In Sudafrica diverse letterature parallele sono nate dal fenomeno del pluralismo linguistico e culturale. La politica è stata il deterrente nella scelta della lingua letteraria, infatti la letteratura in afrikaans, nata dall’olandese e parlata dai boeri, deriva dal nazionalismo boero, quella in inglese è centrata sul problema razziale, mentre la promettente letteratura bantu è stata bloccata da diversi atteggiamenti politici.
La letteratura afrikaans ha inizio nella prima metà del XIX secolo, citiamo come opera principale più antica uno scritto per il teatro: Il nuovo ordine dei cavalieri di Ch. E. Boniface. All’interno di questa letteratura troviamo il movimento artistico “Tweede Beweging” in cui si distinsero alcuni poeti: Louis Leipoldt (1880-1947), Jan F. Celliers (1865-1940) e Totius, tutti scrivevano della lotta di liberazione dal giogo inglese. Tra gli autori di prosa ricordiamo Nicolaas Petrus van Wyk Louw (1906-1970).
Negli anni successivi tra gli scrittori più impegnati nell’opposizione all’ideologia dell’apartheid segnaliamo il romanziere André Brink e il poeta Breyten Breytenbach, rimasto in carcere dal 1975 al 1982.
Anche la letteratura in inglese iniziò nel XIX secolo con Pringle (1789-1834), poeta impegnato che si batté contro la schiavitù. Nel primo dopoguerra, Sarah Geltrude Millin (1892-1968), con il romanzo God’s Step-children, introdusse nella letteratura il tema dei rapporti razziali che fu il tema dominante del celebre romanzo Cry the Beloved Country del 1948 dello scrittore Alan Paton (1903-1992).
La letteratura degli anni Settanta sarà fortemente condizionata dal contesto politico. Prevale però la poesia, che tratta sovente temi tradizionali o critica parodisticamente il sistema; è una letteratura di protesta, che rivela tutta la profonda angoscia e l’instabilità data dalla situazione socio-politica. Un ruolo importante nel far conoscere la letteratura in questi anni lo avranno due riviste il Classic e lo Staffrider, oltre ad importanti case editrici e alle università.