Lorenzo Sonego è un simpatico trentenne, magro, baffetti, longilineo, sguardo sveglio e sempre sorridente, insomma il classico bravo ragazzo. Questo per chi il tennis non lo mastica o lo guarda distrattamente.
Per tutti gli altri “il guerriero Sonny” come lo chiamano gli amici, occupa, attualmente, il terzo posto nella classifica generale del tennis italiano e la 28esima del best racing mondiale. Chi l’avrebbe mai detto!
Ad essere sincera, pur se discretamente acculturata in materia, di lui fino a poco tempo fa, non conoscevo granché, anzi quasi nulla.
Lorenzo Sonego forza mentale e tanta passione
La sua storia agonistica almeno fino a sabato scorso, non ha mai coinvolto più di tanto l’attenzione del pubblico esperto. Sarà stata offuscata dalle reali gesta del collega Berrettini ormai un habitué del palcoscenico mondiale? o dell’ancor più giovanissimo altoatesino Jannik Sinne, da tutti ormai definito come la futura promessa del tennis mondiale.? Probabilmente si e non è certo una novità. La spettacolarizzazione dello sport è importante quanto scoprire che a renderla viva sono i talentuosi in grado di conquistare improvvisamente le pagine dei giornali con il risultato imprevedibile.
Ma torniamo a Lorenzo Sonego e alla sua avventura straordinaria. La sua infatti lo è davvero. Da piccolo sogna di diventare un calciatore, poi, considerata l’altezza di 1,91 frequenta anche il basket, un’alternativa più che valida anche se il tennis lo coinvolge. Lorenzo non si dimostra l’infant prodige del tennis, arriva al professionismo nel 2014 a vent’anni.
Nel 2016 inizia a giocare nei circuiti Challenger, vince il primo titolo a Ortisei nell’ottobre del 2017 occupando il n. 212 del ranking mondiale.
Nel 2018 il pubblico comincia ad applaudirlo negli incontri dell’Australian Open, a New York, nella vittoria di un secondo Challenger.
Sale in classifica e nel 2019 raggiunge la posizione n.70 grazie ai quarti di finale a Marrakesh e Monte Carlo. Nello stesso anno, il 29 giugno vince l’ATP 250 di Antalya, sull’erba turca, che gli vale il primo ingresso in top 50.
Per Lorenzo Sonego il percorso non è stato poi cosi facile, più che il suo talento a mandarlo avanti è stata la determinazione, l’impegno nel migliorare la tecnica, il suo cuore, la gran voglia di riuscire e la positività nell’affrontare i momenti difficili.
Una virtù per pochi che io apprezzo molto. Senza dubbio ho un debole per la categoria dei giovani forti e coraggiosi, quelli non baciati dalla fortuna, capaci giorno dopo giorno di giocarsi un’opportunità, di trasformare le esperienze negative in grandi vittorie
Lorenzo Sonego come una sconfitta si trasforma nella vittoria più importante
Sabato sera Lorenzo è sceso sul campo centrale del Foro Italico di Roma per giocarsi la semifinale più importante della sua vita dopo una straordinaria vittoria conquistata nello stesso giorno agli ottavi con Rublev, n. 4 del mondo.
Dall’altra parte del campo non lo aspettava certo un altro speranzoso come lui ma il numero uno del tennis mondiale, che già solo pronunciare la parola metterebbe l’ansia a chiunque.
Sto parlando di quel Diokovich che a 34 anni nonostante la sconfitta con Rafael Nadal in finale, non ne vuole sentire parlare di appendere la racchetta al chiodo anzi entrambi hanno già fatto le valigie per giocarsi un’altra changes al Roland Garros.
Una finale incredibile, certo una sfida che ha coinvolto tutti, un ultimo incontro da incorniciare, senza dubbio, ma è stato questo che ha colpito di più? Non credo.
Penso, e non credo di essere la sola, che alcuni momenti, per il loro significato, diano senso al messaggio sportivo. E non c’è nulla da fare, li ricordi meglio di altri, per la carica emotiva, per il rispetto verso i mille sacrifici fatti, per la forza mentale. Vuoi mettere l’abbraccio di Diokovich con Lorenzo alla fine di una gara estenuante, il sorriso e la gratitudine per il sostegno ricevuto prima di uscire dal campo? È stata più di una vittoria.
Di Lorenzo Sonego non ho alcun libro da consigliarti ma di lui sentiremo parlare più spesso magari in sua bellissima autobiografia. In attesa, se non hai avuto l’opportunità, guardarti la semifinale, è un’emozione unica!
Io, quella semifinale, me la sono goduta dall’inizio alla fine.