Caro Icrewer,
oggi voglio portarti nuovamente a spasso per la Storia, accompagnandoti a conoscere una delle donne più famose dell’Antichità: Zenobia.
Non si tratta di un personaggio letterario come Antigone o di guerriere leggendarie come le Amazzoni, di cui ti ho già parlato. Questa volta sto parlando di una vera e propria regina, che ha saputo opporsi al dominio di un Impero per creare un regno autonomo e destinato ad essere ricordato in eterno.
La sua figura non solo catturò l’attenzione di molti storici antichi, ma anche di pittori, artisti e scrittori di tutte le epoche. La regina guerriera, ad esempio,di Federica Introne è solo uno dei tanti romanzi ispirati alla figura della regina che sfidò Roma.
Sei curioso di conoscere tutti i dettagli della storia di questa donna? Allora mettiti comodo e goditi il resto!
Zenobia: la vita e l’ascesa al potere
Ci troviamo nel 250 d.C. L’Impero Romano, il più grande impero della storia, ha raggiunto la sua massima estensione: dall’Oceano Atlantico a ovest su cui sorgevano le mitiche colonne d’Ercole che segnalavano la fine del mondo, fino alle sponde del fiume Tigri ad est oltre i quali si estendevano terre ignote e selvagge.
Tuttavia la situazione nell’Impero era critica. Era un periodo d’anarchia e di lotte violente e mentre generali e comandanti si azzuffano per il trono, i confini erano assediati dai regni vicini. A est i Persiani, vecchi nemici dell’Occidente, avevano strappato numerosi territori all’Impero ed erano riusciti persino a catturare l’imperatore Valeriano nel 260.
Fu Settimio Odenato, signore del regno di Palmira, a riconquistare i territori perduti e ad infliggere una sonora sconfitta ai Persiani. Grazie ai suoi successi, il nuovo imperatore Gallieno lo insignì del titolo di rector orientis rendendo Odenato il più potente vassallo dell’imperatore in Oriente.
Fu qui che entrò in gioco Zenobia. La donna, infatti, era la seconda moglie di Odenato. Non si sa molto su di lei e sulle sue origini. Secondo alcuni storici era ebrea, secondo altri araba ma la stessa Zenobia pare amasse definirsi discendente di Didone e Cleopatra d’Egitto. La sua ascesa al potere a Palmira iniziò alla morte del marito Odenato e del figliastro. Molti storici antichi sembrano convinti che fosse stata proprio sua moglie ad orchestrare la loro uccisione. In ogni caso la donna divenne regina di Palmira.
Sotto la guida illuminata di Zenobia il regno di Palmira prosperò e fiorì in maniera impressionante. Il sogno della regina era quello di creare un regno indipendente, sganciato da Roma dove poter riunire in armonia culture diverse: greca, persiana, latina ma anche quella egizia, siriana e persino indiana. Per farlo, costruì sfarzosi e lussureggianti edifici in stili architettonici diversi, si circondò di intellettuali di diverse culture e religioni. Grazie al suo carisma, la sua grazia, la sua bellezza ma anche la capacità di governo e la lungimiranza politica che nulla avevano da invidiare agli statisti del tempo, il regno di Palmira divenne uno dei più floridi dell’epoca.
La fine di Zenobia e di Palmira
Poco dopo essere salita sul trono, la regina si lanciò in una serie di campagne per consolidare il suo regno. Grazie alla presenza del suo formidabile generale Zabdas, riuscì a conquistare Petra, la Giudea e l’Arabia. Inoltre approfittò delle debolezze di Roma per invadere e conquistare l’Egitto, terra a lei molto cara.
Ma la reazione di Roma non si fece attendere soprattutto dopo che cominciò a farsi chiamare Augusta, titolo che spettava unicamente ai successori di Augusto.
Il nuovo imperatore Aureliano si diresse in Oriente e si fece strada verso Palmira per sedare la “ribellione” della regina. Lo scontro tra i due fu durissimo! Le città assediate da Aureliano si arresero rapidamente a lui, spaventati dalla forza dell’esercito imperiale ma le truppe della regina, forti dell’alleanza delle tribù del deserto e dei Persiani, lottarono strenuamente.
Alla fine ad Immae ed Emesa, l’esercito di Zenobia fu sconfitto e la regina costretta a ritirarsi a Palmira. Qui la disfatta era ormai assicurata eppure Zenobia si rifiutò coraggiosamente di arrendersi ad Aureliano che ormai assediava la capitale. La regina fu catturata mentre cercava di raggiungere la Persia.
Nel 270 fu condotta, infine, a Roma in catene e fatta sfilare in trionfo come bottino di guerra di Aureliano. Per quanto possa sembrare strano si tratta, in verità, di un grande riconoscimento per lei. Nei trionfi romani, infatti, soltanto i generali più potenti e temibili venivano esposti pubblicamente per mostrare al popolo la forza dell’esercito di Roma. Zenobia era stata, dunque, riconosciuta come uno dei più valorosi e potenti generali avversari.
Non si sa con certezza cosa ne sia stato di lei. Alcune fonti sostengono che sia stata decapitata o lasciata morire di fame per non aver riconosciuto l’autorità di Roma. Secondo altre fonti, però, Aureliano riconoscendo in lei forza e grazia, le conferì una sontuosa villa a Tivoli dove Zenobia potesse trascorrere nella ricchezza e nello sfarzo, i suoi ultimi giorni. Proprio come la regina che aveva dimostrato di essere.