Caro Lettore, oggi ti parlo del romanzo Louis Daguerre. L’alchimista che fermò il tempo di Ennery Taramelli, edito Diabasis.
La lettura di questo romanzo, seppur io non sia un’esperta d’arte, è stata davvero “illuminante”: in primo luogo perché ho potuto conoscere la storia dell’invenzione del processo fotografico chiamato “dagherrotipia” e poi perché la storia personale di questo artista, che l’autrice ha romanzato, mi ha completamente rapito.
Il romanzo è frutto di una complessa ricerca che Ennery Taramelli, storica e critica d’arte, ha deciso di intraprendere per colmare i vuoti e la controversa opinione che molti hanno di Louis Daguerre.
Come precisa nella nota finale al libro la ricerca su questo artista non è stata facile per via della scarsa documentazione sulla vita e sulle opere.
Si percepisce molto forte la volontà da parte dell’autrice di restituire a questo artista l’onore e la verità che non gli sono stati riconosciuti.
Il romanzo è composto da tre parti: nella parte iniziale, il manoscritto di Madame D, che riguarda la messa a punto dell’invenzione, fino al momento in cui la stessa fu resa pubblica, l’autrice tiene fede alla veridicità degli eventi storici e dei personaggi.
E poi nella seconda e terza parte, attraverso l’immaginazione, laddove i fatti e i documenti non permettevano, l’autrice ha raccontato ciò che poteva essere accaduto addentrandosi nella storia personale di Daguerre e soprattutto, quale cultore dell’alchimia, nel suo “viaggio nei sotterranei dell’anima” attraverso i simboli contenuti nelle sue opere.
Dal 1824 ha poi iniziato a fare esperimenti per mettere a punto una tecnica per fissare l’immagine ottenuta attraverso la camera oscura, che prenderà il nome di dagherrotipia.
Il ritratto che ne fa Ennery Taramelli è quello di un uomo convinto della bontà della sua invenzione e che ha sacrificato tutto pur di riuscire nel suo intento.
A me questo romanzo è piaciuto molto soprattutto nell’impostazione: tre libri e un epistolario, il primo libro scritto dalla misteriosa Madame D e il secondo e terzo da Juliette Delpire.
Del primo libro, in particolare, ho apprezzato la suspense che l’autrice ha creato attraverso i dialoghi appassionati tra artisti e scienziati dell’epoca.
A parlare è, infatti, Samuel Morse, pittore americano inventore del telegrafo elettromagnetico, che incontrò Daguerre al Diorama su suo invito. Particolarmente sconvolgente è proprio l’incendio al Diorama, teatro dove l’artista conservava tutta la sua attrezzatura e i suoi lavori.
Ma quel momento segna proprio il destino di Daguerre che è sempre più convinto a portare avanti la sua invenzione.
Il secondo e terzo libro sono ambientati a Thiers nell’Alvernia, luogo in cui vivrà la sua esperienza iniziatica e un’appassionata storia d’amore con Berthe Dumousset, alla quale la sua vita rimarrà legata per sempre.
Di questi due libri ho apprezzato molto il personaggio di Berthe, temeraria e determinata, che non ha avuto nessun dubbio sull’amore che li legava e, nonostante Daguerre fosse sposato e per questo era in difficoltà gli risponde:
“Come può essere il nostro amore adultero, se l’amore è la forza più possente del creato? Quando mai la legge degli uomini ha fornito la risposta a questa verità? La sacralità dell’amore non compete al giudizio degli uomini”.
Altro aspetto interessante è la capacità di Berthe di mettersi da parte comprendendo la missione importante che Daguerre deve compiere, avendone lei stessa apprezzato la grandezza, nonostante l’attesa di un figlio. Un sacrificio d’amore enorme che li legherà per sempre.
Tutto il romanzo è impreziosito da diverse illustrazioni.
La parte che riguarda il simbolismo, l’ordine dei Rosacrociani e gli aspetti legati a Daguerre come prescelto per realizzare il diorama del tempio dello Spirito presso la chiesa di Bry sur Marne in una cittadina vicino a Parigi è davvero molto suggestiva.
“La geometria sacra e le proporzioni armoniche attivano le correnti telluriche del sottosuolo.
Tramite le vetrate istoriate, l’energia del sole fluisce concentrata, polarizzata e modula le forze cosmiche secondo frequenze vibratorie.
Nella cattedrale tutto è vibrazione, come nell’universo tutto è onda”.
Lo studio che c’è dietro la stesura di questo libro è documentato nella nota finale e nell’elenco delle illustrazioni.
Come dicevo inizialmente non sono competente d’arte, ma questo romanzo mi ha colpito per la passione che si percepisce in ogni parola, nei dialoghi e nei personaggi, soprattutto quelli di fantasia, costruiti sapientemente dall’autrice.
Come sempre buona lettura!