Il territorio è abitato sin da tempi antichi. I primi insediamenti di popolazioni Bantu, soprattutto del gruppo Karanga da cui discende l’etnia che attualmente è maggiormente stanziata sul territorio, gli Shona, iniziarono verso il IV secolo; ne sono testimonianza le rovine di Grande Zimbabwe scoperte nel 1871, antichi insediamenti di una civiltà molto sviluppata di cui purtroppo si sa pochissimo. Nel XV secolo le relazioni commerciali con popolazioni arabe ed europee si svilupparono notevolmente dopo la fondazione nel 1440 dell’Impero di Monomotapa. Nonostante un primo approccio al territorio dei portoghesi, la vera opera di colonizzazione da parte degli europei fu degli inglesi alcuni secoli dopo, verso la fine del XIX secolo ad opera di Sir Cecil Rhodes. Uomo d’affari ed esploratore inglese, aveva un sogno: colonizzare e portare sotto la bandiera britannica l’Africa, dall’Egitto alla punta meridionale del continente. Rhodes nel 1888 stipulò un accordo molto vantaggioso con il re dei matabele Lobenguela per lo sfruttamento delle risorse minerarie del territorio. La Rhodesia Meridionale (attuale Zimbabwe) e Rhodesia Settentrionale (attuale Zambia) che devono il proprio nome all’esploratore inglese, morto nel 1902, diventarono di suo dominio diretto e della compagnia British South Africa Company che gestì il territorio fino all’ottobre del 1923 quando la Rhodesia Meridionale divenne – a seguito di un referendum – colonia del Regno Unito e quindi sottoposta al suo controllo. Trent’anni dopo, il 1 agosto 1953, nacque la Federazione tra la Rhodesia ed il territorio del Niassa. Nel 1963 dichiarò l’indipendenza dal Reno Unito, ma sarà solo negli anni ’80 che la Rhodesia prenderà il nome con cui la conosciamo oggi: Zimbabwe. La crisi economica ha messo in ginocchio il paese. Dopo aver cambiato nel 2009 la valuta nazionale perché troppo svalutata, con il dollaro americano, è notizia recente che il nuovo presidente Emmerson Mnangagwa stia facendo marcia indietro e voglia ritornare ai dollari dello Zimbabwe (Zim-dollar).
Caro iCrewer veniamo al punto cruciale: la letteratura dello Zimbabwe. Il Paese dal 1983 organizza la Fiera del Libro Internazionale, che negli anni è diventata la più grande fiera del libro in Africa.
Dopo l’indipendenza e l’abolizione dell’apartheid, lo Zimbabwe ha compiuto notevoli progressi per quel che concerne l’educazione scolastica e l’alfabetizzazione delle persone di colore, superando notevolmente l’Inghilterra. Rimangono comunque due comunità distinte che hanno dato origine a diverse produzioni letterarie. Le opere della popolazione bianca sono più recenti, ed essendo la stessa più orientata verso il Regno Unito a causa dei sentimenti colonialisti, è più rivolta verso la letteratura inglese. Due autori su tutti da citare per le loro opere a favore delle popolazioni autoctone sono: il missionario Arthur Shearly Cripps (1869-1952), autore di novelle, racconti e poesie in difesa delle tribù shona, nelle quali descrive il paesaggio africano e la vita delle popolazioni; Doris May Lessing (1919-2013) scrittrice britannica che ha vinto nel 2007 il premio Nobel per la letteratura con la motivazione: “cantrice dell’esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”. Nel romanzo The Grass Is Singing pubblicato nel 1949 (Canta l’erba) o nel più recente Sorriso africano edito da Feltrinelli uscito nel 2007 e in altre storie pubblicate ha trattato i problemi razziali e sociali dell’allora Rhodesia del Sud.
Se, come detto, la letteratura della popolazione bianca è recente, quella africana possiede un antico patrimonio culturale orale sia in prosa che in versi destinati a poemi e canzoni. La scolarizzazione della popolazione di colore porta alla produzione di opere scritte in lingua ndebele e shona. Alcuni tra i più famosi e conosciuti scrittori dello Zimbabwe sono: per la lingua ndebele, Ndabezinhle Sigogo (1932-2006): scrittore molto attento alle condizioni sociali del suo Paese e che ha lasciato un profondo segno nella letteratura dello Zimbabwe; per la lingua shona, è il reverendo Patrick Fani Chakaipa, arcivescovo di Harare dal 1976 fino alla sua morte avvenuta nel 2003; nelle sue opere i temi principali spaziano dall’amore e il matrimonio fino al contrasto fra le due culture e la condanna della vita cittadina ed esaltano quella nei villaggi.
Caro iCrewer per oggi il nostro viaggio finisce qui. Torna con noi domani per un nuovo ed emozionante viaggio nella letteratura di un nuovo Stato.