A volte, guardando le vetrine brillanti delle librerie, potrebbe venire spontaneo pensare che la loro veste sia sempre stata questa. Eppure, per moltissimi anni, i libri sono rimasti un bene di lusso, e si è dovuto aspettare il lampo di genio di James Lackington perchè questo specifico esercizio commerciale iniziasse a prendere forma.
Per secoli, infatti, a maneggiare i volumi sono stati principalmente i ceti più benestanti, appartenenti alla corte e alla nobiltà. Basti pensare al costo che poteva avere fare realizzare un manoscritto dagli amanuensi; oppure alla difficoltà di trovare qualcuno abbastanza istruito per redarre, chessò, una cronaca familiare o qualche poema che mettesse in buona luce le gesta della propria casata. Senza contare, poi, che lo stesso pubblico era molto ristretto, visto che a essere alfabetizzati erano prima di tutto gli uomini delle classi dirigenti, proprietari di enormi biblioteche private.
I costi di produzione del libro (l’oggetto fisico intendo) sono certamente diminuiti a partire dal 1512, anno in cui Johannes Gensfleisch della corte di Gutenberg introdusse in Europa la stampa a caratteri mobili – un sistema simile era stato inventato in precedenza in Cina.
Nello stesso periodo, iniziarono pian piano ad aumentare anche i lettori: con l’affissione delle novantacinque tesi sulla porta della capitale di Wittenberg nel 1517, Martin Lutero diede inizio alla Riforma protestante. E cosa centra? Semplice: uno dei punti sottolineati da Lutero era la possibilità di entrare in contatto con le Sacre Scritture senza dover per forza passare per la mediazione di un sacerdote. In molte case fecero quindi il proprio ingresso la Bibbia, i Vangeli e svariati catechismi, che divennero i testi più letti e fatti leggere.
E in tutto ciò, dove si colloca James Lackington? Ora ci arriviamo
Dal genio di James Lackington nasce la libreria moderna
James Lackington (1746- 1815) arrivò a Londra con una certezza: il libri erano il mezzo principe per la trasmissione di cultura e conoscenza, e dovevano poter essere acquistabili da chiunque, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. Lui stesso aveva imparato a leggere e a scrivere da solo e aveva sentito a pieno la libertà che queste capacità portano con sé. Perchè ciò diventasse possibile, però, era necessario che ci fossero esercizi commerciali in grado di vendere a prezzi abbordabili.
Quella di Londra fu una scommessa per Lackington, che con la carta stampata ci lavorava per la prima volta – per quanto fosse un lettore appassionato, il mestiere di famiglia era quello del calzolaio. Tuttavia, era consapevole che con le giuste tecniche, tutto si poteva commerciare, come aveva imparato durante l’infanzia, quando il suo spirito d’iniziativa l’aveva portato a vendere torte ai passanti.
Fu così che nel 1793 aprì la sua libreria in Finsbury Square: Temple of the Muses. Il locale che la ospitava era immenso, tanto che si dice che vi si potesse muovere agilmente una carrozza delle Posta. Tra quelle mura, Lackington diede inizio a una rivoluzione: prima di tutto, smise di accettare pagamenti con bolle di credito, ammettendo solamente contanti – e ciò gli permise di abbassare il prezzo dei libri; gli avventori potevano inoltre svogliare i volumi finché sorseggiavano una tazza di caffé o di té – oltre alla libreria moderna, ha praticamente posto anche le basi per i caffè letterari.
Il libraio proseguì comprando tonnellate di libri, intere collezioni private, persino copie di volumi rimaste in magazzino, che poi mise in vendita singolarmente. Stampò un catalogo dei titoli offerti dal suo esercizio commerciale – dodicimila, nella prima stesura – e appese fuori dalla porta un’insegna che recitava “Una media di duecentomila volumi costantemente in vendita“.
Il successo fu tale che, negli anni, James Lackington da librario diventò anche editore, dando alle stampe le prime copie di Frankenstein di Mary Shelley e le poesie di John Keats. Scrisse egli stesso alcune opere, soprattutto inerenti alle sue memorie, che sono disponibili online.
Putroppo Temple of the Muses fu distrutta da un incendio, e in seguito non venne più ricostruita.