La storia dello Stato di Palestina è tristemente nota e travagliata, legata a doppio filo con quella dello Stato d’Israele. Stato di Palestina e Palestina non sono la stessa cosa: il primo comprende Gerusalemme Est e i territori occupati palestinesi, ovvero Cisgiordania e Striscia di Gaza, mentre la Palestina è quel lembo di terra – storicamente e geograficamente noto con questo nome – che questi territori condividono con Israele, Siria, Giordania e Libano.
Autoproclamatosi indipendente in modo unilaterale nel 1988, è uno stato che a oggi non possiede un’organizzazione tipica: non ha un esercito e una parte dei suoi territori sono occupati. Lo Stato di Palestina è riconosciuto come tale solo da 137 membri dell’ONU, mentre sono 50 i membri che, al 2018, ancora non lo riconoscono.
Per parlarti di questo popolo ho scelto tre scrittrici molto diverse tra loro: Selma Dabbagh, Adania Shibli, Khulud Khamis.
Fuori da Gaza
Selma Dabbagh nasce in Scozia nel 1970 da madre inglese e padre palestinese. Avvocato per i diritti umani, ha ereditato dal padre – esiliato – quel senso di smarrimento che condividono tutte quelle persone che non sono nate e cresciute in un territorio comune da poter chiamare Patria. E nel suo primo romanzo, Fuori da Gaza, pubblicato da Il Sirente, racconta con un sottile humor British di questo groviglio di sentimenti che popola chi sa di non poter tornare a casa.
Pallidi segni di quiete
Adania Shibli nasce nel 1974 in Palestina e oggi vive tra Londra e Ramallah. Ha una formazione in comunicazione e studi culturali, e ha iniziato a scrivere pubblicando racconti su diverse riviste. Vincitrice per due volte del premio Young Writer’s Award–Palestine promosso dalla A.M. Qattan Foundation, è considerata una delle più promettenti voci di lingua araba. Pallidi segni di quiete e Sensi sono le sue due opere tradotte in italiano.
I frammenti di Haifa
Khulud Khamis è una scrittrice femminista palestinese, cresciuta tra le linee grigie di due culture: sua madre è di nazionalità slovacca mentre suo padre è palestinese. Vive ad Haifa e fa parte dell’organizzazione femminista Isha L’Isha- Haifa Feminist Centre. Nel suo primo romanzo, I frammenti di Haifa, pubblicato da Fila 37, parla delle difficoltà che devono affrontare quotidianamente i palestinesi con cittadinanza israeliana: dall’esser considerati traditori all’esser guardati con sospetto alla scissione identitaria interiore. Ma, alla fine, offre anche uno spunto positivo per il futuro.