Oggi, caro iCrewer, facciamo di nuovo un salto nel magnifico mondo dei poemi epici. In particolare, voglio parlarti di Beowulf, il più lungo testo di questo genere composto in anglosassone, nonché fonte d’ispirazione per moltissimi autori contemporanei.
Ebbene sì, queste avventure, messe su pergamena più di mille anni fa, sono alla base di molte storie che consideriamo grandi classici, prima tra tutte, la celeberrima saga de Il signore degli anelli di J. R. R. Tolkien. L’autore britannico, esperto filologo, non ha mai nascosto il suo legame con la narrazione epica, anzi. Negli anni della sua carriera accademica, prima diventare il più celebre romanziere fantasy, si dedicò alla riscrittura di Beowulf in prosa, alla quale poi aggiunse un racconto inedito scritto di suo pungo. In Italia, quest’opera è stata pubblicata da Bompiani con il titolo Beowulf con Racconto meraviglioso e contiene anche un ricco apparato di note e approfondimenti tratti dalle conferenze che Tolkien tenne su questo tema.
Beowulf: una storia di coraggio, battaglie e draghi
Dopo averti incuriosito – spero – con le varie opere collegate più o meno direttamente a Beowulf che si trovano nel mercato, credo sia proprio giunto il momento di entrare nel vivo dell’articolo e raccontarti un po’ la storia di questo poema.
Come già decantato in apertura, si tratta dell’opera epica più lunga scritta in antico inglese, chiamato anche anglosassone, nonché l’unico di carattere eroico-profano a esserci pervenuto. L’autore è sconosciuto, così come non si sa l’anno preciso in cui la storia ha visto la luce per la prima volta. Gli studiosi sono però concordi nel collocarne la stesura intorno alla metà dell’VIII secolo dopo Cristo. Il testo è contenuto nel manoscritto Cotton Vitellius, conservato alla British Library e redatto da due diversi monaci amanuensi, che si sono occupati di trascrivere circa metà testo ciascuno.
Beowulf è un poema in prosa, costituito da ben 3182 versi, la cui lunghezza è calcolata in base al numero di accenti (non di sillabe), non in rima, ma ricchi di allitterazioni. In particolare, spicca l’uso di moltissime kenningar (kenning al singolare), una particolare figura retorica tipica della tradizione medievale norrena, che prevede di riferirsi a personaggi, oggetti e luoghi mediante metafore o perifrasi codificate (“la radice dell’occhio di un bufalo” è, ad esempio, un corno potorio, ossia un recipiente usato per bere, ricavato da un corno bovino).
Per quanto riguarda la trama in sé, si pensa che sia un prodotto originale dell’autore – fatto raro, considerando che all’epoca la tendenza maggiore era quella di trascrivere racconti tramandati oralmente. I riferimenti alla mitologia norrena sono, però, moltissimi, consentendo di collocare l’opera all’interno della sue cerchia tematica.
E siamo finalmente giunti al grande momento, quello in cui ti racconto a grandi linee che cosa succede in questi tremila e più versi. La faccenda è alquanto semplice: si tratta di tre avventure, e in tutte viene narrato lo scontro mitico per eccellenza, quello tra mostro ed eroe, tra bene e male.
Il protagonista prima si reca in soccorso dei danesi nella battaglia contro Grendel, terribile mostro antropofago che preso di mira l’immensa residenza del re, appena costruita, e tutti i tesori nascosti al suo interno. Poi è la volta della madre di Grendel, che vuole vendicare il figlio. Infine, quando ormai tutti i capelli gli sono diventati bianchi ed è stato re dei Geati per cinquant’anni, Beowulf è chiamato a scontrarsi con un nuovo, terribile nemico: un drago destatosi dal suo sonno, dopo aver percepito la scomparsa di un oggetto del suo tesoro.
Insomma, Beowulf è un’avventura straordinaria, con un protagonista forte e coraggioso, che ha sicuramente giocato un ruolo importante nella creazione di molti personaggi ancora oggi famosi.