Terra inospitale all’ennesima potenza, il Gibuti è un fazzoletto di soli ventitremila chilometri quadrati abitato da tribù nomadi e da una modesta popolazione urbana; uno scrittore è riuscito a capovolgere la visione di questo mondo partendo proprio da qui: ecco Gli Stati Uniti D’Africa, di Abdourahman A. Waberi
Caro iCrewer, questo viaggio letterario intorno al mondo mi sta portando a conoscere luoghi e tematiche che mai avrei affrontato, e in questo caso anche incredibilmente vicine ad uno dei miei generi letterari preferiti, ovvero il distopico; con Gli Stati Uniti D’Africa (Feltrinelli, 2009) lo scrittore Abdourahman A. Waberi nato a Gibuti ci porta a vedere il planisfero in versione totalmente capovolta.
E se invece la realtà non fosse questa? Se invece l’Africa fosse un potente Stato che accoglie profughi europei, gente occidentale devastata da guerre interne e povertà? Il tema dell’immigrazione, del sud e nord del mondo, del civilizzato e selvaggio, del superiore e inferiore è sempre purtroppo molto attuale. Lo scrittore Abdourahman A. Waberi ci mostra come potrebbe essere la situazione vista dalla prospettiva opposta che stiamo vivendo in questa epoca e ci permette, almeno per un attimo, di dimenticare la visione ormai tristemente accettata che alcuni Paesi debbano comandare ed altri sottostare, rendendo giustizia quantomeno all’animo umano; ecco la trama di questo racconto:
“Gli Stati Uniti d’Africa sono una ricca, moderna, evoluta e prospera federazione. Alle sue frontiere si accalcano quindi miserabili profughi, senza casa, cibo e speranza, in fuga da un’Euroamerica povera, sottosviluppata e funestata da guerre interetniche. Anche Maya ha percorso questo tragitto tempo fa. Nata in Normandia, è stata adottata da Papà Dottore, come lo chiama lei, un pediatra in missione umanitaria in Francia che l’ha ricondotta con sé ad Asmara. Allevata dalla coppia africana, benestante e compassionevole, che non le ha fatto mancare amore e istruzione, Maya è cresciuta come gli altri africani nel benessere del consumismo. Ha sofferto un po’ di essere diversa, ma ha trovato una sua strada. Arriva tuttavia il giorno in cui decide di fare un viaggio a ritroso in cerca della madre naturale e delle proprie origini. Ritrova così l’Europa e i suoi mali, in un duro periplo lontano dalla dolcezza delle coste africane, nelle terre tristi e desolate che l’hanno vista nascere. La storia di Maya, in questo mondo alla rovescia, è sviluppata come fosse un racconto orale da una voce narrante che si rivolge direttamente a lei. E grazie allo stratagemma dell’inversione di prospettiva riesce a far capire come ci si sente dall’altra parte del pianeta e come appare l’opulenta vita capitalistica agli occhi altrui, in un romanzo originale, ricco di trovate, colorito, e che fa riflettere.“
L’AUTORE