In questo appuntamento con la nostra rubrica Libri, vip e non solo, voglio portarti nel mondo dell’arte con un grande cultore della materia, purtroppo recentemente scomparso: lo storico dell’arte Philippe Daverio.
Indimenticabile nel suo modo trascinante di far entrare nelle nostre case l’arte, specialmente quella del novecento. E indimenticabile anche il suo papillon che, insieme agli occhiali, ha caratterizzato la sua immagine pubblica. Il suo ultimo libro si intitola Il vizio della curiosità ed è stato pubblicato da Mondadori Electa lo scorso novembre.
Il vizio della curiosità, di Philippe Daverio
Grazie alla sua competenza, all’ironia pungente, al gusto per l’aneddoto e il dettaglio, e alle suggestioni spesso stravaganti della sua grande cultura enciclopedica capace di creare connessioni inaspettate, i suoi racconti appassionano, generano interesse e il desiderio di andare a fondo. Questo libro è un progetto a cui teneva particolarmente. Una sorta di “almanacco del giorno dopo”, che dà libero sfogo alla sua inesauribile voglia di spaziare nel mondo della cultura e delle sue passioni.
L’autore si propone di accompagnare i suoi lettori giorno per giorno, con una notizia, un’immagine, una memoria, uno stimolo ad andare oltre. Un volume da tenere sul comodino e da leggere a poco a poco per ritrovare, pagina dopo pagina, la sua inconfondibile ironia e vivacità.
Philippe Daverio
Originario di Mulhouse, in Alsazia, Philippe Daverio giunge in Italia per studiare Economia e Commercio presso l’Università Bocconi di Milano. Successivamente si specializza in arte italiana del XX secolo e dedica anima e corpo al rilancio del Novecento. Il grande pubblico lo conosce come il professore, lo storico dell’arte che dal 1999 conduce programmi di divulgazione dell’arte e della cultura italiana, ma non solo.
Come anche il collega Stefano nel suo Addio a Philippe Daverio, voglio condividere con te un’esperienza personale. Anni e anni fa, facevo parte dello staff di un festival a cui Philippe Daverio ha preso parte come ospite. Durante la cena, dopo il suo intervento, è stato affascinante sentirlo parlare con noi d’arte e cultura in modo informale, come se si chiacchierasse del tempo o della spesa da fare in panificio. Questo per dire quanta cultura e semplicità c’erano nel professore e quante emozioni sapeva trasmettere anche fuori dagli schermi ufficiali.