Caro iCrewer, riprendiamo il nostro giro del mondo letterario e facciamo oggi tappa nell’Africa orientale, alla ricerca di temperature più piacevoli e meno umide e che ci diano la carica per affrontare i mesi invernali in arrivo. Siamo infatti in una regione tropicale, prevalentemente pianeggiante, bagnata da un lato dall’Oceano Atlantico ed è attraversata da un fiume che dà il nome a questo Paese: il Senegal.
La sua capitale, Dakar, è un campanellino che ti risuona in testa. Quel nome lo hai già sentito, ma non ti ricordi esattamente dove… Se ci pensi attentamente, ti verrà in mente Parigi-Dakar: la nota gara di rally automobilistico che dal 1979 si sfidava nel tragitto dalla capitale francese a quella del Senegal. Dal 2009 la competizione si è spostata in Sud America, tuttavia essa ha mantenuto il nome La Dakar per la fama della storica tratta.
Parlando invece della storia di questo Stato, la Repubblica del Senegal fu fondata nel 1960, a seguito della decolonizzazione francese. Dal 1677 questa regione era infatti sotto il controllo dei nostri cugini d’oltralpe, che a loro volta l’avevano acquistata dagli olandesi, che l’avevano ottenuta dai portoghesi e i quali l’avevano occupata nel 1500. Insomma, come la maggior parte degli Stati africani durante il periodo delle prime esplorazioni, il Senegal venne colonizzato per la posizione favorevole per i commerci transoceanici e per la Tratta degli schiavi.
Essendo stato una colonia europea per molti secoli, questo Paese ha adottato il francese come lingua ufficiale, seguita dallo wolof, l’idioma dell’etnia più diffusa. La religione più diffusa è l’islam, ma sono ancora presenti animisti e culti della tradizione tribale africana.
Non ci sono però solo favole e racconti orali in Senegal! Questo Paese dà grande importanza all’arte in generale, che si manifesta in qualunque forma e colore: si va dalla pittura alla musica, dalla danza al teatro e anche la scrittura è un veicolo importante dell’espressione artistica, ma è anche un metodo di rivalsa e di riappropriazione della propria identità culturale. Come avevo già detto nei paragrafi introduttivi, il Senegal è stato sotto la dominazione francese fino al 1960. Con l’indipendenza, il primo Presidente Léopold Sédar Senghor (1906-2001) si è fatto promotore della cosiddetta Négritude: un movimento letterario, culturale e politico nato negli anni Trenta che rivendicava la cultura nera, pesantemente oppressa dai colonizzatori europei, e riunire spiritualmente così tutti i popoli africani.
Senghor ha fatto di questa ideologia il suo marchio di fabbrica e non sono mancati i finanziamenti pubblici agli artisti, ai poeti e agli scrittori durante il suo mandato. Per questo suo impegno, gli sono state conferite numerose onorificenze, ma la più importante è stata la sua entrata nel 1983 nell’Académie française, l’istituzione che vigila e promuove la lingua francese: è stato il primo africano a farne parte. Senghor è stato inoltre poeta, da molti considerato il più significativo del Senegal. Se vuoi leggere qualche suo componimento, ti consiglio la raccolta Poesie dell’Africa, pubblicato nel 2009 da Pontedera, Baldecchi & Vivaldi.
Fra gli autori che hanno preso parte a questo rilancio della cultura africana, il più noto è sicuramente Cheikh Hamidou Kane. Nato nel 1928 da una delle famiglie più importanti dell’etnia Fulani, è stato politico e funzionario durante l’amministrazione di Senghor ma anche apprezzato romanziere.
La sua prima opera si intitola L’ambigua avventura (ultima edizione Jaca Book, 1996) ed è di forte stampo autobiografico. Il protagonista è Samba Diallo, figlio di un capo tribù, che viene educato in una scuola coranica e successivamente in un istituto in Francia. In questo romanzo vengono poste in risalto le ambiguità ed i contrasti fra il mondo europeo e quello africano, in una costante lotta di supremazia e di sottomissione, ribellione e accettazione delle loro diversità. Tratta invece dell’indipendenza del Senegal il secondo lavoro di questo scrittore: I custodi del tempio (Calabuig, 2018). Prendendo spunto dalla storia del suo Paese, Kane descrive il clima di tensione a seguito dell’istituzione di un immaginario Stato africano, che non riesce a trovare equilibrio fra modernità e tradizione dopo cinque anni dalla sua fondazione.
Il suo primo romanzo è Io, venditore di elefanti (nuova edizione Dalai Editore, 2010), è stato scritto in collaborazione con il giornalista Oreste Pivetta ed è stato pubblicato per la prima volta nel 1990 da Garzanti. In questo romanzo-reportage viene raccontata l’esperienza di Khouma, immigrato clandestino che si mette all’opera per ottenere il permesso di soggiorno, nonostante i pregiudizi dilaganti e le difficoltà di una vita ai margini della società. Nonno Dio e gli spiriti danzanti (Dalai Editore, 2005) parla invece del ritorno nella Patria africana dopo anni vissuti in Europa e del non riconoscere più la casa in cui si è nati: tema noto nella letteratura dei migranti. Altro libro dai temi importanti è Noi italiani neri (Dalai Editore, 2010), che riprende la tematica del razzismo e del senso di cittadinanza, nella speranza di abbattere pregiudizi e creare più integrazione per un futuro migliore.
Caro iCrewer, penso di essermi dilungata troppo sul Senegal e sulla sua letteratura. Spero che questo lungo ed intenso viaggio sia stato di tuo gradimento e di tuo interesse. Il tour continua domani, quindi continua a seguirci per conoscere un nuovo Stato e i suoi scrittori più importanti.