Oggi, per la rubrica Lifestyle, non potevo non scrivere della cantante e attrice Jane Birkin, esempio di stile, trovata senza vita nella sua casa parigina, il 16 luglio, a 76 anni. L’inglese più amata lottava da lungo tempo con la malattia e ha vissuto una vita intensa e conturbante, riuscendo a incantare John Barry, Michelangelo Antonioni e Serge Gainsbourg.
Vediamo brevemente la sua carriera artistica!
Jane Birkin: una donna sensuale e rivoluzionaria
Jane Birkin è nata il 14 dicembre 1946 a Londra, in Inghilterra. È cresciuta in una famiglia artistica, essendo figlia dell’attrice Judy Campbell e del compositore David Birkin.
Nel corso della sua carriera, Jane Birkin è diventata famosa come attrice, cantante e icona di stile. Ha recitato in numerosi film, tra cui Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni e Je t’aime moi non plus (1976), diretto da Serge Gainsbourg, con il quale ha avuto una relazione sentimentale e artistica.
Oltre alla sua carriera nel mondo dello spettacolo, Jane Birkin è stata un’icona di stile, nota per il suo look bohemien e per aver ispirato la creazione della borsa Birkin da parte della casa di moda Hermès. La borsa Birkin è diventata un simbolo di lusso e stile nel mondo della moda.
Munkey Diaries di Jane Birkin
Per leggere e addentrarsi nel mondo di Birkin ti posso consigliare due letture che ti permetteranno di entrare nel suo mondo interiore: il primo è intitolato Munkey Diaries e ripercorre la prima parte della sua vita dal 1957 al 1982.
Ecco la sinossi!
«Ho cominciato a scrivere il mio diario a undici anni, rivolgendomi a Munkey, il mio confidente; questo scimmiotto di peluche vestito da fantino, mi è stato regalato da mio zio, vinto a una lotteria istantanea, ha dormito al mio fianco, diviso con me la malinconia del convitto, i letti d’ospedale e la mia vita con John, Serge, Jacques, è stato testimone di tutte le gioie e le tristezze.
Davanti alla devastazione delle mie figlie, ho deposto Munkey accanto a Serge nella bara in cui giaceva, come un faraone. La mia scimmia per proteggerlo nell’aldilà. Rileggendo i miei diari, mi appare evidente che non si cambia. Quello che ero a dodici anni, lo sono ancora oggi. I diari sono necessariamente ingiusti, si scoprono le carte, ci si lamenta, ci sono versioni di tutto, ma qui, c’è solo la mia.
Ho adottato il principio di non aggiustare niente, e, credetemi, avrei preferito avere reazioni più mature o assennate di quelle che ho avuto…». Jane Birkin ha aperto il suo cassetto segreto, rivelando a tutti i suoi diari, dove appare la sua anima più sincera, vera, fragile. Ripercorrere attraverso le sue parole questa complicata, tragica e meravigliosa vicenda umana, ci permette di vivere senza nessuna retorica, nessun adattamento, nessuna mediazione, un pezzo importante della storia della musica, del cinema, della moda e dell’arte dell’ultima parte del Novecento.
Post scriptum di Jane Birkin
Il secondo libro invece è intitolato Post scriptum, edito da Clichy, con la traduzione di Alessandra Aricò, e ripercorre la seconda fase della vita della cantante dagli anni 80 ad oggi.
Ecco la sinossi!
Dopo i “Munkey Diaries” (Clichy, 2019), che raccontavano la sua vita dal 1957 al 1982, in questo secondo volume delle sue memorie più intime Jane Birkin ripercorre la separazione da Serge Gainsbourg e attraversa gli anni Ottanta, Novanta e Duemila con una fantasia e una grazia che le permettono di superare innumerevoli prove.
Troviamo una madre divorata dall’amore per le sue tre figlie che si emancipano verso la vita adulta, una donna innamorata e lacerata da passione, gelosia e nostalgia, un’artista impegnata che illumina e affascina il mondo intero.