Quando si parla di grandi luoghi del sapere ci vengono subito in mente le straordinarie biblioteche di Alessandria e Pergamo, due delle più grandi del mondo antico, o magari pensiamo alle prestigiose università europee di Bologna, Napoli, Oxford, Parigi che hanno illuminato gli anni bui del Medioevo.
Oggi, però, voglio parlarvi di un posto molto particolare che per la nostra tradizione occidentale è pressoché sconosciuto sebbene non abbia nulla da invidiare ai nostri grandi centri culturali.
Sto parlando della città universitaria di Nalanda, una delle culle della tradizione buddhista e orientale!
Scopriamo insieme l’avvincente storia di questo posto meraviglioso!
La storia di Nalanda
E proprio grazie a questa fama che il villaggio di Nalanda ha continuato ad attrarre sempre più pellegrini, religiosi, studiosi o anche solo curiosi. La sua trasformazione in una università vera e proprio iniziò a partire dal 427 quando venne edificato un piccolo monastero, comprensivo di tempio, aule, biblioteca e un giardino dove i monaci buddhisti potevano tenere le proprie lezioni.
A questo primo nucleo universitario se ne aggiunsero ben presto molti altri. I vari maestri, infatti, decisero di costruire nuove torri ed edifici per accogliere i tanti studenti e maestri e offrire loro quella che oggi definiremmo una “offerta formativa” ricca e particolareggiata.
Il successo di questa università fu tale che molte autorità, alcune persino induiste o di altre religioni, decisero di finanziare l’allargamento del centro di Nalanda dotandolo non solo di strutture e attrezzature adeguate ma arricchendolo anche con edifici sempre più ricchi e sfarzosi.
La crescita di Nalanda fu talmente vertiginosa che, a poco più di duecento anni dalla sua fondazione, un monaco buddhista di origine cinese, stabilitosi qui a studiare, riferì che l’università contava più di cento edifici diversi in grado di ospitare poco meno di diecimila studenti e quasi duemila professori!
Nalanda divenne una delle città più rilevanti di tutta l’India e mantenne il suo prestigio fino al XI-XII secolo quando entrò in crisi a causa dei conflitti tra buddhisti e induisti. Tra il 1197 e il 1206 venne poi invasa dai Musulmani che conquistarono gradualmente l’intera regione. Nalanda fu completamente rasa al suolo.
La vita universitaria a Nalanda
Il corso di studi era ampio e variegato e offriva sia insegnamenti obbligatori che facoltativi. Tra quelli obbligatori figuravano ovviamente le dottrine buddhiste, ma anche Medicina, Grammatica, Astronomia, Logica e Dialettica.
Tra i facoltativi, invece, spiccavano Legge, Filosofia, Filologia ma anche discipline sportive, come il tiro con l’arco. Mi piace anche segnalare uno dei corsi più apprezzati a Nalanda: quello dei Tantra, un insieme di insegnamenti spirituali e dottrine esoteriche tipiche dell’Estremo Oriente.
Ebbene sì, a Nalanda c’era anche un corso di magia!
Sembra, inoltre che una parte di Nalanda fosse riservata ad un complesso di scuole per l’educazione dei bambini dai 6 anni in su. Qui potevano apprendere i rudimenti della grammatica e perfezionarsi sempre più negli studi linguistici e scientifici in preparazione alla vita universitaria vera e propria.
Insomma, Nalanda si mostra come un’università non solo prestigiosa ma anche straordinariamente moderna con materie pratiche e teoriche, insegnamenti sacri e profani.
Una vera e propria città universitaria
Non diversamente dalle università odierne, Nalanda era divisa in “monasteri”, corrispondenti ai nostri dipartimenti con l’unica differenza che, vista la grandezza dell’università, questi monasteri erano più simili a dei quartieri cittadini. Ognuno lavorava in autonomia ma c’era una continua cooperazione tra l’uno e l’altro.
A vegliare sullo svolgimento delle attività e della vita nella città c’erano due Consigli: uno, che potremmo definire “didattico”, si occupava dei corsi, delle lezioni, di studenti e insegnanti; l’altro, “tecnico-amministrativo”, si preoccupava invece della manutenzione e della cura degli edifici, degli alloggi e delle questioni economiche. Su entrambi vigilava infine un “rettore”, cioè un monaco anziano a capo dell’intera università, eletto dagli altri monaci.
Ciò che sorprende è che l’università era completamente autosufficiente! Studenti e insegnanti coltivavano dei terreni appositi e curavano autonomamente aule ed edifici. Grazie alle cospicue donazioni e ai finanziamenti di sovrani e autorità delle terre vicine, sembra che non fosse previsto alcun pagamento da parte degli studenti (anche se non si può escludere che molti di loro, provenienti da famiglie assai facoltose, versassero delle generose offerte). Un vero sogno per noi oggi vero?
Tuttavia, il punto di forza di Nalanda era la sua biblioteca, tra le più ricche di tutto il mondo antico e moderno. Prendeva il nome di Montagna della Verità ed occupava ben tre monasteri differenti, ognuno dei quali aveva un proprio nome: Mare dei Gioielli (Ratnasagara), Oceano di Gioielli (Ratnodadhi) e Delizia dei Gioielli (Ratnaranjaka).
Secondo alcune testimonianze quando i Musulmani diedero alle fiamme la città, la sua biblioteca bruciò ininterrottamente per ben sei mesi. Di questo immenso tesoro, purtroppo, non è rimasto assolutamente nulla e tutta la storia e la cultura buddhista scomparvero completamente da queste regioni che oggi, paradossalmente, sono tra le più povere e analafabetizzate dell’India.
Alcune testimonianze però raccontano di come alcuni monaci continuarono ad insegnare clandestinamente negli anni avvenire, trovando rifugio tra le rovine carbonizzate di Nalanda.
Un segno, forse, di come la cultura non muoia mai ma continui a vivere, di nascosto, come briciole di fiamme che covano sotto la cenere.