Caro iCrewer, continuiamo il nostro viaggio del mondo e ci spostiamo verso l’Africa occidentale, in uno stato piccolissimo, il Gambia
È di qualche giorno fa la notizia della morte di Dawda Kairaba Jawara, il “padre dell’indipendenza del Gambia”, simbolo della democrazia ed espressione dei voleri del popolo. Jawara entra a far parte del Partito popolare progressista nel 1960 e quando il Gambia, nel 1965, ottiene l’indipendenza dal Regno Unito opera come Primo Ministro per tre anni. Nel 1970 riesce a diventare il primo presidente del Gambia, dopo che la regina Elisabetta II abbandona il ruolo di capo dello stato, detenuto fino ad allora. Jawara rimane al potere fino al 1994, quando viene deposto da un golpe guidato da Yahya Jammeh. Il secondo presidente, in 22 anni di governo, ha instaurato una dittatura fortemente repressiva che ha causato non pochi problemi al Gambia che si è inimicato il Regno Unito (uscendo dal Commonwealth), l’ECOWAS e in generale tutta la comunità internazionale, rimanendo di fatto isolato. Anche all’interno del territorio non sono mancati e sono andati ad accentuarsi i dissidi tra gruppi etnici, costituiti da una maggioranza mandinka e da minoranze fula e wolof. L’ONU ha cercato di intervenire più volte negli anni condannando le politiche di Jammeh che minavano i diritti umani e istigavano alla violenza e alla discriminazione. Durante il suo governo il Gambia è diventato uno dei paesi più omofobi di tutta l’Africa; l’omosessualità è punita dalla legge e chi mostra in pubblico comportamenti ambigui o che possono essere scambiati per omosessuali rischia non solo la galera, ma anche la morte. Nel 2015 Vice riportò parte di un discorso pubblico del presidente: “Se sei gay, ti taglierò la gola. Se sei un uomo e vuoi sposare un altro uomo in questo paese e ti becchiamo, nessuno ti vedrà mai più. E nessun bianco può farci niente”. Come succede in tutte le dittature, i media tradizionali non hanno mai fatto trapelare informazioni dettagliate sulla situazione gambiana per volere di Jammeh, deciso a promuovere un’immagine perfetta del Gambia agli occhi della comunità internazionale. Sono poche le voci gambiane che hanno avuto il coraggio di dire la loro e di opporsi alla dittatura di Jammeh e non sorprende; gli oppositori e i giornalisti stranieri, come prevedibile, non sono mai stati i benvenuti e o venivano espulsi o imprigionati e uccisi.
La letteratura del Gambia
E’ difficile dunque trovare scrittori del Gambia e parlare della letteratura di questo paese. Come già detto gli intellettuali contemporanei non hanno avuto vita facile ed è molto improbabile che qualcuno si sia deciso a pubblicare, esponendosi alle rappresaglie del regime. Sono cinque gli autori di cui siamo a conoscenza e di cui abbiamo più notizie.
Lenrie Peters
Nato a Banjul, capitale del Gambia, nel 1932 Lenrie Peters completa gli studi di Scienze Naturali a Cambridge, al Trinity College. Si sposta poi all’University Hospital College di Londra e nel 1959 si diploma in medicina. Durante gli studi inizia anche a collaborare con la BBC lavorando su alcuni programmi sull’Africa. Nel 1965, anno che come già detto segna l’indipendenza del Gambia, Peters pubblica il suo primo e unico romanzo, The Second Round, una sorta di autobiografia che racconta di un giovane medico, Dr. Kawa, che torna nel suo paese dopo gli studi in Inghilterra. Il romanzo è una riflessione sulla situazione in cui l’Africa post-coloniale si trova, la sua politica e l’opera sempre più pressante di occidentalizzazione, che aliena quasi completamente la tradizione.
Ebou Dibba
Tra tutti Ebou Dibba è lo scrittore gambiano più prolifico e in 57 anni di vita ha pubblicato una serie di racconti e tre romanzi. Nato nella capitale, ottiene una borsa di studio all’Università di Cardiff dove si reca per studiare letteratura, laureandosi infine in letteratura francese. Lavora come insegnante prima in Francia, poi a Londra e poi a Surrey. Scrive il primo romanzo, Chaff on the Wind, nel 1986, la storia della vita di due ragazzi, Dingding e Pateh, molto diversi tra loro. Il secondo romanzo, Fafa, esce nel 1989 e l’ultimo, Alhaji, nel 1992, otto anni prima della morte di Dibba.
Deyda Hydara
Deyda Hydara, nato nel 1946, è stato uno dei pochi che si sono opposti e hanno criticato il regime dittatoriale di Yahya Jammeh. Direttore del The Point, un giornale indipendente del Gambia, insieme a Pap Saine e Babucarr Gaye si è impegnato a fare dell’informazione, a diffondere idee di pace, fratellanza, rispetto e uguaglianza, a criticare duramente le politiche spiccatamente inumane di Jammeh. Si è scagliato in particolare contro due decreti legge emanati nel 2004 che limitavano fortemente la libertà di pensiero e di espressione e minacciavano pubblicamente giornalisti e scrittori. La sua lotta al regime gli è costata la vita, dato che sempre nel 2004 è stato assassinato mentre tornava a casa dal lavoro. L’identità dell’assassino è tuttora considerata ignota, ma non è difficile arrivare a capire che Hydara si era fatto un nemico potente e questo nemico ha reagito.
Nana Grey-Johnson
Nato nel 1951, Nana Grey-Johnson si è laureato in comunicazione e giornalismo nel 1979 alla Stanford University. Durante gli studi ha scritto per numerosi quotidiani e periodici sia del Gambia che londinesi. Ha aperto poi un’agenzia di media e nel 2004 ha pubblicato The Story of the Newspaper in the Gambia. Ha poi cominciato a pubblicare sia pezzi teatrali sia alcune raccolte di racconti: nel 1988 esce King Pass King, un’opera per il teatro, e qualche anno dopo arriva The Hare and the Tortoise. Non ha mai fatto opposizione al governo di Jammeh ed è stato anche suo vicesegretario.
Sally Singhateh
Nata nel 1977 è una delle scrittrici gambiane contemporanee più conosciute. A partire dal 1988 ha pubblicato tre romanzi, tutti in lingua inglese: Christie’s Crises, Baby Trouble e The Sun Will Soon Shine. Il suo ultimo lavoro parla di una giovane ragazza, che cresce in un piccolo villaggio del Gambia e sente che la sua vita è già scritta e definita, con un matrimonio obbligato e senza la prospettiva di poter essere indipendente. La protagonista deciderà di ribellarsi a tutto questo e cercherà di costruirsi da zero una vita propria, che le dia soddisfazione e le permetta di vivere come vuole.