Ci sono persone nella vita che lasciano il segno. Che siano donne o uomini, non fa differenza, per loro parla il carisma, quel sottile e indecifrabile miscela chimica che li rende unici e inimitabili.
Accade pure che di questa immensa qualità non ne hanno coscienza tanto è naturale il mostrarsi per ciò che si è.
Se così non fosse o non fosse stato, probabilmente non avremmo memoria di grandi personaggi, dei miti consegnati alla storia sportiva. Non è solo una questione di bravura, a renderli più famosi di altri è la consapevolezza che, anche a distanza di tempo, la loro immagine o il loro ricordo è rimasto intatto.
Marco Simoncelli, il ricordo del campione a dieci anni dalla morte
Il sorriso straordinario di Marco Simoncelli è uno di questi. Di lui sono pieni gli aneddoti che lo ricordano come uno dei più promettenti centauri del nostro tempo, in qualche modo erede designato di Valentino Rossi, Una passione rincorsa fin da piccolo alla quale sarebbe stato difficile mettere un freno e che, nel bene e nel male, lo ha consegnato alla storia.
Il sorriso di Marco si è spento quel tragico 23 ottobre di dieci anni fa sulla difficile pista di Sepang in Malesia.
Una gara che in qualche modo avrebbe dovuto consacralo definitivamente nel palcoscenico della MotoGP mondiale e che invece lo ha reso immortale nella memoria.
Un momento triste che ricordo molto bene per la velocità e la crudezza con cui la notizia all’epoca fece il giro il mondo. La Honda di Marco è tra le favorite per tagliare il traguardo fino alla curva maledetta che lo vede slittare e perdere il controllo della moto.
La forza disperata di rientrare in pista, la velocità con cui viene colpito da coloro che in quel momento lo inseguiva in gara e che involontariamente lo incrociano sulla traiettoria. Tra questi anche la moto di Valentino Rossi. Un giorno da dimenticare per il dolore profondo provato da chi sui bordi del circuito aveva compreso che per Supersic non c’era più nulla da fare. Ma chi era il SIC fuori dalle piste?
Marco Simoncelli la stoffa del campione
Lo dipingono come un ragazzo introverso e molto riservato capace di salire in sella e correre a 300km all’ora senza paura con un coraggio smisurato, pur di superare tutti in curva.
Nel suo DNA una gran voglia di vincere; a 12 anni vince il campionato italiano, a 16 anni trionfa al campionato Europeo 125. A17 anni sotto la pioggia, vimce per la prima volta con la mitica Aprilia classe 125 a Jerez.
Nel 2006, a 19 anni, passa alla 250 con la Gilera continuando poi con l’Aprilia Rsa con la quale corre al Mugello e in Catalogna. Nel 2008 conquista il campionato del Mondo nella classe di mezzo e quasi riesce a doppiarlo l’anno seguente.