Dopo tutto questo girovagare tra nazioni, popoli e culture alla ricerca di scrittori contemporanei e non, oggi questa trip ci porta in Slovacchia
per conoscere la scrittrice contemporanea Jana Benová con il suo romanzo Plán odprevádzania.
Prima di addentrarci nei meandri sottili del suo romanzo, è doveroso fare alcuni accenni alla storia della Slovacchia perchè penso che non tutti sappiano che per secoli il popolo slovacco non ha avuto uno stato proprio, fatto che ha influito anche sulla lingua madre, la cosiddetta “letteratura alta” ha dovuto utilizzare la lingua di altre nazioni, dal latino al ceco per finire all’ungherese. Queste condizioni storiche sono durate fino alla metà dell’Ottocento. La prima codificazione della lingua slovacca scritta è avvenuta solo nel 1843, ad opera del linguista Ludovit Stur. Il concetto stesso di letteratura slovacca era difficilmente definibile, fino alla fine del Settecento, non possedendo, come abbiamo visto, ancora una lingua propria le attività letterarie del popolo slovacco venivano scritte sia in latino che in lingua ceca. Ancora oggi esistono scrittori e opere considerati propri sia dalla letteratura slovacca che da quella ceca.
Devi anche sapere che la Slovacchia ha una storia lunga e travagliata, che si è protratta nel corso dei secoli per questo è giusto fare luce sulle problematiche che l’hanno afflitta depauperando la stessa della lingua madre. Prende il suo nome dalle popolazioni slavo-occidentali che nel 6° secolo vi si insediarono stabilmente. Nel 1906 cadde sotto il dominio magiaro, rimanendo legata all’Ungheria fino al 1918, quando entrò a far parte della Cecoslovacchia indipendente. I magiari si insediarono in massa in alcune regioni (Kosice, Bratislava) e si imposero come classe dominante. Il risveglio nazionale slovacco si è manifestato nella prima metà del XIX secolo e prese corpo dopo la repressione della rivoluzione magiara del 1848-49. Dopo la firma del Patto di Pittsburgh, nell’ottobre del 1918 il Consiglio nazionale slovacco aderì alla proclamazione di indipendenza ceca. Il rapporto fra cechi e slovacchi costituì tuttavia un elemento problematico costante della successiva storia Cecoslovacca. Nel marzo 1939 la Slovacchia proclamò la propria indipendenza sotto la guida del filonazista J. Tiso, divenendo uno Stato satellite della Germania; fra il 1938 e il 1944 la Slovacchia meridionale fu occupata nuovamente dall’Ungheria. Tornò a far parte dello Stato cecoslovacco nel 1945. Nel 1969, una modifica costituzionale istituì la federazione cecoslovacca: nacque così la Repubblica socialista slovacca. La politica centralistica sviluppata da G. Husák nei decenni successivi lasciò tuttavia le istituzioni slovacche prive di un potere reale, favorendo invece il processo di industrializzazione della Slovacchia. Le disparità economiche con la Boemia e la Moravia si accentuarono nuovamente in seguito al crollo del regime socialista (1989) e all’adozione di misure per il passaggio a un’economia di mercato: a partire dal 1990 il problema di una ridefinizione del rapporto fra i due Stati fu al centro del dibattito politico. La proclamazione della Repubblica è del 1993, sanciva la definitiva divisione della Cecoslovacchia. Nel 2004 la Slovacchia diviene un Paese membro dell’Unione Europea.
Ed è stata proprio l’Unione Europea nel 2012, a insignire Jana Benová con Café Hyena titolo originale Plán odprevádzania, del premio autori nuovi o emergenti. Un premio, annuale, nato nel 2008, per sostenere gli scrittori europei.
Jana Benová è nata nel 1974, è un poetessa e romanziera. Si è laureata all’Accademia di Musica e Arti dello Spettacolo di Bratislava, in drammaturgia teatrale. Inizialmente ha lavorato per le pubblicazioni Dotyky, Fragment e Slovenské Pohľady, si è cimentata come giornalista per il quotidiano SME, scrivendo con lo pseudonimo di Jana Parkrová. Attualmente è impiegata come redattore all’Istituto teatrale di Bratislava.
Ha esordito con la raccolta di poesie Svetloplachy (1993), seguita da Lonochod (1997) altra raccolta poetica; ha pubblicato due diari di viaggio intrisi di relazioni interpersonali, amore e osservazioni sulla vita. Ha continuato con un nuovo libro di poesie, Nehota (1997), ma la sua dedizione si è incentrata sui romanzi, primo fra i quali: Parker (2001) e una raccolta di racconti, Dvanast’ poviedok a Jan Med (2003). I suoi scritti sono sempre caratterizzati da una componente poetica, che si lega bene ai toccanti temi della mente umana e del suo comportamento.
Come anticipato, il romanzo vincitore del premio letterario UE nel 2012, –Plán odprevádzania- che tradotto significa Vedendo la gente fuori, sottotitolato Café Hyena, ha una peculiarità diversa dalle sue opere precedenti, in cui si denota un umorismo originale, una facilità di espressione, vivacità e spontaneità.
Lei stessa afferma: guardando la gente fuori,… ognuno di noi è un mosaico singolare di racconti, osservazioni, percezioni ed esperienze. I suoi viaggi in città diventano un punto esaustivo, per inserire la narrazione e cucirne la trama, catturando lo stato d’animo della Bratislava di oggi attraverso il punto di vista di un protagonista atipico.
Un “assaggio” del testo:
«Hanno un assaggiatore, che è il primo a provare il cibo. Se muore, gli altri non toccheranno nemmeno l’esca. Ecco perché usiamo le esche di seconda generazione. Il ratto comincia a morire solo quattro giorni dopo aver consumato il veleno. E muore a seguito di un’emorragia interna. Anche Seneca affermava che tale morte è indolore. Il resto dei topi ha l’impressione che il loro compagno sia morto di morte naturale, ma anche così – se molti di loro muoiono in breve tempo, loro decidono che il luogo è sfavorevole a causa del tasso di mortalità e si spostano altrove. Alcune persone e addirittura intere nazioni sono completamente privi di questa capacità di valutare una situazione».