Oggi, per Libri dalla Storia, vorrei parlarti di un’ opere che mi ha sempre affascinato moltissimo, ma di cui solo recentemente ho indagato le origini: Le mille e una notte.
Ammetto di aver fatto un giro piuttosto lungo, nell’avvicinarmi a questo volume. Come, penso, molti altri, il mio primo incontro con alcuni dei personaggi che abitano tra queste pagine è stato attraverso film di animazione. Il titolo de Le mille e una notte deve essere, poi, rispuntato a scuola, forse parlando di Boccaccio e della tecnica del racconto-cornice.
Tuttavia, come spesso è accaduto (e continua indisturbato ad accadare), a farmi comprare questo libro è stato il mio trasporto per il manga Magi: The Labyrinth of Magic di Shinobu Ōtaka (eh, lo so, porta pazienza, sono fatta così), che a grandi linee riprende personaggi e alcune ambientazioni del grande classico, per poi dare il via a una storia tutta nuova.
Tra fiabe e magia: Le mille e una notte
Il gran visir […] aveva due figlie: la maggiore delle quali si chiamava Shahrazâd, e Dunyzâd la più giovane. Quest’ultima non era senza meriti, ma l’altra aveva un coraggio superiore al suo sesso, uno spirito singolare e possedeva una meravigliosa perspicacia.
Aveva molto letto, e possedeva una memoria tanto prodigiosa, che non aveva dimenticato nulla. Aveva studiato con successo la filosofia, la medicina, la storia, le belle arti, e componeva versi meglio dei più celebri poeti del suo tempo. Oltre a ciò era di perfetta bellezza, e una grande virtù coronava le sue belle qualità.
Come accade frequentemente, parlando di manoscritti antichi, anche per Le mille e una notte non siamo in grado di dare una data di prima pubblicazione – se di pubblicazione si può parlare – precisa. Quest’opera, infatti, non solo non è frutto di un solo autore, ma si è anche formata nel corso di molti secoli.
Durante il corso di tutti questi anni, sono andati sommandosi filoni appartententi a più culture: il nucloeo più antico sembra risalire alla tradizione indo-iranica, le cui influenze sono riscontrabili nei temi, tanto quanto nell’utilizzo della tecnica narrativa del racconto-cornice – elemento di origine sanscrita, dentro al quale vengono raccontate le altre storie (non sono davvero mille; il numero è usato più che altro per indicare il loro grande numero).
Questa prima parte si fonde e unisce con elementi della letteratura della Persia, dell’Iraq e, infine, con tratti tipicamente aribi e islamici. Più recente (sempre tentendo conto che parliamo di più di mille anni fa), invece, è l’apporto egiziano, a cui si devono racconti più roccamboleschi e d’avventura.
In Occidente, il grande successo de Le mille e una notte si deve soprattutto alla prima traduzione realizzata dal francese Antoine Galland, pubblicata a partire dal 1704. Tuttavia, non si tratta di un lavoro completamente adesente al testo: sono state censurate le parti più erotice o scabrose (sia mai che venisse urtata la sensibilità di qualcuno), e alcuni brani di prosa, i più lunghi e complessi, sono stati tagliati.
Fortunatamente, con il passare degli anni, sono comparte anche molte altre edizioni, alcune integrali, altre che ricalcano grossomodo quella di Galland, altre ancora accompagnate da magnifiche illustrazioni.
Allora Shahrazâd disse a sua sorella di prestarle attenzione: e rivoltasi a Shahriyàr cominciò a narrare la prima novella.
Ecco la trama
Da un codice del XIII secolo Rene Khawam ha recuperato un gioiello della letteratura araba. È il testo che gli studiosi giudicano “il più antico e il migliore”, lo stesso che leggevano i califfi, i visir, i mercanti e le donne dei grandi secoli della civiltà araba.
Libero da aggiunte arbitrarie, contaminazioni, interventi e censure, nella sua forma autentica “Le mille e una notte” riacquista il suo fascino originario.
A tessere questa sterminata e labirintica trama di storie è Shahrazâd, eroina del racconto che fa da cornice alla raccolta, e affascinante odalisca penetrata da secoli nell’immaginario occidentale. Per scampare alla condanna dello spieiato re Shahriyâr, che intende vendicare sulle vergini del suo regno il tradimento subito, Shahrazâd sfrutta le doti dell’affabulazione offrendogli notte dopo notte racconti straordinari, rinchiusi l’uno nell’altro come in un sistema di scatole cinesi. Rapito dalla magia della narrazione, e dal fascino della cantastorie, il sovrano dimentica le ragioni dell’odio e annulla la condanna.
Le parole di Giorgio Manganelli presentano e interpretano in modo il lavoro dei traduttori.