Negli ultimi mesi, con questa rubrica quotidiana, abbiamo davvero preso per mano voi lettori di Libri.ICrew portandovi a spasso per il mondo e raggiungendo anche gli angoli più nascosti alla ricerca di autori e libri da scoprire e da conoscere. Per quanto mi riguarda è stata una grande occasione per raggiungere nuove nozioni che hanno arricchito la mia cultura generale. Non nascondo che ho avuto qualche difficoltà nel reperire informazioni o notizie riguardanti la letteratura dei piccoli stati africani o asiatici che mi sono stati assegnati, ma anche per questo collaborare e contribuire a rendere così speciale la rubrica è stato bellissimo e interessantissimo.
Il perché di questa introduzione è presto detto: L’Ungheria è l’ultimo stato che mi spetta nel lungo calendario editoriale della rubrica, e dunque ecco il motivo di una sorta di congedo dal mondo letterario scritta con una impostazione personale. Anche se, in realtà, un po’ tutti gli articoli sparsi per la terra che ho scritto hanno una matrice di questo tipo: il mio approccio è sempre stato quello di domandarmi cosa conosco io di quel paese.
E dunque se dico Ungheria, che associazioni di idee faccio?
Budapest. Senza dubbio, la prima cosa che mi viene in mente è la capitale. A detta di molti una delle città più belle di tutta Europa e se non sbaglio anche una delle città più visitate al mondo in assoluto.
Il Danubio. Se dici Ungheria dici Danubio, il secondo fiume più lungo del continente dopo il Volga. Nasce nella Foresta Nera in Germania e sfocia nel Mar Nero dopo aver attraversato diverse capitali europee. È considerato patrimonio dell’UNESCO.
Le mie conoscenze su questo stato finiscono qui. E quindi ora è il caso che io mi metta a far ricerche e a studiare, perché son davvero tante le informazioni relative a questa nazione.
Intanto l’Ungheria è uno di quegli stati dell’Europa centro-orientale che non è bagnato dal mare. Fa parte dell’Unione Europea dal 2004 ma non ha adottato l’euro come moneta e continua ad essere in vigore il fiorino ungherese.
Con un po’ più di memoria mi sarei ricordato anche del Lago Balaton, che è il più grande bacino dell’Europa Centrale. La morfologia di questo stato è per lo più pianeggiante e i rilievi difficilmente superano i mille metri. Il clima è continentale con inverni molto freddi ed estati molto calde.
Gli Ungheresi vengono anche detti magiari, che sono il gruppo etnico di origine ugrica più sviluppato nella nazione, così come il cristianesimo è la religione più praticata. L’ungherese è la lingua ufficiale e nelle scuole tutti studiano l’inglese e il tedesco.
Avvicinandoci con le notizie al mondo dei libri, c’è una curiosità che mi piace portare alla tua attenzione e che riguarda László Biró, l’uomo che nel 1938 ha inventato la penna a sfera, meglio conosciuta come penna biro, e che era ungherese. E questa cosa un po’ mi sconvolge: d’ora in poi, ogni volta che prenderò in mano una penna anche solo per scrivere la lista della spesa, penserò all’Ungheria. E non finiscono qui le curiosità, perché anche Ernö Rubik, sì proprio lui, proprio quello che stai pensando, quello del cubo di Rubik, il famoso gioco rompicapo, è magiaro.
Ma veniamo alla letteratura che è il vero motivo per cui stai leggendo questo articolo: fino al 1400 in questa grande regione dell’Europa si scriveva principalmente in Latino e tutte le attenzioni erano rivolte ai testi sacri, poi con il Re del Rinascimento Mattia Corvino ci fu un importante rinnovamento culturale ed apparvero i primi testi scritti in ungherese. Si iniziò con la traduzione dei testi religiosi, della Bibbia, e solo in epoca Barocca comparvero i primi poemi con temi militari e sociali. Ma il periodo di maggior splendore della letteratura ungherese è stato tra il 1825 e il 1848 dove si distinsero tra gli altri i poeti Mihály Vörösmarty, János Arany e Sándor Petöfi. Tutti e tre legarono le loro opere a un ideale partigiano di patriottismo.
Arrivando al Novecento, e quindi all’epoca contemporanea, vengono considerati i due più grandi poeti di questo secolo Endre Ady, che visse molti anni a Parigi e subì l’influenza di Charles Baudelaire, e Attila József. Non si può nemmeno dimenticare Babits che si prese sulle spalle l’incarico di tradurre in magiaro la Divina Commedia del nostro Dante Alighieri.
Ma l’autore su cui voglio concentrate la mia e la tua attenzione è Imre Kertész. Nato a Budapest nel 1929, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz e onorato nel 2002 del Premio Nobel per la letteratura. Il suo romanzo più noto, che lo ha reso un celebre autore, è Essere senza destino: libro in cui l’autore racconta la sua esperienza di ragazzo appena quindicenne nei campi di sterminio nazisti. Il romanzo, che ha avuto una gestazione di dieci anni, è stato pubblicato per la prima volta in Ungheria nel 1975, mentre in Italia nel 1999 edito da Feltrinelli e tradotto da B.Griffini. Nel 2005 è uscita anche la versione cinematografica con sceneggiatura curata proprio da Kertész e intitolata Senza Destino. La motivazione del premio Nobel è chiara: “per una scrittura che sostiene l’esperienza fragile dell’individuo contro l’arbitrarietà barbarica della storia“. Nonostante, anzi per colpa, del tema trattato l’autore e l’opera furono messi al bando e solo dopo il crollo del Muro di Berlino riuscirono ad avere le attenzioni dovute. L’autore è morto nel 2016 sempre nella capitale ungherese.
È chiaro che il focus su questo grande letterato ungherese ha un po’ incupito questo articolo, ma davvero ritenevo troppo importante segnalare un libro di così alto spessore per la cultura e la memoria della storia che riguarda tutti noi, e non solo i confini magiari. Allora proverò a farti tornare il sorriso, con la conclusione di questa pagina dedicata all’Ungheria menzionandoti il Gulasch, il tipico piatto della cultura di questo paese. E anche questo, con un piccolo sforzo di memoria, potevo tranquillamente inserirlo tra le mie conoscenze elencate ad inizio articolo. Io sinceramente non l’ho mai assaggiato. E tu?