Ci siamo caro iCrewer, ancora un giorno e la luna, questa nostra compagna fedele nei secoli, ritornerà a splendere piena e sorridente esattamente alle 5.13 del 12 dicembre.
La luna è una compagna fedele.
Non va mai via. È sempre di guardia, risoluta, ci conosce con il buio e con la luce, e come noi è in continua trasformazione. Ogni giorno è una versione diversa di se stessa. A volte tenue e pallida, altre intensa e luminosa. La luna sa cosa significa essere umani…
Tahereh Mafi
La luna di dicembre è chiamata Luna della quercia, ma anche Luna fredda, la Luna dalle lunghi notti, Aerre Geola, Wintermonat, Heilagmanoth, Luna pesante, Luna amara, Luna del fuoco e delle cenere.
La mitezza dell’autunno ha ceduto lentamente il passo alla stagione del grande freddo e ormai l’inverno è arrivato, sebbene diversificato nella sua natura a seconda delle zone della terra (in molti luoghi è il tempo della prima neve), potente e dominate, e nell’immaginario collettivo è una stagione che fa paura.
In passato, era la stagione che mieteva più vittime: le persone di costituzione fragile morivano di raffreddore e bronchite, delle malattie d’inverno, come lo dice l’antico proverbio:
Aria di fessura porta alla sepoltura
E’ vero, in questo periodo le energie sono lente, fredde e oscure, ma è solo una piccola parte della verità; e chissà perchè, in questo periodo, ci rinchiudiamo un po’ di più in noi stessi, ci isoliamo dal mondo, e ci ritroviamo soli di fronte ai nostri demoni, alle nostre paure. Come Madre Terra ha lasciato cadere tutti i suoi ornamenti, per concentrarsi sull’essenza delle cose, anche la nostra attenzione può’ rivolgersi verso il nucleo interiore della nostra spiritualità.
Per darti un’idea di cosa significhi questa luna dobbiamo rifarci alle culture celtiche che attribuivano alle lunazioni nomi strettamente collegati alla natura, piante e animali.
D’inverno le vecchie querce esibiscono una chioma esausta, ma non vinta, ancora salda e sempreverde, resistendo fiere al loro posto.
Avete mai guardato una vecchia quercia in questa stagione? Affonda il tronco solido nella terra desolata e già dalla sua forma allargata verso il basso si intuisce la vastità del fascio di radici immerse nella terra, che la sostengono e la nutrono. La quercia è sola… isolata.
Però, se la guardate bene scoprirete che il riparo sicuro che offre con amore e amicizia, anche nei momenti più rigidi dell’inverno, agli animali amici fa sì che nelle pieghe del suo tronco, sotto l’arco delle sue radici vi siano molte creature a farle compagnia e ad amarla anche durante il buio.
Poco più in là altre querce sorelle, altrettanto solide e sicure, dialogano con lei dalla giusta distanza, senza sottrarle il suo spazio vitale… in amicizia incondizionata.
La quercia è solida: ha attraversato indenne, grazie proprio alle sue solide radici, le più aspre tempeste, ha visto nascere e morire la vita intorno a lei, ha sentito cinguettare gli uccellini e cantare gli uomini felici. Ha sostenuto chi ha appoggiato la fronte alla sua corteccia piangendo crudeltà e tradimenti.
Ha gioito dell’amore degli uomini che si sono fermati a riposare all’ombra della sua chioma dopo tanto aver molto lavorato nei campi fertili, e ha sorriso degli sciocchi che si son fatti belli del lavoro altrui stando sdraiati al sole mentre gli altri coltivavano.
Non ha sofferto granché dell’energia che ha dovuto cedere ai parassiti; in fondo poteva permetterselo a differenza di piante che hanno meno radici!
La quercia è vecchia, nella sua ombra sono state messe in scena molte vicende della vita, con la loro bellezza e le loro tragedie. Lei conosce l’anima delle creature che passano di lì, che siano farfalle che si nutrono di nettare o insetti coprofagi e le osserva tutte con distacco e benevolenza.
Le querce più vecchie vengono chiamate “esemplari“. In effetti sono un significativo esempio di come si possono attraversare le stagioni della vita irrobustendosi.
La quercia è saggia, sa che le tempeste non durano… come il buio dell’inverno o la crudeltà e la distruzione; tutto ha un termine e, se pure nel campo passa la furia distruttiva delle calamità, la quercia sa che la terra sarà ancora più fertile e rigogliosa, una volta rimarginate le sue ferite.
Per quanto stanchi siamo, dunque, cerchiamo di essere fino in fondo come le vecchie querce, che con la loro solidità e la loro saggezza sorridono al tempo che scorre e, fiduciose, attendono la nuova primavera. E come ti ho spiegato precedentemente, quest’albero non era solamente un elemento vegetale tra tanti altri, un elemento costitutivo delle grandi foreste iperboree, ma una presenza sacra, la presenza tangibile del divino nella natura.
La quercia, per il suo aspetto forte e maestoso e per la resistenza del suo legno, è stata considerata simbolo della forza, della resistenza, della perseveranza, della lealtà e della virtù eroica. Infatti nelle gare atletiche i Greci conferivano ai vincitori una corona di quercia e ai soldati romani che avevano salvato in battaglia la vita di un compagno veniva data come premio sempre una corona di quercia con le ghiande. La quercia aveva una particolare importanza religiosa, perché appariva strettamente connessa alle divinità supreme folgoratrici e tuonanti . Poiché queste la colpivano più vistosamente, sembravano quasi una parte integrante della quercia stessa e per questo fatto ricevevano la caratterizzazione di ‘divinità della quercia’, come Zeus, Giove per i Latini, Thor per le popolazioni scandinave e Donar per i Germani.Infatti Zeus-Giove, veniva chiamato ‘Quernus’ (che deriva dal termine indoeuropeo ‘quercus’ che significa quercia) e il suo volere poteva essere conosciuto anche attraverso questa pianta.
Quando il cristianesimo penetrò nel cuore delle foreste germaniche, i suoi primi nemici furono gli alberi. I monaci divennero perciò degli ardenti disboscatori; per combattere la credenza negli dèi pagani, bisognava abbattere gli alberi che erano la manifestazione visibile sulla terra della potenza degli dèi. La quercia era anche simbolo di statura spirituale, rappresentata dalla notevole altezza che veniva raggiunta dall’albero. Per le popolazioni celtiche era anche il simbolo dell’ospitalità: attirava le forze benefiche e allontanava quelle maligne, perciò era considerata la guardiana della casa presso cui era piantata. Per questo i pionieri americani avevano l’usanza di piantare una quercia presso la loro casa per tenere così lontano le forze del male.
Questa Luna è precursore del vecchio sole adulto che si sacrifica spegnendosi (solstizio d’inverno con la notte più lunga), mentre Madre Terra concepisce un nuovo piccolo Sole che non ha ancora la potenza di scaldarci ma dà inizio ad un nuovo ciclo, al rinnovamento, alla nuova vita, allo scorrere del tempo e della natura.
E il Natale cristiano nasce dal tentativo di assorbire i culti primordiali del Dio Mitra. oppure assorbe i culti nord europei sostituendosi a festività quali quella di Yule, in cui il Re agrifoglio (vecchio anno) perde il combattimento con il Re quercia (anno nascente).
Le lezioni difficili sono quelle che ci fanno crescere, sono quelle che ci rendono forti. Chi ci ama non ci risparmia la fatica o il dolore ma ci aiuta a rialzarci, a credere in noi stessi e a lottare. Chi ci ama ci insegna a guarire dalle nostre mancanze, a trasformare le nostre debolezze in forze. Ed è ciò che fa la Luna della Quercia, la nostra “Nonna Luna”: questo archetipo materno ci spinge a crescere facendo leva sul nostro inconscio, confrontandoci con i nostri aspetti più bui, per imparare a conoscerli, accettarli e guarirli.
A tal proposito ti segnalo questo libro di Pietro Baravelli
La luna e la quercia del 2013
“propone una collana di riflessioni intorno al significato del vivere, brevi novelle esemplari, divagazioni e approfondimenti sugli uomini e sul loro destino”
Ed anche Arboreto salvatico di Mario Rigoni Stern del 2015
“Dal larice “albero cosmico lungo il quale scendono il sole e la luna”, alla quercia con la sua forza araldica, al faggio “albero felice agli dèi”, al tasso simbolo della morte e dell’eternità”
Detto questo credo sia opportuno fare in modo che le nostre radici sprofondate al massimo nel terreno, che aspettano solo di risalire, si risveglino perchè il cammino intrapreso attende la svolta che ci riporterà su verso la luce, il risveglio del seme nascosto nelle profondità della terra che sboccerà nel suo fulgore a primavera.
Ora è in arrivo il nuovo anno…e il ciclo ricomincia.
Buona Luna e buona vita.