Il mio terzo tempo è il titolo del nuovo libro di Claudio Marchisio, edito da Chiarelettere e uscito in tutte le librerie lo scorso 15 ottobre.
Si tratta del secondo libro scritto dall’ex calciatore della Juventus e della nazionale e, pur presentandosi come una autobiografia, si tratta in realtà di un vero e proprio faccia a faccia con il principino e il suo pensiero su diverse tematiche che girano attorno al mondo del calcio e della vita in generale.
Claudio Marchisio: il principino
Confesso, caro iCrewer, che sono molto onorato e molto emozionato nel segnalarti Il mio terzo tempo in questa rubrica riservata a coloro che proprio proprio scrittori non sono, ma che grazie alla loro popolarità sono in grado di avvicinare tante persone alla lettura attraverso le loro biografie o i loro passi nel mondo letterario.
Claudio Marchisio è stato uno dei giocatori che più ho amato. Un centrocampista completo che sapeva difendere, distribuire il gioco e inserirsi nella manovra d’attacco andando anche molto spesso in goal. Uno di quei giocatori che tutti gli allenatori vorrebbero avere a disposizione: tecnica, personalità e soprattutto tanta umiltà abbinata al grande senso del dovere. Una persona vera, prima ancora che un grande giocatore.
Nel corso della sua carriera, che si è conclusa nel 2019 a soli 33 anni, non si è mai sentito parlare di lui per una virgola fuori posto, mai si è sentita una sua lamentela o un suo capriccio, anzi, è sempre salito alla ribalta delle cronache sportive per le sue vittorie e i suoi tanti trionfi.
Quasi interamente ottenuti con una sola maglia, quella della Juventus: un orgoglio per un torinese come lui che ha iniziato a dare calci al pallone proprio nelle giovanili dei bianconeri.
Una carriera, raccontata con retroscena e aneddoti ne Il mio terzo tempo, che l’ha visto vincere ben sette scudetti consecutivi, tutti da protagonista nonostante la grande concorrenza di fenomeni che via via gli si affiancavano in quella che è tuttora una striscia aperta di vittorie consecutive nel campionato italiano da parte della squadra di Torino. Non faccio fatica a ricordare il ruolo importante che ha saputo ritagliarsi nelle annate in cui in mezzo al campo c’erano giocatori come Pirlo, Vidal e Pogba, tre a cui in pochi avrebbero tolto il posto da titolare.
Ma i miei ricordi legati al principino, questo il suo soprannome in campo, risalgono ai suoi esordi, alle prime partite in maglia bianconera nel 2006, durante la stagione di purgatorio che la Juventus fu costretta a disputare in serie B per via dello scandalo calciopoli. In particolare ricordo una sfida contro il Napoli, la vera rivale di quell’anno per la promozione, in cui lui, giovanissimo e ancora sconosciuto, dimostrò di avere un talento incredibile pronto a esplodere a grandi livelli.
E così è stato.
Ogni volta che ipotizzo una top ten dei giocatori bianconeri che più ho amato, Claudio Marchisio non manca mai. E così caro iCrewer ti ho anche svelato la mia fede calcistica.
Il mio terzo tempo: nel calcio e nella vita valgono le stesse regole
Mi viene rabbia pensando che Claudio abbia dovuto smettere a soli 33 anni, ancora così giovane se si pensa che oggi molti dei più forti giocatori in circolazione superano ampiamente questa età: vedi Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e soprattutto Ibrahimovic che va per i quaranta, anche se non lo dimostra per niente.
Purtroppo Marchisio non ha mai recuperato bene da un grave infortunio e dopo un anno passato in Russia allo Zenit San Pietroburgo, dove senza neanche dirlo ha vinto lo scudetto, ha deciso di ritirarsi, dimostrando grande lucidità e maturità anche in questa scelta.
Ma il principino è così. E lo ha sempre fatto vedere.
Il mio terzo tempo, sottotitolo Nel calcio e nella vita valgono le stesse regole, è una ulteriore dimostrazione di quanto siano apprezzabili il suo comportamento e le sue idee. Marchisio ha sempre la capacità di trovare le parole giuste per analizzare le situazioni: lo faceva nelle interviste sul campo e lo fa oggi da commentatore.
Non solo. Non solo in riferimento al calcio giocato, ma anche avventurandosi spesso in pensieri che riguardano i grandi temi della società e della vita.
Chi lo segue sui social sa bene quanto sia saggio nell’esprimere i suoi punti di vista. Quanto le sue parole siano sempre ben dosate, incisive e giuste. Mi han fatto sorridere piacevolmente qualche tempo fa le richieste a gran voce di alcuni suoi fans che lo volevano, o meglio lo vedrebbero bene, come sindaco di Torino… mai dire mai.
In Il mio terzo tempo Marchisio ripercorre la sua straordinaria carriera, regalando al lettore episodi inediti del suo percorso sportivo che gli ha aperto gli occhi alla crescita personale. Attraverso la capacità di sentirsi parte di una squadra e di un progetto, dice l’autore, si impara anche a muovere i passi nella vita. Oltre a ricordi e aneddoti, il libro è anche occasione per leggere e conoscere le riflessioni dell’ex centrocampista in merito ad argomenti come il razzismo, le ingiustizie e temi di grande attualità come l’emergenza climatica.
Si dice che un giocatore diventa un campione anche quando ottiene il rispetto dei tifosi avversari.
Beh, Claudio Marchisio è stato, anzi è un grande campione.