Quest’estate, nelle sale cinematografiche statunitensi, gli appassionati si sono trovati davanti a un dilemma: andare a vedere prima Barbie o prima Oppenheimer? Le due pellicole, infatti, sono uscite nello stesso giorno e, sebbene si tratti di titoli molto diversi, i fan sono comunque riusciti a inventare un termine che li descriva entrambi: Barbenheimer. Non è quindi strano imbattersi in video di spettatori che, vedendo i film uno di seguito all’altro, hanno escogitato fantasiosi cambi d’abito – perchè il rosa shocking non sembra esattamente la tinta più adatta da indossare per andare a vedere la seconda pellicola.
Il suo interesse per le scienze fu evidente fin da giovane. Al liceo, infatti, iniziò a seguire dei corsi aggiuntivi di chimica, salvo poi passare alla fisica durante il primo anno di università. Il suo ingegno, il suo rigore e il suo impegno lo portarono a conseguire ottimi risultati accademici, che gli permisero di condurre ricerche fuori dagli Stati Uniti. Passò infatti un periodo in Europa, tra Svizzera e Germania, intessendo importanti relazioni e sviluppando progetti.
Tuttavia, Oppenheimer è noto ai più per una sola, spaventosa invenzione: la bomba atomica. Nel 1942, viste le sue eccellenti doti, il governo statunitense lo pose a capo dell’Operazione Manhattan, che aveva lo scopo di sviluppare la bomba atomica. Inutile dire che ci riuscirono e il 6 e 9 agosto 1945 gli ordigni vennero sganciati sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, causando milioni di morti (al momento dell’impatto, e successivamente a causa della malattia atomica, per esposizione alle radiazioni) e feriti.
Oppenheimer era conscio del suo ruolo nella strage e fu tra coloro che si assunsero le proprie responsabilità. Nel corso della sua vita trattò spesso, in scritti e conferenze, il tema dello sviluppo tecnologico e delle sue implicazioni; di come le innovazioni scientifiche potessero essere utilizzate per fare del bene, non soltanto per scopi militari.
Non solo rifiutò di partecipare, ma si oppose anche allo sviluppo stesso della bomba a idrogeno, che considerava un ordigno troppo potente, tanto da annichilire il mondo se impiegato. Così facendo, però, contrastò le intenzioni del Presidente McCarty e la sua vita pubblica ne risentì, salvo poi essere riabilitato dal Presidente Kennedy.
Robert Oppenheimer. L’uomo che inventò la bomba atomica di Ray Monk
Di volumi che parlano di questo scienziato ce ne sono molti, ma io ho deciso di consigliarti questo titolo di Ray Monk – che, tra l’altro, è stato ripubblicato ad hoc da Bompiani.
Robert Oppenheimer è tra le figure più geniali e controverse del XX secolo. Come direttore del Laboratorio di Los Alamos, supervisione l’operazione, riuscita, per battere i nazisti nella corsa allo sviluppo della prima bomba atomica, una svolta destinata ad avere eterne conseguenze sul genere umano e a rendere Oppenheimer il padre della bomba atomica. Ma con il suo operato Oppenheimer si mise anche in rotta di collisione con il senatore Joseph McCarthy e i suoi cacciatori di streghe.
In questo libro Ray Monk, autore delle biografie di Ludwig Wittgenstein e di Bertrand Russell, scava più profondamente di qualsiasi altro biografo per risolvere l’enigma delle motivazioni di Oppenheimer e della sua complessa personalità. Figlio di ebrei emigrati in Germania, Oppenheimer fu un uomo di eccezionale intelletto, guidato dall’ambizione di superare il suo stato di outsider e di penetrare nel cuore della vita politica e sociale.
Da giovane scienziato, il suo talento e la sua grinta gli consentirono di entrare in una comunità composta dai grandi nomi della fisica del ventesimo secolo – uomini come Niels Bohr, Max Born, Paul Dirac e Albert Einstein – e di giocare un ruolo fondamentale nei laboratori e nelle aule dove il mondo stava per essere cambiato per sempre. Ma quella di Oppenheimer non è stata solo una storia di integrazione, successo scientifico e fama mondiale. Le implicazioni delle scoperte di Los Alamos gravarono pesantemente sulla sua personalità fragile e complicata…