Tutto quello che imparato dalla vita è sopravvivere…
Non sono parole facili, hanno il sapore della rassegnazione e d’altra parte, nel ’43, l’anno in cui è ambientato Le assaggiatrici, di cui oggi vi voglio parlare, è uno dei più terribili che la Storia ricordi. Infatti per scrivere il suo romanzo, Rosella Postorino si è ispirato alla vera storia di Margot Walk, l’assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf, letta, per caso, su un trafiletto di una testata italiana a cui la donna, ormai novantenne, aveva confessato di aver nascosto per molti anni.
Ma vediamo di cosa si tratta…
Siamo nell’autunno del 1943, in piena seconda guerra mondiale, Hitler si nasconde nella cosiddetta Tana del Lupo, il suo quartier generale nella foresta vicino al villaggio di Gross-Partsc, nella Prussia orientale. All’interno una stanza vi è una tavola sempre apparecchiata per dieci persone. Una alla volta, per 200 marchi, le dieci ragazze scelte dalle SS, vengono fatte entrare nella stanza e costrette a mangiare il cibo destinato al Fuhrer, terrorizzato dalla pura di essere avvelenato.
Anche Rosa Sauer, la protagonista della nostra storia, è una di queste. La giovane tedesca è arrivata da poco al villaggio dopo essere scappata da Berlino per i bombardamenti, il marito è al fronte in Russia e l’unico riparo è la casa dei suoceri. Rosa non condivide il pensiero nazista, ma si adegua e non si ribella, non lo fa neanche quando, su indicazione del sindaco, le SS la prelevano dalla campagna per portarla, con le altre, nella Tana del Lupo. Da quel momento, ogni giorno, per Rosa e le altre nove ragazze, è una lotta per sopravvivere.
“Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e ogni pasto l’ultima cena” scrive la Postorino, e tuttavia tra loro, s’innescano relazioni di amicizia che sorprendono anche la giovane tedesca. C’è chi esegue senza fiatare, felice di potersi sacrificare in onore di una logica ariana, come Elfriede, la più esaltata, chi invece, come Rosa, pur rifiutando nei principi la logica dittatoriale, ricerca la benevolenza delle ariane per non sentirsi esclusa.
L’arrivo nel ’44 del terribile tenente Ziegler, in qualche modo, complicherà la vita delle ragazze, solo per Rosa le cose andranno diversamente…
Il libro della Postorino, premiato al Premio Campiello 2018, è senza dubbio da leggere e con attenzione. Al di là della storia in se, la ricerca della scrittrice è nell’indagare l’animo umano nelle sue sfaccettature e le sue reazioni nelle varie situazioni, dove i confini dei sentimenti vengono costantemente superati.
La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, dice Rosa, ma più mi adattavo e meno si sentivo umana”…
Ve lo consiglio.
Rosella Postorino è cresciuta a San Lorenzo al mare (IM) e vive a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula (Ragazze che dovresti conoscere, Einaudi Stile libero 2004), ha poi pubblicato alcuni racconti e un saggio di critica letteraria, Malati di intelligenza (nell’antologia Duras mon amour 3, Lindau 2003). Il suo primo romanzo, La stanza di sopra, uscito a febbraio 2007 per Neri Pozza Bloom, è entrato nella rosa dei tredici finalisti del Premio Strega e ha vinto il Premio Rapallo Carige Opera Prima e il Premio Città di Santa Marinella. Collabora con le pagine romane del quotidiano «la Repubblica» e scrive su «Rolling Stone».
Ha pubblicato inoltre L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) e Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018). È fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015).
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