Ci sono momenti in cui la vita scorre così veloce che leggere cose nuove richiede troppa concentrazione. Momenti in cui la lettura è un rifugio che deve essere obbligatoriamente lontano dalla realtà o non serve, non conforta come deve. In questo periodo, che per me è pieno zeppo di stress, rifugiarmi tra le pagine di Rinascimento privato, scritto da Maria Bellonci, è stato come un’ancora di salvezza. Trovare un appiglio poetico alla bellezza delle pagine che Maria Bellonci ha dedicato a Isabella d’Este, è stato un balsamo per la mia testa affollata e il mio cuore in affanno.
Da ragazza ne ho letti tanti di libri di Maria Bellonci, da buona classicista, le opere della grande romanziera storica sono uno spaccato imperdibile della vita nelle corti rinascimentali, letture imprescindibili per chi ha l’ambizione di voler capire il Rinascimento italiano.
Maria Bellonci nasce all’inizio del ‘900 e muore alla fine degli anni ’80, il secolo breve, come lo definì Hobsbawm, fu tutto suo anche se non riuscì per due anni a vedere la caduta del muro di Berlino. Si deve a Maria Bellonci e al suo circolo di amici della domenica – un esclusivo gruppo di intellettuali che fino dal 1944 cominciarono a ritrovarsi e confrontarsi – se nel 1947 fu istituito il premio Strega. Si deve a lei e al liquore, certo, perchè il prestigioso riconoscimento venne patrocinato dall’amico della Bellonci, proprietario dell’azienda che produceva lo Strega.
Vince anche lei il premio Strega, come lo vinse Tomasi di Lampedusa con il Gattopardo e Umberto Eco con Il nome della Rosa. Rinascimento privato fu premiato nel 1986 per tributare un omaggio a un libro che oggi è divenuto un classico e che ha, di fatto, segnato l’immortalità della Bellonci. Rinascimento privato è uno dei più belli che abbia mai letto (fidatevi, lo dico sempre ma questa volta è vero) e rileggerlo, anche dopo anni di distanza, fa così bene all’anima che arrivare alla fine provoca sbigottimento.
In Rinascimento privato, Isabella d’Este, ormai anziana, ci parla in prima persona della sua vita, da quando sedicenne andò in sposa a Francesco Gonzaga diventando così la Marchesa di Mantova in un momento storico di grande subbuglio per l’Europa e per l’Italia in particolare. Da una parte l’imperatore in costante ricerca di soldi, dall’altra il Re di Francia, da una terza parte il Papa Borgia e suo figlio, il Valentino (dal ducato di Valentinois che ebbe in regalo dal Re di Francia, appunto), da un quarto lato Venezia e la sua inimicizia con Mantova. E poi lei, la nemica, la cognata tanto odiata, l’immorale Lucrezia Borgia, diventata moglie del fratello, Alfonso d’Este e Duchessa di Ferrara e Modena, nonchè amante del marito di Isabella, Francesco Gonzaga.
Isabella d’Este ci racconta di se stessa dalle pagine di Rinascimento privato che si fatica a definire moderno: il linguaggio è ciò che lo rende un vero gioiello, il trionfo della sua autrice. Una lingua che è parlata dalla primadonna del Rinascimento e che al contempo deve avvolgere il lettore, un italiano inventato che sa di antico, che riutilizza termini in disuso e ne inventa alcuni di sapore rinascimentale. Maria Bellonci crea un nuovo modo di scrivere il romanzo storico, una biografia in prima persona di cui si fatica a riconoscere il limite tra fantasia e realtà.
Così dovevano parlare tra di loro i principi e i marchesi nelle loro corti, così dovevano pensare, così dovevano sentire perchè lo scenario ricostruito dalla Bellonci è così realistico che è impossibile che le cose siano andate diversamente da come lei ci racconta per bocca di Isabella d’Este in Rinascimento privato.
Isabella d’Este fu grande mecenate di poeti e pittori, donna di gusti sopraffini in fatto di musica e moda, regina di uno stato piccolo che riuscì a circondarsi di una corte che non ebbe uguali neanche in quella fiorentina. Un libro che si deve leggere e che dovrebbe essere obbligatorio in ogni scuola, come approfondimento e grande lezione di scrittura.