Nata per te è il film che arriva oggi nelle sale cinematografiche, distribuito da Vision Distribution e tratto dall’omonimo libro di Luca Mercadante e Luca Trapanese, pubblicato da Einaudi nel 2018. Le riprese sono iniziate il 19 settembre 2022 per la durata di sei settimane e si sono svolte prevalentemente a Napoli e Ischia. Il cast del film è composto da Pierluigi Gigante, Teresa Saponangelo, Barbora Bobulova, Alessandro Piavani, Antonia Truppo, Iaia Forte e Giuseppe Pirozzi
La trama del film Nata per te
Nata per te è la storia di Luca e Alba: un uomo e una bambina che hanno disperatamente bisogno l’uno dell’altra, anche se il mondo intorno a loro non sembra ancora pronto a vederli insieme. Il tribunale di Napoli è alla ricerca di una famiglia per Alba, che ha la sindrome di down e, appena nata, è stata abbandonata in ospedale. Luca, single, omosessuale, cattolico, da sempre mosso da un forte desiderio di paternità, lotta per ottenere l’affidamento di Alba. Quante famiglie “tradizionali” devono dire di no prima che Luca possa essere preso in considerazione? Può una bambina rifiutata dal mondo diventare il premio di una vita?
Il libro di Trapanese e Mercadante
Di battaglie ne ha combattute tante, conosce il dolore e ha imparato a trasformarlo, abbattendo muri e costruendo spazi di solidarietà. Il suo non è un gesto caritatevole: vuole semplicemente una famiglia. E per difenderla consegna la sua storia a un altro padre, che ha la sua età e il suo stesso nome, ma non potrebbe essere più diverso. Luca Mercadante è ateo e favorevole all’interruzione di gravidanza. Ed è convinto che la paternità passi per il sangue prima che per l’accudimento.
Cosa resta del padre quando è privato anche di qualcuno che possa raccogliere la sua eredità intellettuale? Dal racconto della vicenda di Alba, tra difficoltà pratiche, momenti di sconforto e molta gioia, affiorano inattese le ragioni di una scelta importante e fortissima.
Il commento del regista
Il regista, Fabio Mollo, ha dichiarato in un’intervista:
Mia sorella è mia sorella grazie a un’adozione. Il giorno in cui siamo andati a prenderla in Istituto è stato il più bello della mia infanzia.
Ricordo il primo abbraccio, il pallore della sua pelle, lo sguardo duro, quasi arrabbiato. Aveva già due anni. Si trattava di un affido temporaneo, limitato solo alle vacanze di Natale. Ho diviso la mia cameretta con lei, le ho insegnato a dire “techilimando” per indicare quell’oggetto nero pieno di pulsanti che serve per guardare i cartoni e a dire “mio ratello” per indicare quel bambino di nove anni con i capelli ricci che divideva la camera con lei. Siamo stati alle giostre, a casa di nonna, alla messa di Natale. Le ho insegnato a lavarsi le mani prima di andare a tavola e le ho cantato le canzoni della chiesa per farle fare il riposino dopo pranzo.
Un giorno, quando mamma non c’era, abbiamo preso l’autobus da soli per andare sul corso a vedere le vetrine. Alla fine delle vacanze, l’abbiamo dovuta riportare in Istituto e io ho pianto tanto in ascensore. Ho sentito che c’era una forza più grande di me che mi impediva di essere suo fratello. Per fortuna i miei genitori non si sono arresi e, nonostante tante difficoltà, sono riusciti ad ottenere altri affidi temporanei, che dopo dieci anni si sono trasformati in adozione.
Quello che i miei genitori hanno fatto per mia sorella è per me l’essenza di cosa vuol dire essere genitore. Se fosse stato possibile avrei fatto lo stesso, quando con il mio compagno abbiamo deciso di creare una famiglia. Purtroppo, c’è una forza più grande di me che mi impedisce di farlo. È la legge del Paese in cui vivo. Quando ho letto la storia di Luca Trapanese ho gioito per lui e per sua figlia. È un racconto di amore, di paternità e di famiglia. Ma è anche la storia di un’eccezione ad una legge ingiusta e obsoleta. Quando mi è stato proposto di farne un film, ho sentito una profonda gioia e, allo stesso tempo, una profonda responsabilità. “Nata per te” è la storia di un uomo che vede il mondo con occhi diversi, che trasforma la disabilità in bellezza e l’impossibilità in realtà.
È il trionfo dell’amore e della vita sulla follia di un sistema che invece di aiutare e sostenere i cittadini che vogliono fortemente costruire una famiglia attraverso l’adozione, li umilia.