L’inclusione sportiva è oggi uno dei temi più complessi e dibattuti, soprattutto quando riguarda atlete intersex e transgender. A riportare l’attenzione su questa sfida etica e sociale è Luca Grion, filosofo e docente, con il nuovo volume (S)confini. La lotta delle donne per l’inclusione nello sport (Erickson, 2025).

L’ascolto come primo passo verso l’inclusione
C’è un gesto che sembra semplice ma che, in realtà, cambia tutto: saper ascoltare. È proprio da qui che parte Luca Grion nel suo nuovo libro “(S)confini. La lotta delle donne per l’inclusione nello sport” (Erickson, 2025). Non si tratta di un saggio che vuole imporre risposte immediate, ma di un invito a fermarsi, riflettere e lasciare che le domande ci abitino.
In un mondo abituato a schierarsi in fretta, Grion chiede al lettore di sospendere il giudizio per provare a comprendere. Perché dietro il dibattito sulle atlete intersex e transgender non ci sono solo regolamenti o numeri: ci sono storie, vite, identità che meritano ascolto.
Inclusione sportiva: un equilibrio tra equità e diritti
La domanda centrale è tanto semplice quanto spiazzante: ha senso che le atlete intersex e transgender gareggino nelle categorie femminili? Se sì, a quali condizioni?
Vicende come quelle di Caster Semenya, Lia Thomas, Imane Khelif e Valentina Petrillo mostrano quanto sia difficile, per chi non rientra nei parametri tradizionali, essere riconosciuta come atleta e come avversaria alla pari. Non sono “casi” da giudicare dall’esterno, ma esperienze che interrogano la coscienza collettiva e sfidano le categorie dello sport.
La biodiversità dello sport: una visione nuova
Uno dei passaggi più originali del libro è l’idea di “biodiversità dello sport”. Grion sottolinea che non esiste una regola universale, valida per tutte le discipline: cambiano i contesti, le finalità, i livelli di competizione. Per questo, parlare genericamente di “sport” rischia di essere fuorviante.
Ogni ambito – dal livello scolastico a quello professionistico – richiede soluzioni specifiche, attente alle diverse esigenze.
Un dialogo che non ammette scorciatoie
Ciò che rende il volume particolarmente attuale è il rifiuto delle semplificazioni. Grion invita chi chiede inclusione senza limiti a non dimenticare l’importanza dell’equità sportiva, e chi invoca esclusione totale a non ignorare le voci spesso marginalizzate.
Non si tratta di scegliere una parte, ma di costruire un equilibrio paziente tra equità e inclusione, un equilibrio che non può essere imposto dall’alto, ma deve nascere dal dialogo, dalla trasparenza e dalla responsabilità condivisa.
Un libro che fa pensare
(S)confini non offre soluzioni preconfezionate, ma propone al lettore un percorso di consapevolezza. Chi lo legge non resta neutrale, perché ogni pagina invita a guardare più da vicino le storie di donne che hanno lottato – e lottano ancora – per essere riconosciute nello sport.