Caro Lettore, non so se a te capita ma sicuramente si, di scegliere un libro perché ti ispira il titolo o la copertina e poi dopo averlo letto non fermarti più perché vuoi continuare con tutti i libri di quell’autore o autrice.
A me è successo molte volte ed anche con Lorenzo Marone è andata così.
La sua è una scrittura molto fluida, soave e dal potere quasi terapeutico.
I suoi personaggi sono diversi dai soliti, a volte anche un pò ai margini o bizzarri.
Rappresentano però proprio la realtà negli aspetti più difficili da affrontare, fatta anche di imperfezioni e di brutte situazioni. La sua diventa quasi una denuncia: attraverso la scrittura ci mostra ciò che non va, ma sempre con uno spiraglio aperto alla speranza.
Chi è Lorenzo Marone?
Lorenzo Marone è nato a Napoli nel 1974. Dopo la laurea in giurisprudenza e qualche anno da avvocato ha deciso di dedicarsi completamente alla scrittura.
Il suo primo romanzo, La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015) ha vinto diversi premi: Premio Stresa 2015, Premio Scrivere per amore 2015, Premio Caffè Corretto – Città di Cave 2016, e ha ispirato un film, La tenerezza, con regia di Gianni Amelio.
Il film è molto bello e intenso, ma non come il libro, perché secondo me le immagini che ognuno di noi crea nella sua testa sono sempre diverse e insostituibili. Comunque da vedere.
Dal 2018 è direttore artistico della fiera del libro di Napoli “Ricomincio dai libri”.
Come prima lettura
La prima lettura che mi ha avvicinata a questo autore è stata proprio La tentazione di essere felici.
Questo romanzo non parla di sogni ma di rimpianti, quelli che nascono da tutte le “non scelte” che poi ti si ritorcono contro.
Cesare è ormai capace di anestetizzare le sue emozioni, consapevole che gli rimane poco tempo, ma questo gli serve principalmente a non pensare alle scelte che non ha fatto nella sua vita, come lasciare sua moglie invece di tradirla o seguire i suoi figli, essere nonno.
Ma questo incontro gli fa scoprire che c’è ancora posto nella sua vita per desiderare, per tentare di essere felici, anche a costo di rischiare.
L’autore lancia così un monito a vivere la vita come protagonisti e non come controfigure di sé stessi, perché poi arriva il tempo dei bilanci. Il monito è di non tentare di essere felici ma di esserlo!
Questo libro mi ha fatto vedere le cose da un punto di vista che al momento non mi appartiene, perché sono ancora giovane, ma prima o poi a quel momento ci arriverò anche io e a quel punto è auspicabile non solo aver tentato di essere felici ma averne fatto uno stile di vita.
Cesare mi è entrato nel cuore, mi ha affascinata, mi ha presa per mano e mi ha fatto immergere in una quotidianità davvero realistica e di grande impatto emotivo, sia per il suo modo di parlare senza freni e senza paura del giudizio, vista la sua età, sia perché, seppur tardi, riesce a trovare un appiglio per risalire dal torpore in cui era destinato a morire.
Quindi anche questo mi ha fatto pensare che non è mai troppo tardi e per questo vorrei che tutti leggessero questo libro.
Per rimanerne affascinato
Però il libro che davvero mi ha fatto innamorare di questo autore è stato La donna degli alberi (Feltrinelli 2020).
Dopo poche righe mi “catapultava” in un mondo fatto di pochissime cose: una baita, il fuoco, qualcosa da mangiare e la natura incontaminata, attraverso una protagonista che nel suo percorso ha lasciato molto spazio proprio al tempo che in natura trascorre lento.
La lentezza, l’assaporare, il godere del tempo e delle piccole cose contrapposte alla frenesia del quotidiano.
La cura, l’amore, la passione che ci vuole per far crescere qualcosa e l’attesa senza pretendere, ma con la sicurezza che il miracolo della natura accade sempre, perché le stagioni si susseguono e portano freddo, pioggia o sole, vento.
Così ho appreso il valore dell’attesa, ho capito che il bello si cela nelle cose lente, dentro quell’intervallo la mia mente metteva ogni cosa e si caricava d’entusiasmo.
Ho imparato allora ad aspettare l’attimo successivo, l’imminente che senti nell’aria e a non marcire invece per un qualcosa che forse un giorno arriverà.
La donna degli alberi prima di ricevere questo nome fa un percorso interiore e anche proprio di vita vissuta a stretto contatto con la natura che le restituisce il contatto con la parte più vera di se stessa.
Anche in questo caso l’autore lancia un monito: la natura deve essere preservata perché è la prima nostra vera maestra di vita, dalla natura noi possiamo imparare tutto e possiamo sempre tornare per sentirci a casa.
Per questo a volte la felicità si nasconde anche dietro un gesto che non facciamo solo per noi ma che è un valore che lasciamo anche agli altri: in questo caso piantare degli alberi, ma ognuno di noi può fare qualcosa.
Spero di averti trasferito la mia passione per queste letture.