Essere in attesa di un bambino per molte donne e famiglie è un lieto evento. Per scoprire se un ritardo nel ciclo sia dovuto ad un piacevole stato di attesa, oggi ricorriamo a dei rapidi test di gravidanza. Ma se vi dicessi che il test come lo conosciamo oggi era già usato dalle donne dell’Antico Egitto, cosa pensereste?
Ebbe sì, le donne dell’Antico Egitto, più di 3600 anni fa, utilizzavano un test di gravidanza basato sull’analisi dell’urina e che era attendibile al 70%.
Il test di gravidanza dell’Antico Egitto: come funzionava
Il team del famoso egittologo, infatti, completando la traduzione di uno di questi papiri conservati presso l’università danese, ha scoperto l’utilizzo di test di gravidanza. Nel testo si spiega esattamente in cosa consisteva questo test.
La donna doveva urinare in un sacchetto di orzo e in uno di farro e attendere qualche giorno per vedere se qualche seme iniziava a crescere: se era l’orzo a germogliare, il nascituro sarebbe stato maschio; se germogliava il farro, invece, sarebbe nata una femmina. Se nessuno dei due cereali cresceva, l’esito del test era negativo.
Da un punto di vista scientifico, il germogliare dei semi sarebbe dovuto all’alta concentrazione di estrogeni presenti nell’urina della donna gravida. Certamente gli antichi egizi non erano a conoscenza di questo principio chimico, ma a quanto sembra avevano imparato a valutarne bene gli effetti.
L’efficacia del test
Il test di gravidanza empirico influenzò tutta la scienza medica successiva, e menzione del metodo si trova anche in un libro di folklore tedesco del XVII secolo. L’urina era considerata fondamentale per comprendere lo stato di salute delle persone, e in un altro testo del 1553 si legge: “L’urina in gravidanza è chiara, come il colore del limone pallido che versa sul bianco sporco, con una nuvola sulla sua superficie“.
Altri test empirici comprendevano la miscelazione di vino e urina, aspettando reazioni chimiche che indicassero, o meno, lo stato interessante. L’ultima curiosità riguardo la Collezione dei papiri Carlsberg è che questa comprende circa 1.400 manoscritti, la maggior parte dei quali risalgono al periodo che va dal 2.000 a.C. al 1.000 d.C. La stragrande maggioranza di questi testi non era stata tradotta sino alla donazione all’Università di Copenaghen, nel 1939.
Il papiro analizzato e tradotto
La Collezione Carlsberg, di cui fa parte il papiro medico in questione, è composta anche da testi di botanica, astrologia, astronomia e altre scienze conosciute dagli antichi Egizi. Purtroppo alcuni papiri sono in parte deteriorati e inoltre sono scritti in un linguaggio antico che fa uso di termini estremamente complessi, il che rende molto faticoso il lavoro di traduzione degli studiosi. Lo ha affermato lo stesso Ryholt in una recente intervista alla CNN.
Le conoscenze mediche degli antichi Egizi sono state di fondamentale importanza per la cultura scientifica dei secoli successivi poiché si sono tramandate nel mondo greco-romano per confluire poi nei testi medici medio-orientali di epoca medievale, fino alla medicina premoderna, come ha affermato Sofie Schiødt, una delle ricercatrici del progetto.