Caro/a iCrewer sei…
“Dolce come il cioccolato”
visto che bel complimento?
E’ il mio modo per segnalarti un piacevole ritorno in libreria, tra le offerte di primavera, del romanzo d’esordio di Laura Esquivel… era il 1989
“Fin dal loro primo incontro, poco più che adolescenti, Pedro e Tita vengono travolti da un sentimento più grande di loro. Purtroppo, a causa di un’assurda tradizione familiare, per Tita il matrimonio è impossibile: ma per umana volontà e con la complicità del destino, lei e Pedro si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto come cognati, costretti alla castità e tuttavia legati da una sensualità incandescente. Frutto di una godibile sapienza narrativa e di una raffinata arte culinaria, Dolce come il cioccolato racconta con grazia e allegria femminili un’indimenticabile storia d’amore, in cui il cibo diventa metafora e strumento espressivo, rito e invenzione, promessa e godimento, veicolo di un’inedita comunione erotica.”
Suddiviso in dodici capitoli, uno per ciascun mese, si snoda l’evolversi della vita della “piccola” di casa Tita e della sua principale incombenza: occuparsi della cucina.
Lo fa con dedizione rimanendone affascinata grazie anche all’aiuto di un’anziana cuoca che la introduce nel mondo delle antiche ricette precolombiane, con gusto estetico e un pizzico di magia.
Il filo conduttore è l’amore, che “prende” Tita che si innamora, ricambiata, di Pedro ma che non può sposare, perchè la tradizione vuole che, essendo l’ultima, debba occuparsi della propria madre fino alla sua morte. Quindi a sposarsi per prima è la sorella maggiore Rosaura e lo fa con Pedro, che accetta pur di rimanere accanto alla sua amata.
Lo sappiamo bene che la cucina fa parte delle magnifiche arti a cui l’umana specie ha la fortuna di accedere e la cucina di Tita diventa un’arte a tutti gli effetti e tra le più raffinate, anche se avrà la capacità di portarla sull’orlo della follia. Perché la “passione” brucia come un fiammifero.
“Mia nonna aveva una teoria molto interessante.
Diceva che, benché nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli, abbiamo bisogno di ossigeno e dell’aiuto di una candela.
Solo che in questo caso l’ossigeno deve provenire, per esempio, dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore e accendere il tal modo uno dei fiammiferi. Per un momento ci sentiremo abbagliati da una intensa emozione. Si produrrà dentro di noi un piacevole calore che con il passare del tempo si andrà affievolendo, lentamente, finché non sopraggiungerà una nuova esplosione a ravvivarlo.
Ogni individuo deve scoprire quali sono i detonatori che lo fanno vivere, poiché è la combustione che si produce quando uno di essi si accende a nutrire di energia l’anima. In altre parole, questa combustione è il nostro nutrimento.
Se non scopriamo in tempo quali sono i nostri detonatori, la scatola di cerini si inumidisce e non potremo mai più accendere un solo fiammifero.”
Ecco alcuni dei titoli dei capitoli del libro: “Gennaio: Focaccine di Natale; Marzo: Quaglie ai petali di rosa; Giugno: Miscela per fare i fiammiferi; Dicembre: Peperoni in salsa di noci.”
Con questa messa in opera di ricette intriganti e ricche di ingredienti piccanti che danno l’accento al sapore vi lascio in compagnia del Messico delle rivoluzioni, delle tradizioni che cambiano perchè in continua trasformazione, impregnato di odori seducenti e di immagini surreali… e di Tita, appassionata, dolce e forte, che ha saputo canalizzare la sua passione attraverso il magico connubio di cibo ed amore; che non smetterà mai di esistere nei nostri cuori con quella innata gioia di vivere che emana dagli aromi e sapori inebrianti, sollecitando il senso più allettante che possediamo: il gusto.
LAURA ESQUIVAL
Vive a Città del Messico sin dalla nascita (1950).
Scrittrice e sceneggiatrice cinematografica, è autrice anche di La Legge dell’amore, Veloce come il desiderio, La voce dell’acqua.