Quest’oggi voglio portarvi in un mondo estremamente complesso ma anche enormemente affascinante: la crittografia!
Si tratta ovviamente di una particolare disciplina scientifica che si occupa di decifrare testi criptati, scritti in un linguaggio “artificiale”, creato appositamente perché soltanto un gruppo ristretto di persone sia in grado di leggerli.
Il manoscritto di cui voglio parlarvi oggi è definito Copiale Cipher o più semplicemente Cifrario Copiale.
Scopriamo insieme la storia di questo affascinante manoscritto!
La storia del manoscritto Copiale
Si tratta di un manoscritto rilegato di un centinaio di pagine risalente probabilmente al 1750. Non si sa con esattezza dove sia stato composto né da chi. Ci sono, infatti, due sole indicazioni non criptate sul manoscritto: sulla pagina iniziale è scritto “Philipp 1866” che indica probabilmente il possessore del manoscritto in quella data; su quella finale, invece è presente la dicitura “Copiales 3” da cui prende il nome il manoscritto e che potrebbe significare semplicemente “copia numero 3”.
Ma ciò che è veramente affascinante è il contenuto: lettere greche e latine si alternano in maniera apparentemente casuale ad altri simboli astratti non riscontrabili in nessun altro alfabeto conosciuto.
Sin dalla sua scoperta, molti studiosi hanno cercato di identificarne il contenuto. Si è pensato inizialmente che la lingua criptata fosse il latino o il tedesco e furono fatti numerosi tentativi anche confrontando il Copiale con la maggior parte delle lingue europee ma ogni tentativo si rivelò vano.
Il Copiale, infatti, non sembrava rispondere a nessun criterio conosciuto per l’elaborazione di un cifrario e ciò favorì la nascita delle teorie più disparate riguardo la natura di questo misterioso manoscritto. Perché, si sa, non si chiude a chiave una porta se non c’è nulla di prezioso al suo interno. E quella del Copiale sembrava addirittura blindata.
C’è persino chi ipotizzò potesse trattarsi di una lingua sconosciuta e antichissima rimasta nascosta per secoli! Ma la verità non era così semplice…
La decifrazione del cifrario
L’approccio di Knight era differente perché si avvalse delle tecnologie. Infatti, passando il Copiale al vaglio dei suoi computer riuscì dapprima ad individuare alcuni gruppi di simboli ricorrenti. Grazie all’aiuto dei linguisti riuscì a capire che si trattava di un cifrario a sostituzione in cui, cioè, ad ogni simbolo corrisponde una lettera.
Il Copiale, però, era diverso. I simboli utilizzati, infatti, sono quasi cento, decisamente troppi per qualsiasi alfabeto. Così Knight e Megyesi scoprirono che alcuni indicavano non semplici lettere, ma gruppi di lettere particolarmente ricorrenti nel tedesco. Altri poi, come le lettere latine, erano simboli vuoti, utilizzati per rappresentare lo spazio tra una parola e l’altra e, ovviamente, per confondere le idee ai lettori non graditi.
Pian piano, riga dopo riga e in maniera progressiva i due studiosi riuscirono a “tradurre” il cifrario e a rivelare l’identità dell’autore del Copiale, interrogativo che aveva tormentato gli addetti ai lavori e non per diversi decenni.
Il manoscritto apparteneva ad una società segreta conosciuta come Ordine degli Oculisti!
L’autore del Copiale: l’Ordine degli Oculisti
Ma chi erano i membri di questa società segreta?
Non si sa assolutamente nulla sul loro conto, se non quanto riportato nel Copiale stesso che può essere considerato a tutti gli effetti una specie di statuto della setta.
Il gruppo nacque nel XVIII secolo e ebbe tra i suoi fondatori il conte August Ferdinand von Veltheim. Il conte, probabilmente membro della Massoneria, per sfuggire alla bolla di papa Clemente XII che aveva condannato la Massoneria, decise di costruire una nuova società segreta per tramandare riti e pratiche che altrimenti sarebbero andate perdute.
Ed il Copiale, infatti, può essere diviso in tre diverse sezioni: nella prima sezione vengono descritti i rituali dell’Ordine degli Oculisti; nella seconda figura una descrizione della Massoneria settecentesca; nella terza è presente un confronto con altre pratiche massoniche diffuse nel resto d’Europa (soprattutto in Inghilterra e Scozia) e poi accettate e trapiantate anche in Germania.
Tra le cerimonie più curiose c’è certamente quella di iniziazione. Al candidato veniva chiesto se riusciva a leggere un foglio bianco. Davanti alla risposta negativa dell’adepto gli venivano dati degli occhiali per leggere il medesimo foglio. All’impossibilità del candidato seguiva una particolare operazione chirurgica con la quale prelevavano un sopracciglio. A quel punto, all’iniziato veniva dato finalmente un foglio su cui poteva leggere gli insegnamenti della setta.
Ma non solo! Il Copiale elenca anche molte altre pratiche diffuse tra le diverse celle dell’Ordine degli Oculisti sparse in tutta la Germania del Settecento. Ad esempio figuravano numerose modalità di riconoscimento tra gli adepti.
Oltre a complesse frasi in codice, c’erano gesti particolari che potevano variare da città a città. A Berlino, ad esempio, gli iniziati si salutavano con un indice sulla bocca, mentre a Francoforte ponendo il medio sull’occhio destro e il pollice sull’orecchio.
Nel Settecento società simili erano diffuse in molte parti d’Europa e il Copiale è soltanto uno dei tanti manoscritti che nascondono preziose e interessanti informazioni su di esse (vi abbiamo già parlato, ad esempio del codice Voynich).
Se l’intuizione di Knight di affidarsi alle tecnologie a sostegno della decodificazione di tali cifrari è corretta forse, in futuro, molti studiosi riusciranno finalmente ad “aprire i loro occhi” e a disvelare i segreti di tutti quei manoscritti che ancora celano con ostinazione misteri e domande senza risposta.