioni in termini di disparità di genere:
Non chiamatemi arbitra, ma arbitro. Novanta volte su cento quando mi dicono arbitra è per sottolineare che sono una donna. Quindi preferisco arbitro. Credo che quando non ci sarà più l’esigenza di sottolinearlo, allora vorrà dire che ci sarà davvero parità.
Le donne arbitro oggi
Un altro modello di tutte quelle ragazze che vogliono diventare donne arbitro é sicuramente la francese Stéphanie Frappart , arbitro internazionale dal 2019.
Frappart è stata la prima donna ad arbitrare una partita di calcio maschile (in Ligue2, nel 2014), la prima a dirigere una finale di Supercoppa UEFA (2019, Liverpool vs Chelsea), la prima ad arbitrare in Champions League (2020, Juventus vs Dinamo Kiev), la prima a venire scelta per un Europeo (2020, come quarto ufficiale).
Oggi le donne che arbitrano in Italia sono circa 1700, poco più del 6% degli iscritti totali all’AIA. Ma per tornare agli albori dell’arbitraggio femminile italiano c’è una donna ad aver spianato la strada e si chiama Maria Grazia Pinna.
Maria Grazia Pinna: la prima donna arbitro in Italia
Chi ha spianato la strada a queste nuove generazioni, chi ha dovuto lottare contro pregiudizi e commenti sessisti, contro uno sport ai tempi a retaggio maschile è sicuramente Maria Grazia Pinna.
Nel febbraio del 1979 Maria Grazia Pinna, all’epoca 36enne vedova con due figli, originaria della Sardegna ma toscana d’adozione, ha fatto l’esordio da arbitro in una partita di calcio: è la prima donna in Italia ad indossare la divisa nera.
Pinna racconta:
Ho dovuto scontrarmi con molti pregiudizi. Sono contenta che oggi ci siano altre donne arbitro riconosciute a livello internazionale. Forse un po’ è anche merito mio.
Ci auguriamo che non rimanga solo un evento eccezionale ma diventi un nuovo modo di vivere lo sport senza più distinzioni di genere.
yeah. gg