Libri dalla Storia è una rubrica che ci consente di viaggiare nel tempo e nello spazio. Nello specifico, la metà di oggi sarà la Germania medievale. Come? Trattando di un poema molto conosciuto (almeno di nome): I Nibelunghi, o La canzone dei Nibelunghi.
Forse ti sarà già capitato di imbatterti in questo titolo: non solo è la fonte d’ispirazione della tetralogia di Richard Wagner L’anello del Nibelungo, ma come ogni ogni avventura epica che si rispetti, è stato oggetto di varie riscritture e trasposizioni cinematografiche (ci sono battaglie, intrighi amorosi, draghi e forti guerrieri: meglio di così, non si può).
Il manoscritto: molte incognite e poche certezze
Nelle antiche leggende son narrate cose stupende
di guerrieri famosi, imprese immense,
di feste e di letizia, di lacrime e di pianto,
di lotte d’audaci guerrieri; di ciò udrete narrar meraviglie.
Come spesso accade per i testi molto antichi, quello che è giunto fino a noi non è il manoscritto originale, anzi. Nel caso de I Nibelunghi – Nibelungenlied, in tedesco, sono tre i volumi che contengono questo poema.
Da un lato, ciò testimonia come l’opera abbia avuto un successo non indifferente tra i contemporanei: ricordiamoci, infatti, che la creazione dei manoscritti era frutto del lavoro degli amanuensi, e che la pergamena era estremamente preziosa. Quindi, se tre diversi monaci hanno deciso di copiare le gesta di Sigfrido, piuttosto che qualche testo religioso, direi che ciò le colloca direttamente tra i bestseller medievali.
D’altra parte, però, la presenza di più fonti, con narrazioni differenti della stessa vicenda, rende parzialmente soggettiva l’adozione di una versione piuttosto che l’altra.
Altra incognita è l’autore: non abbiamo nessuna idea di chi sia. Il che non sarebbe strano, se si trattasse di materiale più antico, ma I Nibelunghi sono datati intorno alla fine del 1100 e l’inizio del 1200, quando aveva già cominciato ad affermarsi la tendenza di annotare il compositore dell’opera.
Le spiegazioni che sono state date sono varie – che si trattasse di un religioso che non desiderava essere associato a un testo così mondano; che fosse un poeta itinerante con l’unico merito di aver trascritto un poema della tradizione orale; che semplicemente volesse rimanere anonimo – ma il mistero rimane ancora irrisolto.
Cresce tra i burgundi una nobile fanciulla,
tale che in tutto il mondo non v’era cosa più bella,
si chiamava Crimilde: divenne una bella donna.
Per causa sua molti guerrieri avrebbero perso la vita.
Certo è che si tratta di un poema cortese. “Su che basi affermi ciò?” ti chiederai. Analizzando il linguaggio utilizzato dal narratore, i filologi hanno potuto determinare non solo un periodo storico approssimativo (e anche molto ristretto, visto che si parla di un lasco di trenta, quarant’anni circa), la possibile provenienza geografica (probabilmente Germania sud-orientale) e, appunto, il pubblico di riferimento.
A sostegno di questa teoria va anche il fatto che I Nibelunghi sono costellati di scene di banchetti, battute di caccia, descrizioni di gioielli, abiti e feste, tutti temi ricorrenti anche in altri poemi cortesi dello stesso periodo storico.
I Nibelunghi: poema tra il cortese e il guerresco
Nel Niederland vive il figlio d’un grande re,
suo pare era Siegmund, Sieglind sua madre,
in una città possente, famosa tutt’intorno,
giù, sul basso Reno: Xanten era il suo nome.
La storia narrata nell’opera I Nibelunghi si può dividere sostanzialmente in due parti. La prima è incentrata sulla storia d’amore tra Crimilde e Sigfrido. Lei bellissima fanciulla appartenente alla famiglia dei Burgundi, e lui eroe cortese per eccellenza, che incarna tutte le migliori qualità e che è pronto a superare qualsiasi prova, pur di stare con la donna di cui si è innamorato.
Si chiamava Sigfrido, il nobile guerriero audace.
Sfidò molti regni con suo animo coraggioso.
Percorse molte terre nella sua forza possente.
Quanti prodi guerrieri trovò tra i Burgundi!
È per amore che l’eroe della stirpe dei Nibelunghi deciderà di cedere alle insistenze del cognato e di conquistare la regina guerriera Brunilde, vestendo però i panni e il volto (magia!) dell’altro uomo. Se solo avesse saputo quanto dolore questo inganno avrebbe generato in futuro!
Mi sembra interessante notare come questa prima parte della vicenda ricordi non solo in alcuni passi dell’Edda – testo di mitologia scandinava, ma sia impregnata anche degli stessi elementi della tradizione popolare che possiamo ritrovare in alcune fiabe – ad esempio, in quelle dei fratelli Grimm: magia, incantesimi, draghi e altre creature incantate.
Nei suoi tempi migliori, nei suoi giovani giorni,
si udivano di Sigfrido narrare meraviglie,
quanta nobiltà fosse i lui e quanto bello il suo corpo.
Un giorno lo ameranno molte splendide donne
Nella seconda parte, invece, vanno in scena le grandi e sanguinose battaglie. E l’artefice di tutto ciò, colei che da il la alla vicenda è Crimilde. Accecata dal dolore e avendo ormai votato la propria vita alla vendetta, ella sceglie di sposare Attila, il re degli Unni. In questo modo può mettere distanza tra lei e coloro che l’hanno ingannata, mentre si lecca le ferite e si prepara a prendersi la propria rivincita.
Gli studiosi affermano che la presenza di questi temi così cruenti sia probabilmente un lascito di leggende e racconti tramandati oralmente e che erano già antichi quando l’autore ha messo per iscritto I Nibelunghi.
Bel riassunto fiabesco ma come paragone anche se successivi sì può fare un aggancio o rifermentò ai poemi epici scritti da Ludovico Ariosto : Orlando Furioso e Orlando innamorato ?
Buongiorno Claudio e, prima di tutto, grazie della domanda e dell’interessamento.
Premettendo di non essere un’esperta (ho delle conoscenze, ma non ho condotto studi specialistici in merito), mi sento di risponderle che un collegamento tra le tre opere, a mio parere, potrebbe essere un po’ forzato.
L’Orlando furioso di Ariosto e L’Orlando innamorato di Boiardo sono poemi cavallereschi che si rifanno più che altro alla tradizione del ciclo bretone e di quello carolingio (ne abbiamo parlato in altri articoli di questa rubrica, se le potesse interessare), mentre I Nibelunghi attingono alla tradizione più specificatamente germanica. Detto ciò, non è da escludere che i due autori italiani fossero a conoscenza della storia di Sigfrido e Crimilde, in quanto si tratta di un poema epico che ha sempre goduto di grande fama.
Forse si potrebbe associare l’opera I Nibelunghi (o Canzone dei Nibelunghi) con la saga islandese Völsungar, risalente all’incirca allo stesso secolo e con riferimenti allo stesso panorama mitologico, quello germanico e norreno.
Spero di esserle stata utile, e spero che continui a seguire la nostra rubrica.