Luna operaia è quella di settembre; splendente astro che avverte chi la sa ascoltare: molto c’è da fare e poco il tempo che rimane.
Alla luna settembrina sette lune le s’inchina.
Caro iCrewer è finito ormai il tempo delle vacanze, la luna di settembre giunge a rischiarare la notte e, per chi ancora ha memorie delle nostre tradizioni, a far tirare i bilanci e ricordare che è giunto il tempo dei raccolti.
Oggi vorrei raccontarti un pezzo di me, sai che in realtà sono molto riservata e ho mille segreti nascosti nel cuore, però con questa luna per me così importante non posso fare altro che rievocare un pezzetto delle mie radici.
Devi sapere che la luna di settembre è dedicata al raccolto e al vino e proprio mentre nelle campagne che circondano il mio paesello i contadini sono affaccendati nella vendemmia e nei pesi limitrofi si celebra la festa dell’uva io non posso non raccontarti una parentesi della mia vita, che poi è anche un piccolo frammento della storia della nostra nazione e voglio farlo come mi esce meglio, ovvero come se fosse un minuscolo estratto di uno dei miei romanzi…
Maccarese, attualmente piccolo borgo di Roma e considerato una frazione di Fiumicino, fino agli anni venti del 1900 era una zona paludosa che necessitava di parecchi lavori di bonifica.
Fu grazie all’arrivo dei migranti provenienti dal Veneto che presero piede dei considerevoli lavori di risanamento di quell’area, fino alla creazione di un vero e proprio gioiello che la mia nonna ha sempre descritto come un’enorme vivaio.
Se spesso parlo delle mie origini pugliesi, difficilmente racconto questa parte di me, eppure l’amore per il verde, il mio continuo ricercare un contatto con la natura, il giardinaggio, sono tutte qualità che distendono qui le loro origini: nei racconti della mamma di mio padre.
Era poco più che una ragazzina quando partì dal Veneto per arrivare fino a Maccarese, dove viveva suo padre e con lui iniziare a lavorare quelle terre fino ad ottenerne vigneti, ulivi, campi coltivati… un vero e proprio centro agricolo.
Lei spesso mi racconta quanto la luna sia importante per il mondo contadino; la mia nonna conosce una moltitudine di antichi detti, in base alle fasi lunari mi consiglia quando sia meglio potare le piante, tagliare unghie e capelli o restare incinta. E’ un mondo magico quello che fin da piccola mi ha narrato, anche se il suo ricordo che preferisco è quello che mi ripete ogni volta che vado a trovarla: “quando ero giovane e si finiva di lavorare nei campi, era già sera inoltrata e allora con le amiche aspettavamo il nascere della luna, facevamo falò con i rami secchi e ballavamo come se in realtà non fossimo già esauste.“
Ma te la immagini tu la mia nonna che balla al chiaro di luna?
Comunque tutto questo per dirti che un pezzetto della luna di settembre vive nel mio cuore, perché ho origini che mi legano alla terra e i piedi piantati in Piemonte dove per ogni suo paese in questo momento si festeggia il dolce succo dei grappoli maturi.
Se vai a Maccarese o a Fregene puoi vedere molte case simili a questa, sono definite casali colonici, quella della mia famiglia è rimasta più o meno intatta, in testa conserva ancora la scritta “Vittoria”, mentre molte altre sono state restaurate per diventare più lussuose abitazioni.
Ma ora veniamo a noi… se vuoi conoscere il legame spirituale e magico che lega la luna, il mare, la terra e noi suoi abitanti puoi trovare su internet una moltitudine spropositata di testi, ma dato che sai che io ho un debole per la narrativa per ragazzi il mio consiglio è di leggere: Dalla Terra alla Luna di Jules Verne.
Questa è la sua sinossi, l’età di lettura consigliata è dai nove anni in su.
Dopo la guerra civile americana, Impey Barbicane, presidente del Gun Club, decide di rompere l’apatia che la pace ha portato costruendo un cannone dalle dimensioni incredibili. Il suo scopo è quello di inviare un proiettile sulla Luna. I soci di questa singolare associazione aderiscono con entusiasmo all’iniziativa e i progetti cominciano nel clamore che tale impresa suscita in tutto il mondo. L’idea è talmente emozionante che Michel Ardan, avventuriero francese, decide di prendervi parte proponendo di modificare la forma del proiettile in modo tale da poter accogliere e trasportare i primi astronauti della storia. Quando si intraprendono gesta di tale natura, però, gli imprevisti possono accadere in qualunque momento, nonostante le grandi menti che vi prendono parte. E se gli incidenti dovessero accadere quando non si può più tornare indietro? In questo caso il cuore e la mente umana dovranno affrontare l’ignoto.
Spero di non averti annoiato troppo e chi lo sa, magari un giorno andrò anche io a visitare Maccarese e un romanzo sulla vita della nonna…