Ci sono libri che rimangono nella Storia per la loro bellezza, la loro forza, la loro intensità o per la cura nel trattare argomenti delicati. Altri, invece, semplicemente perché fanno parlare di sé.
È questo il caso del generale Roberto Vannacci che ha suscitato numerose polemiche a causa del suo primo libro Il mondo al contrario. Ciò nonostante (o forse proprio per questo) il suo libro è salito nella classifica dei libri più venduti nei mesi successivi alla sua uscita.
In vista dell’uscita del suo secondo libro Il coraggio vince, edito da Piemme, in questo numero di Lifestyle ripercorriamo insieme le tappe di quello che è divenuto a tutti gli effetti un caso editoriale.
Vannacci e le critiche per Il mondo al contrario
Nell’agosto dello scorso anno, il generale ha pubblicato un libro autoprodotto su Amazon dal titolo Il mondo al contrario, opera che è salita all’attenzione di tutti i media per il suo carattere estremamente provocatorio o, forse, sarebbe più corretto dire, discriminatorio.
Nell’opera, infatti, Vannacci, senza troppi giri di parole, si lancia in una serie di accuse dalla parvenza razzista e omofoba denunciando quelle che, secondo lui «erede di Giulio Cesare» sono le storture della società italiana.
Dagli omosessuali «che normali non sono», agli ambientalisti «minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti», fino ad arrivare agli atleti come Paola Egonu definita «italiana di cittadinanza» ma con «tratti somatici che non rappresentano l’italinità», i bersagli della sua indagine sono molteplici.
E non sono mancate anche frasi estremamente violente quando, a proposito di legittima difesa, ha scritto di ritenere comprensibile «piantare la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo».
Le reazioni non sono tardate ad arrivare da ogni parte, tanto dal mondo della letteratura, quanto da altri media. In tantissimi si sono sollevati contro il generale Vannacci criticandone la prosa sgrammatica e scorretta nonché i toni decisamente troppo accesi e denigratori, nonché una spiccata istigazione all’odio del quale scrive di rivendicare «a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente».
Alcune testate giornalistiche, al contrario, ne hanno difeso il carattere provocatorio e sostanzialmente “libero” di chi, come il generale, non ha avuto timore ad andare controcorrente.
Anche le istituzioni sono scese in campo per prendere posizione. La maggior parte dei ministri ha criticato negativamente il contenuto di questo libro definito razzista, omofobo e negazionista sul versante della crisi climatica. Anche lo stesso ministro della Difesa Crosetto, sui suoi canali social ha subito preso le distanze dalle posizioni del generale Vannacci, definendole del tutto personali.
L’Esercito italiano si è schierato contro il generale ed è proprio dello scorso 28 febbraio la notizia di un provvedimento disciplinare nei suoi confronti che comporta la sospensione per 11 mesi per «carenza di senso di responsabilità» e «lesione al principio di neutralità delle Forze Armate».
Ad esprimere il proprio disappunto per tale provvedimento è intervenuto lo stesso Salvini, ministro dei Trasporti, che non ha esitato a difendere Vannacci e a ventilarne, addirittura, una possibile “discesa in campo” al fianco della Lega per le elezioni europee di giugno.
Il coraggio vince: il nuovo libro di Roberto Vannacci
Forse proprio da questo “successo” è nata la decisione da parte dell’editore Piemme di pubblicare il secondo libro del generale Vannacci dal titolo, ancora provocatorio, Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore.
Si tratta di un’autobiografia in cui il generale racconta tutta la sua vita “da incursore”: dalla sua infanzia alla sua carriera militare sino ad arrivare alle vicende che l’hanno visto protagonista di testate giornalistiche e negli studi televisivi. L’intento è certamente quello di ripercorrere le tappe della propria vita, mostrandosi al pubblico non solo come un generale di cui si celebrano anche le imprese, ma anche come un uomo come tanti dalla vita non diversa da quella di molti altri. A differenza del primo libro, inoltre, in questa seconda opera i toni sono decisamente meno enfatici e le sue posizioni personali decisamente più “moderate” e, seppur non contraddicono apertamente quanto detto precedentemente, sembrano quantomeno cercare una sorta di compromesso. «Non è certo negando le differenze che si realizza l’integrazione» sostiene, ad esempio, a proposito delle posizioni tanto alacremente condannate nella sua precedente fatica letteraria «piuttosto valorizzandole all’interno di una cultura di riferimento».
Che sia un tentativo di “chiedere scusa” o quantomeno rivedere la radicalità di alcune sue affermazioni, o una nuova strategia per autocelebrarsi, questo è giusto che sia il lettore a deciderlo.
Ti lascio con un piccolo estratto delle pagine iniziali di Il coraggio vince in cui racconta di una sua ospitata in un programma televisivo:
Mi piace l’idea che lo studio televisivo sia un’arena dove si svolge una corrida. Io sono il toro. Morirò, questo è certo; il punto è sapere se lo farò con dignità. In ogni caso sarà una morte di scena. […] Se una cosa è impossibile, un incursore può farla. Loro non se l’aspettano: credono che sia una preda facile, sono sicuri di divorarmi. Questo è il mio vantaggio.